di CARLO MIGNOLLI
La Grangia Sant’Anna di Montauro ospiterà stasera uno degli eventi più originali della XX edizione del Festival d’autunno: i TarantaCeltica si esibiranno per la loro prima nazionale. Si tratta di un progetto internazionale che mette insieme l’energia della tarantella del Sud Italia con le sonorità tradizionali irlandesi, nato da un’idea dei maestri percussionisti Andrea Piccioni e Dave Boyd. Lo spettacolo TarantaCeltica ha già debuttato con un concerto in prima mondiale a Clonmel, nella contea di Tipperary in Irlanda, lo scorso aprile, e adesso aprirà la tournée in Italia proprio al Festival d’autunno. Piccioni si è raccontato attraverso una breve intervista rilasciata alla nostra redazione.
Da dove nasce questa idea innovativa di mescolare la tarantella del Sud Italia con le sonorità tradizionali irlandesi?
“L’idea è partita dal mescolare quelle che sono le tradizioni e gli strumenti dei due posti, ed è stata successivamente trasportata verso un’idea ancora più grande: abbiamo da subito pensato a quali strumenti e sonorità volevamo portare nel nostro viaggio e per quello che mi riguarda la scelta è stata naturale, essendo io particolarmente legato alla Calabria e al suo sound grazie a tante collaborazioni avute negli anni con artisti del posto. Ho avuto la sensazione che fosse necessario fondere questa tradizione con quella che è la tradizione irlandese per vedere dove potesse sfociare”.
La vostra musica ha aspetti comuni con la tarantella della nostra regione? Se si quali?
“Per quanto riguarda le ritmiche ci sono delle straordinarie assonanze, in particolare con la musica calabrese, rispetto alle tarantelle delle altre regioni del sud Italia. Anche la danza ci ha aiutati molto nella realizzazione dei nostri progetti; un sentimento molto mediterraneo, che richiama anche il Nord Africa, ed è paradossale trovarlo qui. Partendo da questi elementi abbiamo intrecciato tutta la parte melodica ed è la cosa che stiamo cercando di continuare a portare avanti”.
Siete stati quest’anno in Irlanda per la tournée, com’è stata accolta la vostra musica e cosa vi ha colpito maggiormente del posto?
“Per avviare questo progetto abbiamo creato un’idea, partita da me e Dave Boyd, presentata a persone del mondo della musica e non. Dall’Istituto di Cultura di Dublino abbiamo trovato un grande entusiasmo, abbiamo ricevuto fondi dalla Comunità Europea. L’immediata risposta che c’è stata ci ha fatto capire la bontà dell’idea. L’esperienza in Irlanda è stata magnifica, vedere gli irlandesi ballare sulle nostre tarantelle è stata una grande emozione perché vuol dire che siamo riusciti ad arrivare alla gente, ed è quello che speriamo avvenga anche a Montauro”.
Eravate mai stati in Calabria e cosa vi colpisce maggiormente della nostra terra?
“Per i miei colleghi irlanderi si tratta della prima volta qui in Calabria, io invece sono un calabrese di adozione, insegnando ormai da anni presso il Conservatorio Tchaikovsky di Nocera Terinese. Collaboro con molti artisti locali, dunque ho ormai nel dna questa musica: è stata proprio l’idea di circoscriverla a tutte quelle che sono le unicità della Calabria, che a mio parere rafforza questo progetto”.
Quali sono i vostri progetti per il futuro?
“Siamo in una fase in cui stiamo realizzando tutto il nostro materiale promozionale e speriamo di entrare al più presto in studio per registrare in nostro primo disco. L’obiettivo è quello di portare la nostra musica in tutto il mondo e farla ascoltare.”
Cosa consiglia ai giovani musicisti che cercano di affacciarsi al mondo della musica tradizionale?
“Ti ringrazio per la bellissima domanda. Quello che io suggerisco è portare avanti la propria unicità, aggiungendo anche la consapevolezza di quello che succede al di fuori. Il percorso migliore che oggi si può fare è quello di accedere ad un percorso di studi di Conservatorio legato alle musiche tradizionali, in modo da avere un forte background su quello che è l’unicità della tradizione e la possibilità di poter dialogare con tutte le culture.”
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