Anticipazione delle linee programmatiche che saranno discusse in Consiglio comunale il prossimo 5 settembre
02 settembre 2022 12:08Una "monarchia" che ha lasciato tracce difficili da cancellare. Così definisce il lungo periodo di amministrazione della città da parte di Sergio Abramo il nuovo sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, in un passaggio delle linee programmatiche che saranno presentate lunedì prossimo in Consiglio e che La Nuova Calabria è in grado di anticipare. Il segno di Abramo, stando alla ricostruzione di Fiorita, sta anzitutto nell'ingente mole di finanziamenti avuti in eredità "non modificabili" e che impegneranno la macchina burocratica fino al 2027 ma non tutti sarebbero utili per il primo cittadino. E poi c'è la questione dei vertici delle partecipate: Catanzaro Servizi, Amc e Fondazione Politeama. Poiché gli incarichi sono stati prolungati oltre la scadenza dell'Amministrazione uscente, Fiorita chiede ai professionisti un passo di lato.
Di seguito uno stralcio del testo. Questo è il capitolo delle linee programmatiche (una sessantina di pagine in tutto) in cui spicca un realismo nuovo, proprio il segnale del passaggio dalle piazze e teatri della campagna elettorale alle stanze dei bottoni a Palazzo De Nobili.
"La mia elezione ha generato molte aspettative nella cittadinanza. Ripeto: quello del 26 giugno è stato un voto con esplicita richiesta di cambiamento. Non mi sottrarrò, non ci sottrarremo a questo impegno, ben sapendo che ci porterà ad attivare azioni anche dolorose e forse impopolari. Non dobbiamo dimenticare che la Città – salvo la parentesi dell’Amministrazione Olivo e la breve esperienza di Michele Traversa – è stata amministrata per 19 anni dalla stessa persona, Sergio Abramo, che ha plasmato Catanzaro secondo le sue visioni e ha incardinato più del 90% degli investimenti e il 100% delle scelte. È stata una specie di “monarchia” che ha lasciato, nel bene e nel male, tracce difficili da cancellare. Non ho la vocazione del Robespierre e non credo sarebbe nemmeno utile rottamare per intero quella esperienza. Ho sempre detto, anche in campagna elettorale, che vanno salvate quelle cose fatte da Abramo che si inseriscono nella visione che noi abbiamo della Città.
Oggi , purtroppo, dobbiamo rivisitare un complesso di finanziamenti richiesti dalla vecchia Amministrazione, ben sapendo che la gran parte di questi atti non sono modificabili. Cercheremo, nel limite del possibile, di salvare tutti i finanziamenti in corso, privilegiando quelli che risultano effettivamente utili alla Città e in particolare quelli che riguardano le periferie e l’inclusione sociale. Desta perplessità, in questo quadro ingessato, il fatto che la passata Amministrazione abbia inteso prorogare ben oltre il limite della fine della legislatura delicati incarichi dirigenziali e di management delle società partecipate, precludendo alla nuova Amministrazione la possibilità di operare una valutazione sui risultati raggiunti e quindi compiere un’azione di rilancio manageriale. Non intendo esporre l’Amministrazione a sgradevoli e inutili contenziosi, ma mi rimetto alla correttezza e alla buona fede dei professionisti incaricati nelle società partecipate, da cui mi aspetterei, in ragione della natura fiduciaria degli incarichi, un passo di lato che sarebbe da me molto apprezzato.
La passata Amministrazione sostiene di avere lasciato in eredità una programmazione finanziaria di
circa 400 milioni di euro, a valere sui fondi POR 2021-2027 e quindi su Agenda Urbana, sui CIS, sulla
Rigenerazione Urbana, sui Fondi Regionali e Ministeriali. Sul piano formale, è vero. Pur apprezzando lo sforzo programmatorio, rivolto a sfruttare tutti i canali di finanziamenti disponibili e a rispettare le stringenti scadenze, non possiamo non osservare che questa programmazione vincola l’Amministrazione fino al 2027, essendo in grandissima parte non modificabile, pena la perdita dei finanziamenti stessi.
Molti interventi contenuti nella corposa programmazione ci appaiono utili e irrinunciabili, altri ci
convincono molto meno, altri ancora ci appaiono solo titoli sganciati dalle esigenze della Città. Rischia di essere un indistinto calderone in cui confluiscono varie linee e missioni di finanziamento.
Manca a mio parere un elemento essenziale: una scala delle priorità che metta ordine nel mare magnum delle richieste e delle progettazioni, anche alla luce della scarsa capacità dell’Ente di gestire
una così grande massa di delicate pratiche tecniche e amministrative. Ci sono varie fasi del processo che andranno seguite con enorme impegno: la verifica delle progettazioni, ove esistano, la preparazione e la gestione delle gare in sintonia con la Stazione Unica Appaltante, l’affidamento in gestione delle strutture.
C’è il concreto pericolo che molte di queste opere restino sulla carta. Altre rischiano di essere
realizzate e restare inutilizzate. Non mi soffermo sui singoli interventi – in allego a queste dichiarazioni programmatiche c’è una tabella di sintesi – ma credo che ci aspetterà un duro lavoro per la gestione di questa materia che dovrà passare da un’attenta fase di studio e di verifica, controllando una ad una le pratiche e i progetti, stabilendo delle priorità e stendendo un cronoprogramma realistico.
Tutti i finanziamenti che riguardano le infrastrutture e i servizi essenziali, l’ambiente, la cultura e
l’istruzione, nonché le periferie e l’inclusione sociale avranno una corsia privilegiata.
Mi aspetto dal Consiglio Comunale ulteriori indicazioni e proposte sulle priorità da privilegiare nella
programmazione. Non resteranno inascoltate. È inutile dire che un lavoro di tale portata – contemplando anche la delicata fase degli appalti e della rendicontazione – potrà essere portato avanti solo da un team altamente specializzato, che agisca in raccordo con gli uffici comunali. L’attuale struttura di “capacity building”, denominata Autorità Urbana, andrà potenziata e innovata. Se davvero si tratta di una grande eredità, lo verificheremo sul campo e con i fatti. Il nostro dovere è quello di non perdere nemmeno un centesimo, ma è anche quello di non riempire la Città di scatole vuote o di strutture non gestibili che accentuerebbero il senso di precarietà e di disorganicità dell’impianto urbano del Capoluogo". (g.r.)
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