di CARLO MIGNOLLI
La XX edizione del Festival d’Autunno prosegue con il primo appuntamento di questo mese: il 20 ottobre andrà in scena uno spettacolo di danza, musica e teatro, dedicato al mito antico e alla mitologia: “Eros e Pathos”. A presentarlo è il Balletto del Sud, grazie allo straordinario lavoro di Fredy Franzutti, coreografo italiano di agile eclettismo, ospite di realtà di prestigio internazionale, nonché fondatore proprio del Balletto del Sud nel 1995. Il programma, che alterna quadri emozionali ed evocativi a brani di brillante virtuosismo, si compone con interventi di danza, musica e teatro. Negli anni le diverse edizioni di "Miti in Scena" hanno presentato differenti coreografie e numerosi artisti. Ogni edizione è dunque unica nella struttura di “contenitore a tema tipica dello spettacolo d'occasione”. La versione 2023, creata in coproduzione con il Festival d'Autunno di Catanzaro, analizza il mito legato all'amore e alle sofferenze amorose con il titolo speciale "Eros e Pathos". I brani teatrali sono interpretati dall'attore Andrea Sirianni, catanzarese di nascita che, dopo diverse esperienze nazionali e internazionali, si esibisce per la prima volta al Teatro Politeama della sua città. Sirianni, attraverso una breve intervista, ha raccontato il suo percorso professionale e di vita ai nostri microfoni:
Sarà a Catanzaro il 20 ottobre, per la prima volta al Teatro Politeama, con “Eros e Pathos” insieme al Balletto del Sud. Che effetto le fa tornare nella sua città di origine in occasione della XX edizione del Festival d’autunno?
“È una forte emozione tornare nella mia città e sono molto felice di questo. Ormai sono quindici anni che non vivo più a Catanzaro, ma, essendo la mia città natale, ho tanti ricordi legati all’infanzia e all’adolescenza, ho la mia famiglia e tanti amici. Ho recitato tante volte nel capoluogo di regione, ma mai al Teatro Politeama, il luogo più prestigioso della città e di questo sono molto orgoglioso. Questo appuntamento è arrivato inaspettatamente, non è stato cercato: lo spettacolo che Franzutti ha realizzato l’anno scorso per il Festival ha avuto molto successo e quest’anno è stato riconfermato. Il coreografo ha voluto coinvolgermi affidandomi alcune interpretazioni teatrali, quindi utilizzando anche l’uso della prosa”.
Com’è stato preparare questo spettacolo insieme ad un coreografo di fama internazionale come Fredy Franzutti?
“Con il coreografo Franzutti ho un bellissimo rapporto che si è costruito con il tempo perché non è il primo spettacolo a cui lavoriamo insieme. La nostra prima collaborazione risale addirittura al 2008 quando vinsi un provino nazionale a Lecce per il ruolo di protagonista di un suo spettacolo: Franzutti era il regista di un’opera popolare che si intitolava “Ottocento” e che aveva la direzione artistica di Franco Battiato. Il fattore che ci accomuna è l’idea che abbiamo di fare spettacolo dal vivo: un teatro accademico, classico, rispettoso della tradizione, ricostruttivo di epoche passate, in sintesi è uno stesso sentire della messa in scena dello spettacolo. Come lui dirige il Balletto del Sud, anche io lavoro agli spettacoli con la stessa emozione e desiderio di riportare nel presente storie antiche del mondo classico. Proprio per questo abbiamo una grande sintonia e quando torniamo a lavorare insieme è sempre un piacere”.
Quando nasce e come si sviluppa la sua passione per la recitazione?
“Ho iniziato con il teatro da bambino, quando frequentavo la quinta elementare: durante il saggio di fine anno ho conosciuto Salvatore Emilio Corea, un insegnante di teatro della nostra città. Mi sono iscritto alla sua scuola in via Francesco Crispine da subito sono diventato un suo “figlioccio”, mettendomi di fatto sotto la sua ala protettrice. Mi ha insegnato tutto quello che poteva e grazie a lui mi sono innamorato di questo mestiere. Ho lavorato con Salvatore per quasi dieci anni, diventando successivamente anche membro della Compagnia che aveva costituito e con la quale ci spostavamo su tutto il territorio per mettere in scena i nostri spettacoli. A vent’anni ho scelto di trasferirmi a Roma per frequentare un’Accademia privata di teatro per tre anni e prendere un diploma per specializzarmi, ma le basi sono rimaste quelle che mi ha fornito il maestro Corea, il quale può essere considerato come l’artefice della mia professione. Sono felice sapendo che ancora oggi insegna e trasmette la passione per il teatro a tanti ragazzi e dal mio punto di vista egli è da sempre un valore aggiunto per la città di Catanzaro”.
È stato definito un danz-attore per via della sua passione anche per la danza. Si reputa tale?
“Come ci insegnano i più grandi, fare teatro, non vuol dire soltanto imparare a memoria un testo teatrale. Essere un attore significa anche saper cantare e interfacciarsi con altre arti integrate del mondo dello spettacolo come la musica e la danza. Nel mio percorso professionale mi sono trovato a confrontarmi con il mondo della danza, ma non mi reputo un danzatore. Ho studiato alcuni movimenti in Accademia, ma non ho mai studiato in una scuola di danza. Ho però avuto la fortuna di incontrare nel mio cammino il Balletto del Sud di Fredy Franzutti e da loro ho imparato alcune caratteristiche tipiche dei danzatori: l’essere metodici, il sacrificio, la disciplina e ho cercato, osservandoli, di portarle nel mio lavoro. Preferirei essere definito attore danzatore perché mi reputo più un attore che talvolta si presta alla danza. Lo vedo come un completamento della mia professione”.
Quali sono i consigli che darebbe a dei giovani che si affacciano al mondo della recitazione?
“Il consiglio è quello di intraprendere questo mestiere soltanto se dietro c’è veramente una passione incredibile, perché parliamo di un mondo difficile. In Italia è molto complicato emergere e vivere serenamente di questo mestiere, soprattutto se parliamo di fare teatro in città come Catanzaro paragonandola a realtà come Roma, Napoli e Milano. Quando si intraprende un mestiere del genere bisogna volerlo veramente. Consiglio ai giovani di avvicinarsi al mondo del teatro per gioco e se poi dovesse nascere una vera passione tanto da farla diventare professione, bisogna mettere da parte il proprio egocentrismo e studiare tanto la dizione, le tecniche teatrali e come imparare un testo”.
Quali sono i suoi progetti per il futuro?
“Non sono abituato a guardare troppo al futuro, mi piace vivere intensamente il presente e questo mi fa stare più tranquillo. Se parliamo di un futuro imminente, mi esibirò con delle repliche di uno spettacolo nato due anni fa, diretto e recitato da me in compagnia di quattro musicisti. Lo spettacolo, intitolato “Enea, umano eroe”, si riferisce al secondo libro dell’Eneide ed ha avuto molto successo. Il mio desiderio è quello di poterlo replicare ad ogni livello, ma soprattutto nelle scuole, perché aiuta i giovani a comprendere tanti insegnamenti che questo testo antico offre”.
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