Anche quest’anno con gioia viviamo questo giorno di festa nel cuore dell’Avvento, stringendoci come Chiesa e come città di Catanzaro attorno a Maria, contemplando con stupore le grandi cose che ha fatto in Lei l’Onnipotente ad iniziare dalla singolare attenzione con cui l’ha preservata dal peccato originale in vista della venuta del suo Figlio e già come frutto della sua Pasqua di salvezza. Fiat da allora lei splende sul nostro cammino come segno di consolazione e di sicura speranza. Anche oggi veniamo a Lei per contemplare le opere di Dio e con Lei accogliere i doni di grazia che accompagnino e diano nuovo vigore alla nostra vita e alla vita della nostra Città.
La domanda che Dio rivolge all’uomo subito dopo il peccato, e che la prima lettura ha fatto risuonare oggi in questo Santuario, così caro alla nostra città, è la stessa che ogni giorno ripete ad ognuno di noi: dove sei? (Gen 3, 9), “Dove ti nascondi? Perché ti sottrai alla mia presenza? Che cosa ti tiene lontano da me? Che cosa pesa sul tuo cuore?”.
In questa domanda è riassunta l’intera storia della salvezza, è contenuto tutto l’amore di Dio per l’uomo.
La vocazione di Abramo, le vicende dei Patriarchi, l’elezione dei profeti e, infine, la stessa incarnazione del Figlio nel seno di Maria, il cui racconto abbiamo ascoltato nel Vangelo, non sono altro che un approfondimento sempre più appassionato, fino alle estreme sue
conseguenze, di questa domanda, di questa continua ricerca dell’uomo da parte di Dio.
Egli, infatti, come ci ricorda san Paolo nella seconda lettura, ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui (Ef 1, 4). Ci ha creati, quindi, per essere come Lui che è santo e immacolato. Ha pensato la nostra vita come riflesso della Sua. L’essenza della nostra esistenza è stare di fronte a Lui (cfr. Ef 1, 4), come dice l’Apostolo.
Comprendiamo quindi la contraddizione del nascondimento di Adamo davanti alla presenza di Dio dopo il peccato. Più ancora della stessa disobbedienza al comando divino, è l’allontanamento dell’uomo dallo sguardo del suo Creatore il peccato più grave, perché snatura la verità del suo essere.
Dio non cessa anche oggi di mettersi sui passi dell'uomo in cerca di qualcuno che, nel suo piccolo, riannoda il filo della speranza così da rendere possibile l’impossibile. A tutti noi egli continua a chiedere: dove sei? Dio non cessa di chiedere all'uomo dove si trovi perché sa che fuori dal rapporto con lui e la morte, nella cristallizzazione di un presente senza sbocco e senza speranza.
Nell’Immacolata Concezione di Maria che oggi celebriamo, l’umanità torna a contemplare lo splendore della sua origine. Dopo il peccato di Adamo ed Eva, tante volte Dio aveva offerto all’uomo una strada per ritornare nel seno del suo amore, così come era in principio quando il Verbo, nel quale tutti noi eravamo già contenuti, era di fronte a Lui, rivolto verso Dio, come ci dice san Giovanni nel Prologo del suo Vangelo (cfr. Gv 1, 1). Tutta la storia dell’umanità e in particolare la storia di Israele, è un continuo dialogo tra Dio – che chiama Abramo, elegge un popolo, lo salva attraverso Mosè, gli dona la sua Legge come
strada del ritorno a Lui – e l’uomo, che continuamente si sottrae a questo dialogo, a questa alleanza, a questo richiamo del Padre.
Nei Patriarchi, in Mosè, nei re e nei profeti dell’Antica Alleanza possiamo riconoscere quel resto di umanità che desidera rispondere a Dio, che pur in mezzo a tante nebbie e infedeltà, non si nasconde di fronte alla domanda di Dio – dove sei? – e si lascia trovare da Lui.
La contemplazione del mistero dell’Immacolata ci riempie di silenzio e di speranza, proprio perché in lei tutta l’umanità ha finalmente e definitivamente risposto alla voce di Dio. Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola (Lc 1, 38). Quanto è diversa questa risposta della Vergine da quella di Adamo e spesso anche dalla nostra, che intrappolati nel vortice dei nostri egoismi e delle nostre paure, prima ci nascondiamo da Dio e poi magari pensiamo di distogliere l’attenzione da noi accusando gli altri. Da un lato l’umiltà, dall’altro la superbia. Da una parte l’obbedienza e l’offerta di sé, dall’altra la disobbedienza e il nascondimento.
Con Maria l’umanità impara a lasciarsi trovare da Dio, torna a rivolgersi totalmente verso il Padre, accogliendone la presenza. Per questo la Chiesa ha sempre visto Maria come nuova Eva perché, a differenza della prima donna, non si è mai sottratta alla relazione con il Signore. Maria non ha mai smesso di ascoltare la voce del Signore e per questo non ha mai prestato attenzione alla voce del maligno.
In questo giorno santissimo quindi, siamo tutti invitati a lasciarci trovare da Dio, a farci visitare quotidianamente dalla sua presenza: solo Lui infatti può rivelarci in pienezza il progetto iniziale secondo il quale ciascuno di noi è stato concepito, solo Lui può rivelarci la nostra vocazione, a cosa serve la nostra vita. Farsi trovare da Dio significa innanzitutto riprendere l'attitudine all’ascolto, cioè: a lasciare che come
in Maria la Parola del Signore scenda nel nostro cuore portando turbamento e stupore; a cogliere nelle situazioni che viviamo quotidianamente i segnali con cui il Signore ci indica la via che dobbiamo percorrere; a scorgere, nelle persone che incontriamo, la chiamata di Dio a vivere relazioni nuove e costruttive nella comune ricerca del bene comune. La sproporzione che sentiamo fra la nostra piccolezza e la vastità dei problemi e del male che ci circonda non ci deve far paura: Maria ci insegna a non aver paura e a farsi trovare dal Signore e a farsi coinvolgere nel suo progetto di bene, il suo progetto di salvezza.
Questo è l’augurio che oggi rivolgiamo anche a voi carissimi Esnaider e Sergio, ammettendovi fra i candidati al diaconato e al presbiterato: lasciatevi trovare da Dio e fatevi coinvolgere senza paura nella sua opera di salvezza. Risuona anche per voi rassicurante la parola dell’Angelo del Signore: “Lo Spirito Santo scenderà su di te”. Sarà infatti lo Spirito Santo che di fronte al vostro “eccomi” pronunciato oggi con fiducia e con il sostegno dell’Immacolata, farà si che Dio possa operare in voi e con voi per il bene della Chiesa e del mondo intero.
Madre del Signore, Maria Immacolata, in questo giorno solenne a te dedicato, imploriamo da te la grazia di partecipare della tua obbedienza, della tua umiltà, della tua purezza, per poter essere anche noi, nella nostra Chiesa, nella nostra amata città di Catanzaro, segno e strumento dell’umanità nuova che il tuo grembo immacolato ha generato.
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