di VITTORIO PIO
Classe, energia, virtuosismo, emozioni, colori. Sono alcune delle caratteristiche del concerto che Aymee Nuviola ha tenuto ieri sera al Politeama per la ventunesima edizione del Festival d'Autunno. La cantante cubana è un tipo d'artista che conquista immediatamente per la semplicità e l'affabilità in cui ti coinvolge dietro il suo primo sorriso. Sul palco si tramuta un’esplosione di gioia a partire dal suo rutilante abito e da quel particolare carisma in cui si mostra sempre al massimo delle sue possibilità. Il concerto è risultato come una meravigliosa e perfetta sintesi di tutti i colori e musicalità proprie a Cuba, la terra di provenienza che porta sempre nelle mente e nel cuore nonostante l'esilio volontario. Iniziato con “Imagenes” tratto dal penultimo album dedicato alle notti de l'Avana e condiviso con il portentoso pianista Kemuel Roig il concerto ha toccato alcune delle grandi correnti che determinano il suono dell'isola caraibica.
Si tratta di musicisti che hanno certamente interiorizzato in modo magistrale e profondo le forme classiche della musica e del ballo cubani, la canción e il bolero, facendo propria la musica di quello che - in termini più puri - viene definito filin, un termine cadenzato sullo spagnolo della parola inglese feeling. Gran parte di quel repertorio proviene dai due decenni tra il 1940 e il 1960, quando la musica del filin è salita alla ribalta all'Avana. È chiaro che la forma, che affonda le sue radici nella trova e che si è evoluta nelle successive incarnazioni canore come il bolero , deve molto alle canzoni jazz intrise di temi romantici; gemme scintillanti interpretate da Ella Fitzgerald, o Sarah Vaughan che nell'incontro pomeridiano la Nuviola aveva ricordato essere fra le sue principali ispirazioni assieme a Mina e anche Pino Daniele, scoperto più di recente nella partnership che la cantante ha avuto con il suo amico di infanzia Gonzalo Rubalcaba, ma nel concerto c'è stato anche spazio per la più vigorosa timba, per un classico come “Oye Como Va”, che I più conoscono nella magistrale versione di Carlos Santana, lasciando il giusto spazio al pianoforte di Roig, capace di guidare la Nuviola con delicatezza, brillando nei suoi assoli - sui quali, va sottolineato ha suona con una moderazione non comune, evitando il virtuosismo gratuito e fine a se stesso che ha avuto la sua sublimazione finale nel bis di “El Manisero”, un son del 1930 poi registrato e cantato innumerevoli volte da tantissimi artisti, da Louis Armstrong a Caterina Valente, che nel finale ha fatto scattare in piedi un pubblico partecipe e consapevole dell'alta qualità artistica che proveniva dal palco.
Più che legittima quindi la soddisfazione finale di Antonietta Santacroce, direttore artistico del festival: “Con il concerto straordinario di Aymee Nuviola abbiamo finalmente capito cos’è la musica latino- americana lontana dai cliché in cui è relegata. Ieri è andato in scena uno dei concerti più belli della storia del Politeama. Un manipolo di grandi virtuosi ha accompagnato la più grande esponente del genere Timba, la musica tradizionale cubana, regalando al pubblico un sound unico e omogeneo risultato di una perfetta fusione tra i vari componenti, tutti di altissimo livello. Una grande energia dal palco ha contagiato tutti gli spettatori: è stato veramente impossibile resistere al fascino e all’energia contagiosa di Aymee.”
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