Festival d’Autunno al via con il tributo a Lucio Dalla: intervista a Francesco Costa del Coro Lirico Siciliano

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images Festival d’Autunno al via con il tributo a Lucio Dalla: intervista a Francesco Costa del Coro Lirico Siciliano

  01 agosto 2025 12:39

di CARLO MIGNOLLI

La 22ª edizione del Festival d’Autunno si apre con un evento attesissimo: “Caruso e altre storie - Tributo a Lucio Dalla”, in prima nazionale il 6 agosto alle ore 22:00 presso l’Arena Teatro Comunale di Soverato.

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Sarà una serata all’insegna della grande musica, dove il linguaggio della lirica e quello della canzone d’autore si incontrano in un omaggio a uno dei più amati cantautori italiani. Sul palco, il prestigioso Coro Lirico Siciliano e l’Orchestra in residence, accanto alla voce intensa di Pierdavide Carone, già interprete e collaboratore dello stesso Dalla.

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Fondato nel 2008, il Coro Lirico Siciliano è oggi riconosciuto tra i più prestigiosi cori del nostro Paese. Alla sua guida sin dalla nascita il Maestro Francesco Costa, basso e direttore artistico insignito del celebre Oscar della Lirica nel 2016. Figura carismatica e instancabile promotore della cultura musicale del Sud, Costa ha costruito nel tempo un progetto artistico di straordinaria qualità, capace di coniugare la grande tradizione lirica con progetti innovativi e produzioni internazionali. La sua direzione unisce rigore tecnico, sensibilità interpretativa e una visione culturale che ha portato il Coro a calcare palcoscenici di prestigio mondiale, accanto a nomi come José Carreras, Andrea Bocelli, Daniela Dessì, Gregory Kunde, Sumi Jo.

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In occasione della prima nazionale a Soverato, il Maestro Francesco Costa ha raccontato ai nostri microfoni il valore di questo progetto, il significato della musica di Lucio Dalla riletta in chiave sinfonico-corale e il rapporto che il Coro Lirico Siciliano ha con la nostra regione.

L’INTERVISTA

Maestro Costa, “Caruso e altre storie” debutta in prima nazionale a Soverato: cosa possiamo aspettarci da questo omaggio a Lucio Dalla?

«Innanzitutto, questo format concertistico è una vera e propria opera di contaminazione tra musica classica e lirica. Con tutto il rispetto per gli altri tributi, noi non abbiamo semplicemente fatto delle cover: abbiamo “sviscerato” le composizioni di Lucio Dalla, il quale era fortemente legato all’ambiente classico, al melodramma, alla musica sinfonica. Lo abbiamo fatto emergere grazie anche alla presenza di un coro operistico, un coro che solitamente canta l’opera lirica e che qui canta Dalla. Questa è la vera bellezza: tutto si sposa con un’armonia e una perfezione tali che, grazie agli arrangiamenti di Corrado Neri, siamo riusciti a bilanciare senza produrre delle copie sbiadite delle sue composizioni, ma senza neanche imitare i cantanti».

Quindi, come definirebbe il risultato finale?

«È un Dalla sinfonico, cameristico, perché abbiamo utilizzato strumenti che richiamano la classica - come gli archi e il pianoforte - ma li abbiamo contaminati con strumenti del mondo pop o tradizionale, come la fisarmonica, il sax e la sezione ritmica. E poi c’è la voce di Pierdavide Carone, che si adatta perfettamente a questo repertorio. Non è un’imitazione di Dalla, ma lo fa proprio, rendendolo omogeneo, perfettamente in sintonia con le sonorità classiche e sinfoniche e il risultato è veramente un’opera di contaminazione».

Il titolo del concerto evoca “Caruso”, ma anche “altre storie”: quali altre canzoni o tematiche attraversa questo omaggio?

«Sentirete “Attenti al lupo” con un coro quasi tutto sincopato, oppure “Anna e Marco”, “La sera dei miracoli”… tutto in un mix di ingredienti che rendono questo progetto - e lo dico con un pizzico d’orgoglio - davvero esclusivo. È unico nel genere e frutto di uno studio attento su quello che è il Dalla più classico, con un’apertura alla contaminazione che lui stesso aveva già fatto nella sua musica».

Qual è stata la sfida più grande nel rileggere un repertorio così amato dal pubblico?

