Festival d'autunno, Francesco Colella "abbraccia" la sua Catanzaro al teatro Politeama

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images Festival d'autunno, Francesco Colella "abbraccia" la sua Catanzaro al teatro Politeama

  05 novembre 2023 09:50

di MARIA PRIMERANO

Francesco Colella il talentuoso. Superba prova di bravura per Francesco Colella, catanzarese di nascita, attore affermato nel panorama nazionale, che ha acceso l’entusiasmo del pubblico del Teatro Politeama in una serata molto partecipata. In sala, commossi, anche i suoi genitori e i tanti amici.

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Lo aveva detto già in anteprima, Colella, che sarebbe stata una prova ricca di emozioni quella del Politeama. Che si sarebbe comparato con i tanti volti scolpiti dal tempo, con i compagni di classe, i parenti, i conoscenti e tutto il pubblico che sarebbe accorso per ascoltarlo e per conoscerlo.

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Un personaggio Colella. Un bravissimo attore, molto affabile, che alla fine della serata non si è risparmiato salendo in camerino, ma che è rimasto ai bordi del palcoscenico, per poi scendere, acclamato dal pubblico, a stringere le mani e a fare selfie con la gente.

Strette di mano, applausi, abbracci, foto. Vorremmo fosse sempre così il teatro. Emozioni a portata di tutti.

Grazie ad Antonietta Santacroce, patron dell’evento - Le Metamorfosi di Apuleio - riscritte per il teatro da Colella, e inserite come prima nazionale nella programmazione del Festival d’Autunno, giunto ormai alla 20 esima edizione,  che quest’anno ha scompigliato in maniera effervescente le aspettative con una gamma di spettacoli eterogenei incontrando il favore di pubblico e di critica.

Ma tutto ciò è cronaca, andiamo ora allo spettacolo. Colella, un nome che ricorrerà ancora e sempre meglio.

Un catanzarese che ci fa fare bella figura. Un animale da palcoscenico, potremmo dire, e in questo caso ancora di più, visto che nella pièce teatrale è Lucio-uomo che si trasforma in asino e ne subisce peripezie, disgrazie e calamità fino alla metamorfosi all’inverso che lo riporta a tornare uomo.

Colella è fantastico nel suo metamorfizzarsi. Dalle parole di Lucio passare al raglio dell’asino è un attimo, un incantesimo, come vuole il testo, ma il vero incantesimo è lui, Colella, oltre che nella recitazione, nella gestualità, nella mimica.

La pièce è  tutto un inseguire situazioni epiche e grottesche, in un ritmo sostenuto, incessante, in un tempo stringato, che Colella sostiene con grande bravura fino quasi allo stremo. Liricità e prosa incalzante si mescolano, si intersecano, si stringono, si compenetrano in una affabulazione straordinaria, su un palcoscenico ricoperto di foglie, quelle della Tessaglia, terra di magia, di streghe e di incantesimi, ove Lucio-uomo approda all’inizio col suo cavallo e dove ne fa le spese facendosi cospargere dell’unguento magico, foglie che lasciano il posto ai petali di rose che Lucio-asino ingoierà alla fine e che gli permetteranno di ritornare Lucio-uomo.

Dopo lunghe avventure, infatti, il percorso di peccati prende la strada della redenzione, e la catarsi sarà possibile immergendosi nelle acque del mare e votandosi alla luna.

La musica segue il racconto e lo avvolge di fascino, con suoni delicati provenienti da un ambiente bucolico, dal raglio dell’asino, ai campanacci, ai suoni degli uccelli. Non a caso uno xilofono scandisce con la sua delicatezza il tempo. È una situazione di favola. Una magia. Colella bravissimo. È fin troppo chiaro.

È tornato Lucio-uomo. Ha perso il pelo, la pelle dura come il cuoio, le orecchie dell’asino, le zampe sono ritornate dita senza più artigli.

Entusiasta in finale, l’attore solleva in un polverone i petali di rose e non smette di ringraziare. Sarà insignito dal Sindaco anche del premio in argento forgiato da Michele Affidato, e che afferra rapacemente e volutamente grottescamente, inginocchiandosi e sollecitandone i tempi di consegna, quasi alla maniera di Benigni.

Un vero attore.  Grazie ancora Colella per questa tua performance che, agli occhi odierni, vuole anche essere di avvertimento più allargato: fate attenzione a cosa vi spalmate sulla faccia per non correre il rischio di diventare l’asino di Apuleio.

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