di MARIA PRIMERANO
Del resto lo diceva anche Leonardo da Vinci che la musica è la figurazione delle cose invisibili.
E così è la filosofia della musica di Remo Anzovino, del suo ultimo cd in particolare, Don’t forget to fly (Non dimenticare di volare), presentato in concerto a Catanzaro per il Festival d’Autunno, XX edizione, direttore artistico Antonietta Santacroce, nel suggestivo chiostro del Complesso monumentale del San Giovanni.
E allora si chiudano gli occhi e poi via, in questo mondo onirico, emozionale, lasciandosi avvolgere dalle armonie dell’artista, che scorrendo fluide, accompagnano l’ascoltatore, come un nuovo Icaro che compie il suo viaggio in alto nel cielo, tra luna, stelle, alberi, fiori. La musica è nei brani, alternativamente, dolce, ripetitiva, ipnotica, o brillante, ritmica, audace.
Tocco radioso, Anzovino insegue il senso del ritmo facendo della gamba sinistra il suo metronomo da palco, poi arpeggi, note ribattute, ottave sostenute e accordi possenti lo coinvolgono fisicamente e spesso “balza” sullo sgabello in una esplosione di soddisfazione e di gioia.
Un ritmo di tango, particolarmente riuscito, è, infatti, nella sua sensualità, il tuono della gioia di vivere. L’album è dunque una metafora che traduce in puro suono il bisogno degli esseri umani di levarsi in volo e interpretare, ciascuno a proprio modo, la realtà.
Nascono così Sky Flowers, il cielo che è un immenso prato di fiori, Morning Moon, una ballata in cui fa capolino la luce transitoria della luna prima che svanisca nel giorno, Air Summer, il meraviglioso cielo delle sorprese in cui si nuota nell’aria, Dance of Birds, coreografia sonora di una danza di uccelli, On a tightrope, clamoroso tango di un equilibrista che lotta contro la forza della gravità che lo vorrebbe attrarre al suolo. Nel mondo del sogno non si vola perché si hanno ali, ci si crede ali perché si è volato, scrive del resto Gaston Bachelard, in Psicanalisi dell’aria.
Il mondo di Anzovino è tutto questo, emotivo, a volte ansioso, a volte passionale, un mondo prestato al cinema, l’autore ha infatti composto le musiche per i maggiori capolavori del cinema muto collaborando con le più prestigiose cineteche e partecipando ai principali festival internazionali. Le sue musiche sono state anche utilizzate da celebri trasmissioni televisive (Otto e Mezzo e Ballarò su tutti) e da importanti brand commerciali (Alitalia e Bulgari per citarne alcuni). La sua composizione “9 ottobre 1963 (Suite for Vajont)” è stata riconosciuta come musica ufficiale del ricordo del Vajont ed è stata insignita in Campidoglio, sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, con il Premio Anima 2013 sezione musica “per il contributo significativo dato al senso dell’etica e della responsabilità nel nostro Paese”.
Nato a Pordenone nel 1976 da genitori napoletani, Anzovino è compositore, pianista, performer e avvocato penalista. Ha pubblicato 18 dischi tra album di studio e colonne sonore. Come compositore, attraverso progetti discografici e colonne sonore cinematografiche, ha legato il suo nome a personaggi, “monumenti” e fatti della Storia, dell’arte, della letteratura e dello sport di valore universale quali Regina Elisabetta II, Frida Kahlo, Napoleone Bonaparte, Pompei antica, Dante Alighieri – Inferno Canto XXIII, Vincent Van Gogh, Claude Monet, Paul Gauguin, Muhammed Ali, Pier Paolo Pasolini, Peter Handke, “L’infinito” di Giacomo Leopardi, l’ossessione nazista per l’arte degenerata, Buster Keaton, Galileo Galilei. Il pubblico ha molto gradito. Arrivederci al prossimo appuntamento del Festival.
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