«Può sembrare strano, ma non lo è: il repertorio di Dalla è difficilissimo, sia per le voci - anche per l’acutezza richiesta dai brani - sia per la sua struttura musicale. Se non si affronta con la giusta eleganza negli arrangiamenti, con intelligenza musicale, rischia di sembrare una forzatura».

E come avete lavorato per superare questa difficoltà?

«Bisognava trovare un equilibrio che valorizzasse sia la parte classica - il coro, l’orchestrazione - sia la linea melodica e compositiva di Dalla. E credo che ci siamo riusciti. Abbiamo realizzato solo due progetti di questo tipo: uno dedicato a Franco Battiato, e questo a Dalla. Entrambi sono stati tra i format di maggior successo del Coro Lirico Siciliano».

Il concerto si aprirà con un omaggio a “Caruso”. Che ruolo ha questo brano nel programma?

«”Caruso” è una fonte d’ispirazione fondamentale per Dalla. Apriremo con la voce del tenore calabrese Alessandro D’Acrissa, seguite da “E lucevan le stelle”, “Nessun dorma”e “Mattinata” di Ruggero Leoncavallo, figura fortemente legata a Catuso. Dopo questa parentesi, ci immergeremo nel repertorio di Dalla. E, sebbene possa sembrare strano passare da Puccini a Dalla, non ci sarà nessuno stacco temporale: la melodia unisce tutto, rendendolo perfettamente coerente».

Il Coro Lirico Siciliano è una realtà profondamente radicata nel Sud Italia. Che legame sentite con la Calabria e cosa vi aspettate dal pubblico di Soverato?

«Ormai abbiamo un legame fortissimo e indiscusso con la Calabria. Il coro annovera molti artisti calabresi, e non a caso: in Calabria purtroppo manca una vera offerta musicale stabile. La Calabria è l’unica regione che non possiede un’orchestra regionale stabile - ed è molto penalizzante, nonché una grave mancanza per una terra così ricca di talenti. Tra le nostre file abbiamo tantissimi artisti calabrese validissimi perchè, parliamoci chiaro, le voci del sud hanno sempre qualcosa in più. Dunque si è creato un rapporto di collaborazione e sinergia, non a caso cantiamo nei tre teatri principali di Cosenza, Catanzaro, e Reggio Calabria - ma anche in luoghi meravigliosi e spesso sconosciuti: le Fonderie di Mongiana, il Teatro greco di Locri, Monasterace... Si parla di un po te che unisca le nostre regioni, ma quello fondamentale è quello culturale da cui possono derivare tante sinergie, specialmente in territori difficili come i nostri e proprio attraverso le collaborazioni si può creare qualcosa di bello, proprio per questo sono felice di aprire questa edizione del Festival d’Autunno».

Il Coro Lirico Siciliano è una realtà solida e riconosciuta. Qual è il vostro segreto artistico?

«Il segreto è la costanza e lo studio continuo. Nel nostro mestiere, pensare “ormai siamo bravi” è il primo passo verso il precipizio. Dietro ogni concerto ci sono mesi di prove, urla, fatica. Perché il pubblico e la musica meritano rispetto sacro. Considero la musica come una regola sacra, come una forma di religione: richiede abnegazione, devozione, sacrificio, ma anche ricompensa. Non si può pensare di fare un concerto senza un lavoro immane di prova, ricerca e perfezione. Solo così si rende onore al pubblico e alla musica stessa».

Ha ricevuto premi prestigiosi come l’Oscar della Lirica nel 2016 e ha calcato palcoscenici internazionali. Cosa la emoziona ancora oggi prima di un’esibizione?

«I premi internazionali naturalmente fanno sempre piacere, ma a volte ha ancora più valore un premio ricevuto in una piccola cittadina, perché significa che aver seminato qualcosa di buono. Organizzare eventi in queste terre è difficilissimo: ma poi sali sul palco, senti il calore del pubblico e ti rendi conto che hai regalato anche solo un’ora di spensieratezza. E allora dici: “Ok, devo continuare”. È una condanna bellissima, il bisogno perenne di dare qualcosa in più. Finché c’è quella passione vera, va bene. Appena si spegnerà sarà giusto cambiare mestiere, perché il nostro non è solo un lavoro: è una missione».

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