Filippo Veltri racconta il libro "Il garofano spezzato" di Matteo Dalena che narra la storia di Paolo Cappello

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images Filippo Veltri racconta il libro "Il garofano spezzato" di Matteo Dalena che narra la storia di Paolo Cappello

  16 dicembre 2020 10:33

di FILIPPO VELTRI

“Quel garofano spezzato. Paolo Cappello muratore antifascista (1890-1924)”, edito dalle Pecore Nere, e’ un libro fondamentale per capire la storia nostra e per toglierla dall’oblio.

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Io che ho casa a pochi metri dall’odierna Piazza intitolata proprio a Cappello e sono nato alla Massa, stesso quartiere di Cappello, non sapevo ad esempio quasi nulla di questo muratore cosentino ucciso nel 1924.

Matteo Dalena, autore del libro, copre questo vuoto.

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In una provincia dell’Italia fascista il delitto di un muratore socialista scuote gli animi e infiamma la piazza. La morte di Paolo Cappello, avvenuta a Cosenza il 21 settembre del 1924, è uno di quei foschi fatti che nemmeno il crollo del regime fascista e il successivo avvento della democrazia riuscirono a chiarire. Tre gradi di giudizio non furono sufficienti ad assicurare alla giustizia i responsabili. Trascorsi 96 anni l’omicidio di Paolo Cappello rimane ancora impunito. Nel 1944 all’operaio ucciso venne intitolata la vecchia piazza “Michele Bianchi”, dov’era ubicata la Casa littoria che recava il nome del gerarca di origini calabresi. Con i metodi propri della storia criminale, della storia sociale e della microstoria Matteo Dalena cerca di far luce sugli itinerari di vita di uno dei tanti “figli di ignoti”, allevato nel quartiere popolare della Massa e cresciuto nei bassi di una città ebbra di vino e vendetta.

Nel 1924, l’anno della morte di Paolo Cappello, Cosenza contava poco più di trentamila abitanti; era una piccola città nella quale tutti si conoscevano; e certi giovani, pur di opposte fazioni, vi frequentavano le stesse osterie. Matteo Dalena, giovane storico che racchiude in sé sia l’esperienza dell’ANPI, sia quella dell’ICSAIC, da sempre impegnati a collaborare sui rispettivi versanti, ci racconta la storia di un “pasticciaccio brutto” che ebbe per protagonisti fascisti e socialisti. E lo fa con delicatezza, e con l’onestà intellettuale che deve sempre guidare lo storico, anche se politicamente schierato.

La povera vittima, di soli 34 anni, assurta a simbolo del martirio antifascista, è così collocata nel contesto che le è più congeniale, come scrive l’autore, «quello sporco e pericoloso della strada, della miseria, del vizio, del crimine e della violenza, fatta e subita». Ecco dunque Paolino Cappello: muratore socialista analfabeta della Massa, figlio d’ignoti, poi monello di strada, malavitoso, ubriacone, disturbatore di funzioni religiose. Dalena ne ricostruisce la biografia con i pochi documenti a disposizione, per lo più giudiziari, secondo un metodo che ricorda le microanalisi dei “microstorici”; e apre così interessanti squarci di storia sociale cosentina: il fetido brefotrofio, detto la “fabbrica della morte”, le sassaiole in riva al Crati, le risse tra giovani avvinazzati, le molestie sessuali. E gli scontri fisici tra squadre di opposta tendenza politica, con zone di ambiguità e doppiogiochismo, in una fase storica caratterizzata da una diffusa violenza nei partiti, che il fascismo portò alle estreme conseguenze.

Erano – ricorda Paolo Palma, presidente ICSAIC nella sua introduzione - squadre armate di coltelli, bastoni, e persino di rivoltelle, come quella che uccise Cappello; e questo era uno dei frutti avvelenati della Grande guerra per uomini che s’erano assuefatti all’uso delle armi, alla convivenza con l’idea della morte, alla sottostima della vita umana. La narrazione risulta efficace anche per gli squarci politici. Accanto agli anonimi protagonisti della Cosenza popolana, i capi partito: Pietro Mancini, Fausto Gullo, Michele Bianchi e quei notabili del giolittismo che avevano cominciato a trescare con Mussolini. Dalena indaga anche in questo campo e riesce a dare dignità di storia alla piccola storia cosentina dello sfortunato “muratore della Massa”.

Matteo Dalena è uno storico e un giornalista. È autore e collaboratore della rivista STORICA National Geographic per la quale cura la rubrica “Libri e Mostre”. Nel campo della ricerca storica ha collaborato con l’Università della Calabria e con la Rutgers University occupandosi di microstoria, storia sociale, famigliare e del movimento operaio. Fa parte del direttivo dell’ICSAIC (Istituto Calabrese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia contemporanea) e della commissione studi storici dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) Provinciale di Cosenza. Nel 2017 ha pubblicato il saggio Puttane antifasciste nelle carte di polizia (Ilfilorosso), poi tradotto in lingua spagnola col titolo di Putas antifascistas. Historias desde el margen (trad. Regina Cellino, Le Pecore Nere Editorial, 2019), nel 2015 Ricovero Umberto I. La prigione degli inutili (Falco Editore), vincitore del premio “Amaro Silano” (2015), sezione saggistica".

 

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