«Sulla gestione dei fondi del post-alluvione del 2006 a Vibo Valentia, si consuma l’ennesima pagina di inefficienze, lentezze burocratiche e inconcludenza politica della Regione Calabria. Con buona pace di quanti, cittadini e imprese, a 16 anni di distanza dai tragici fatti, attendono ancora risposte concrete e che quelle promesse di sostegni e aiuti vengano mantenute».
È quanto afferma in un comunicato stampa il consigliere regionale della Calabria, Antonio Lo Schiavo, commentando la replica all’interrogazione a risposta scritta, depositata il 7 luglio scorso dallo stesso consigliere, in ordine agli “Interventi di cui alla D.G.R. n. 495 del 2018 e ai fondi Psc relativi al risarcimento delle imprese colpite dall’alluvione di Vibo Valentia del 2006”.
«Un buco nero - aggiunge Lo Schiavo -, quello in cui sono finiti gli oltre 11 milioni di euro del Piano direttorio per il completamento di interventi necessari al superamento delle criticità, fatto di “errori che si sono trascinati a lungo”, rimodulazioni in corso d’opera, ricognizioni inconcludenti, battute d’arresto attribuite di volta in volta ai mutamenti “del contesto organizzativo della Protezione civile regionale”, all’avvicendamento “ai vertici dell’Amministrazione della città di Vibo Valentia”, all’insorgenza “dell’emergenza sanitaria Covid-19”. E queste non sono mie provocazioni - spiega il consigliere regionale -, ma è quanto si legge testualmente nella replica all’interrogazione, la n. 60/12^, che ho presentato per chiedere chiarezza e risposte sui fondi del post-alluvione. E ritengo sia inaccettabile sentirsi rispondere dal presidente della Regione, per tramite del Dipartimento competente, che a ben 16 anni di distanza dai fatti del 3 luglio 2006 sono “Ad oggi in corso di svolgimento tutti i necessari controlli sulle attività a suo tempo poste in essere al fine di portare definitivamente a compimento gli interventi all’epoca finanziati e concludere l’erogazione dei previsti contributi”. E che, ancora, “si conta di concludere l’attività entro la fine dell’anno corrente”. Lo si spieghi ora a quegli imprenditori che non si sono più ripresi dai danni subiti, alle attività che hanno dovuto chiudere i battenti e licenziare il personale, a chi ha visto andare in fumo gli investimenti di una vita, come mai, 16 anni dopo, sono ancora in corso i “controlli”. Presidente Occhiuto, se lei vuole davvero dare un’immagine diversa della Regione Calabria e renderla un presidio di tutela dei diritti dei cittadini oltre che un’istituzione in grado di sostenere la crescita dei territori, parta da qui: dal chiudere definitivamente il capitolo dei ritardi e delle debolezze dell’apparato burocratico, dal farsi garante del rispetto degli impegni e dell’interesse di intere comunità che per troppo tempo sono state irretite da false promesse e blandite con impegni puntualmente disattesi».
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