Da “ La Sapienza” parte la distribuzione culturale de Figli del minotauro, di Eugenio Attanasio. Una interessante giornata organizzata presso il cinema teatro Ateneo dal prof. Antonello Ricci docente di etnoantropologia all’Università di Roma La sapienza che ha visto la proiezione del film Figli del Minotauro, con la presenza in sala del regista Eugenio Attanasio e l’incontro con studenti e docenti, i professori Laura Faranda docente di antropologia culturale Sapienza Università di Roma, specialista in antropologia del mondo antico, Gianfranco Spitilli, docente di antropologia culturale Università di Teramo, specialista della relazione uomo animale, Roberta Tucci, docente di catalogazione dei beni culturali demoetnoantropologici presso la scuola di specializzazione in Beni DEA di Sapienza Università di Roma.
L’opera dimostra la vitalità della Cineteca della Calabria, che ha sede a Catanzaro, e che da più di vent’anni produce film e documentari distribuiti in Italia e all’estero presso i più prestigiosi Istituti di Cultura, come Mosca, Berlino, New York, Cracovia.
Il prof. Ricci ha presentato il film, raccontando delle sue ricerche condotte tra Marcedusa e Mesoraca nei primi anni ’90 sulla transumanza della famiglia Mancuso, protagonista del film e sui percorsi sonori, corredati da una ricca documentazione fotografica, che sono state recepite nel lavoro, in cui i bambini di trent’anni prima sono diventati adulti e, ciclicamente, fanno partecipare i loro figli alle pratiche dell’allevamento e dello spostamento di uomini e animali. Il film racconta una mitopoiesi del contemporaneo sulla figura degli allevatori che praticano la transumanza, antica forma di trasferimento di animali e uomini dal mare alla montagna.
Ma la transumanza è anche una metafora del cammino dell’uomo e del bovino, iniziato diecimila anni fa con la domesticazione. Gli uomini seguono da millenni lo spostamento degli animali. La famiglia Mancuso, da generazioni, pratica il pascolo transumante, trasferendo la mandria di podoliche dalle campagne di Marcedusa ai grandi boschi silani. Ancora prima dell’allevamento l’uomo continuava a seguire le mandrie di bos primigenius per poterlo cacciare ; questo grande erbivoro, che popolava le steppe e le foreste europee, veniva raffigurato nelle grotte dai primi artisti della storia, con significati magici-rituali ancora non del tutto noti. Nei millenni, con la nascita dell’allevamento si è modellato un rapporto e una società pastorale della quale i mandriani sono gli ultimi esponenti, custodi emeriti di una cultura, anche sonora, unica nel suo genere. I campanacci disegnano un paesaggio sonoro del pascolo e della transumanza che contraddistingue la pratica di un’agricoltura ancora sostenibile.
Dopo la proiezione, il prof. Ricci e il regista del film, Eugenio Attanasio hanno risposto alle domande e agli interventi dei docenti e degli studenti, che hanno stimolato un interessante confronto sui temi che vengono affrontati nell’opera, prodotta dalla Cineteca della Calabria, che ha sempre lavorato per promuovere la conoscenza e la valorizzazione del cinema antropologico, e delle lezioni di Vittorio De Seta e Luigi Di Gianni. I ragazzi sono stati colpiti da questo mondo degli allevatori calabresi di podoliche che vivono a stretto contatto con gli animali, con i quali riescono ad instaurare un rapporto, universo in cui le donne pur non apparendo hanno però un ruolo decisivo , nella gestione e nel mantenimento dei rapporti familiari che vi sono alla base.
Dopo la tappa romana la circuitazione del lavoro continuerà presso le Università calabresi di Catanzaro e Cosenza, nella Locride e sul Pollino, proprio in contiguità con la zona di Papasidero, dove sono state girate alcune delle scene piu’ rappresentative del film.
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