di FILIPPO VELTRI
Mancano meno di due mesi all’inizio del nuovo anno scolastico, con auspici sulla possibilità di tenere buona parte delle lezioni in presenza, abbandonando o limitando il più possibile la didattica a distanza (DAD). La diffusione dei vaccini, tra gli insegnanti e gli studenti con più di 12 anni, dovrebbe contribuire a ridurre il rischio di contagi in classe, anche se il confronto sulle regole da adottare è ancora in corso.
Il ritorno alle lezioni in presenza auspicato da governo, esperti e insegnanti deriva anche dai risultati negativi delle ultime prove organizzate dall’INVALSI, l’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Educativo di Istruzione e Formazione, l’ente che valuta la qualità della scuola italiana tramite test sottoposti periodicamente agli studenti.
Dalle prove INVALSI di quest’anno è emerso un sensibile peggioramento rispetto al 2019 nell’apprendimento dell’italiano e della matematica. Il peggioramento generale era stato in parte previsto, viste le difficoltà incontrate negli ultimi due anni scolastici a causa della pandemia, così come si è confermato lo squilibrio di apprendimento tra le aree del Nord e del Sud. Nel 2020 i test non erano stati organizzati a causa delle misure restrittive, e per questo i risultati di quest’anno sono diventati uno spunto importante per valutare le conseguenze della didattica a distanza sull’apprendimento degli studenti.
Nella scuola primaria non sono emerse particolari criticità nella comprensione dei testi in italiano e in inglese, mentre c’è stato un lieve peggioramento nell’apprendimento della matematica.
I risultati sulle scuole secondarie di primo grado (le medie) sono meno incoraggianti: mostrano una riduzione generalizzata nell’apprendimento dell’italiano, con una quota di studenti che non ha raggiunto il livello minimo passata dal 34 per cento (del 2018) al 39 per cento. Il peggioramento è stato più sensibile in matematica: gli studenti che non hanno raggiunto il livello minimo sono passati dal 40 per cento (del 2018) al 44 per cento.
Anche nelle scuole superiori la quota degli studenti che non ha raggiunto il livello minimo in italiano è molto alta: è passata dal 35 per cento del 2019 al 44 per cento del 2021. Analizzando la distribuzione territoriale, in Veneto e in Friuli Venezia Giulia i risultati medi sono stati migliori rispetto alla media nazionale, in Campania e in Puglia invece sono stati significativamente più bassi. Oltre la metà degli studenti, per la precisione il 51 per cento, non ha raggiunto il livello considerato accettabile in matematica. Lazio, Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna sono sotto la media nazionale.
Superata qualche difficoltà iniziale, studenti e docenti nell'ultimo anno e mezzo hanno fatto ampio ricorso ai servizi online per le videochiamate e le videoconferenze nell'ambito della didattica a distanza. Oltre a Zoom, Skype e Microsoft Teams, è stato utilizzato molto il servizio Meet di Google, pratico soprattutto per la possibilità di essere impiegato direttamente dal proprio browser. Meet è stato anche impiegato da amici e parenti per rimanere in contatto durante i lockdown. Per favorirne l'utilizzo, Google aveva rimosso i limiti di tempo per le singole chiamate nella versione gratuita del suo servizio.
Ora, dopo alcuni rinvii, Google ha deciso di introdurre nuovamente limitazioni: a partire dai prossimi giorni, le chiamate con almeno tre persone potranno durare al massimo un’ora nella versione gratuita di Meet, al termine della quale il collegamento si chiuderà in automatico rendendo necessario l’avvio di una nuova riunione; per le chiamate tra due persone il limite sarà invece di 24 ore.
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