Una sala gremita quella de “Il Casale“, ristorante sito a Feroleto Antico, in occasione del convegno che si è tenuto il 7 ottobre a cura di Vitambiente, associazione ambientalista, tema “Figli e genitori, l’incontro della vita. Vecchi orizzonti e nuove direzioni“ relatore il professore Marco Santilli, docente universitario, psicologo scolastico, specialista in disturbi del linguaggio e dell’apprendimento, presidente dell’associazione italiana “La nuova parola“.
I presenti, tutti i genitori, hanno presenziato con notevole entusiasmo, entusiasmo facilmente prevedibile per l’immediato sold out dei posti disponibili non appena è apparsa la locandina dell’evento.
L’incontro si è aperto con i saluti e l’introduzione della presidentessa Vitambiente di Lamezia Terme, dottoressa Sonia Carnovale e del presidente nazionale avvocato Pietro Marino, che hanno prontamente passato la parola al Dottor Santilli sull’argomento delicato e doloroso disquisito: il conflitto genitori/figli. Al monito di “dobbiamo comunicare con i nostri figli“ il relatore ha subito affermato che non avrebbe fornito il kit “salverò il rapporto con i vostri figli” da portare a casa, innanzitutto perché contrario alle regole e in secondo luogo perché bisogna che ogni genitore, biologico e non, adotti i propri ragazzi.
Se così non avviene si privano loro dei neuroni che nascono dal provare emozioni, e, soprattutto, cosa molto grave, si permette la nascita di due grandi problemi che li affliggono oggi: la solitudine e i disturbi alimentari. Fare i genitori non è facile, afferma lo specialista, e diventa pressoché impossibile se non si smette per prima cosa di essere a nostra volta figli. Infatti si deve considerare che ad educare i nostri ragazzi non siamo solo noi che li abbiamo messi al mondo, ma anche i nostri genitori che ancora interagiscono con le nostre azioni, come se educassimo in 3D. La figura del “padre che urla“ (contemporaneamente padre e bambino) nasce dal fatto che chi rimprovera sente ancora l’urlo di suo padre verso di lui, si difende quindi urlando, non dall’attacco del figlio, ma dal rimprovero che ha subito quando il figlio era lui. Cessare non solo di urlare ma, soprattutto, di voler apparire Superman, diventa necessario per instaurare una vera comunicazione. Mostrare le proprie fragilità ed ammettere le proprie mancanze permetterà a qualunque genitore, non solo di vivere realmente con i propri figli, ma anche di poter dire i “no” necessari per guidarli con amore. Se noi genitori ci allenassimo a sentire il cuore vivremmo molto meglio la nostra genitorialità, le regole immotivate scatenano nei ragazzi la richiesta di essere lasciati liberi di essere come vogliono, con chi vogliono e dove vogliono.
Purtroppo i genitori di oggi vivono di ossessioni, in particolare quella della perfezione; ciò fa sentire i ragazzi come se ad essere amati fosse la loro capacità di raggiungerla e non la loro reale essenza, fatta anche di fragilità ed errori. Inoltre se noi mostrassimo le nostre di imperfezioni e permettessimo loro di vederle leggendoci dentro faremo nascere un dialogo sincero e una vita vera, basata sull’empatia intesa come “io sento il tuo dolore”.
Non mettere in atto ciò porta i ragazzi purtroppo a comportamenti di compenso: il fumo, l’alcol, le grandi abbuffate, il rifiuto del cibo o, addirittura, i tagli, l’autolesionismo. I ragazzi, con questi comportamenti, urlano “no“ ai propri genitori. Il loro no significa “tu mi devi dimostrare fino a che punto mi ami“ e chiedere loro scusa da parte nostra è il regalo migliore che possiamo fargli; scusa anche di quando ci si sostituisce a loro in qualsiasi azione, da quella banale alla più importante, perché tradotto in parole significa che semplicemente “tu non sei perfetto quindi lo faccio io”.
"Il genitore sostitutivo - afferma il dottor Santilli, infatti è il peggiore che possa esistere. Alla fine dell’incontro l’assioma diventa quindi dobbiamo diventare costruttori del tempo e non distruttori dello stesso e per tempo si intende “tempo di crescere“. Ecco, nutrirli ,alla luce di tutto ciò, diventa nutrirli con l’amore, perché conclude il dottore “la nutrizione vera è solo l’amore.”
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