Franco Brescia: "Via Zuccatelli, la Calabria sanitaria perde l’occasione per essere ben amministrata"

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Franco Brescia
  17 novembre 2020 21:10

di FRANCO BRESCIA

Non finiscono i tormenti che attraversano la sanità calabrese da cui i cittadini traggono fondati motivi di preoccupazione in quanto, specie in questo momento, vorrebbero avere certezza di poter ottenere, da qualsiasi fonte, le prestazioni assistenziali di cui possono avere bisogno specie in tema di corona virus.

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Dopo la nomina di Eugenio Gaudio quale commissario regionale, operata ieri sera dal Consiglio dei ministri, con cui sembrava chiudersi il cerchio di incertezza in cui la sanità calabrese era stata racchiusa, ad ogni modo, i cittadini si sentivano in certo qual modo rassicurati, peraltro nel ritenere l’ex rettore della Sapienza, cioè dell’Università più prestigiosa d’Europa, persona professionalmente capace e, quindi, adatta a raggiungere gli obiettivi dovuti. Inoltre, veniva accettata con favore la nomina di Gaudio perché, finalmente, per l’incarico commissariale era stato scelto un calabrese, con ciò ponendo anche fine alle ricorrenti lagnanze giustificate dal fatto che, per lo svolgimento di tali funzioni, si era ritenuto di designare professionalità non di appartenenza regionale come se nell’ambito territoriale non esistessero persone di eguali capacità e competenza.

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Gaudio, però, proprio in queste ore, fa sapere di non potere accettare l’incarico appena ricevuto date le resistenze della propria consorte a trasferirsi in Calabria. Per la verità a me sembra strana questa decisione postuma, infatti fondatamente pensando che almeno il ministro della sanità, prima dell’avvenuta nomina, avrebbe dovuto consultarlo per tastare la sua disponibilità ad accettarla. Diversamente si dovrebbe immaginare l’esistenza di una leggerezza procedurale non ammissibile che sfocia in perplessità circa l’operato governativo, però da respingere fermamente nel ritenere che il Governo non poteva porgere il fianco a tali incertezze.

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Da qui la mia ipotesi concludente che potrebbe, invece, trattarsi di un ripensamento del Gaudio nel senso di non volersi fare intrappolare nei meandri delle complesse, melmose  problematiche, di ogni tipo, in cui la sanità calabrese è avvinghiata.

Si possono già immaginare le reazioni che, sia da parti politiche che dai mass media e della società civile, si scateneranno sull’argomento con ciò proliferando quell’attenzione che, nella gradualità, specie in questi ultimi giorni, si è riscontrata dopo quella riservata ai due presidenti americani, cioè a quello uscente e al subentrante. 

Un’attenzione principalmente posatasi, invero, sulle figure commissariali poste a guida della sanità ritratte con raffigurazioni di dileggio e dispregiative, specie dal programma televisivo alimentato da Crozza che di esse ha fatto scempio trattandole con diffusa ilarità.

Crozza ha trattato con toni deridenti anche Giuseppe Zuccatelli, il commissario nominato precedentemente a Gaudio, preso di mira evocando una sua espressione affermante che le mascherine non servono a nulla e che il corona virus non si assume anche in occasione di contatti ravvicinati.

Non sono valse le scuse espresse dallo stesso Zuccatelli subito dopo la comparsa della sua infelice espressione, di cui, in alcuni ambienti della sanità, egli ha peraltro definito di nessuna rilevanza in quanto è insita nel modo di dire ricorrente del mondo emiliano al quale egli appartiene.

Della vicenda, tuttavia, s’è fatta una ragione di Stato e oggetto di ogni tipo di critica. Il povero Zuccatelli, infatti, è stato preso di mira da ogni parte, anche in campo internazionale, e non v’è stato un solo giornale nazionale che non lo abbia preso di mira adoprando biasimi e disapprovazioni.

Questa questione, secondo indicazioni provenienti dal cerchio dirigenziale della sanità catanzarese, comunque, sarebbe sorta da personaggi all’interno di strutture sanitarie ricadenti nell’ambito della Calabria, che siccome colpiti da atti gestionali dello Zuccatelli, al tempo della sua direzione in capo agli ospedali Pugliese, Ciaccio e Mater domini, gli hanno dichiarato inimicizia e, perciò, per colpirlo, a titolo di vendetta, avrebbero propagato l’infelice espressione di Zuccatelli, immaginando quali sarebbero state le conseguenze in merito. 

Stante ciò, Zuccatelli paga ingiustamente, peraltro, considerando che alla luce dei fatti, deve ritenersi appropriata l’osservazione susseguita a sua tutela dal ministro alla salute, Roberto Speranza definendo tale fuoruscita espressiva come banalità che non può cancellare il suo curriculum trentennale.

Ma,  per l’avventura paga la sanità calabrese atteso che sarebbe stata ben gestita dallo Zuccatelli in considerazione che nelle molteplici attività in materia in cui egli è stato adibito in tutta l’Italia, ha dimostrato capacità gestionali indiscusse.

Ne è dimostrazione anche da quanto emerso in occasione del suo ultimo incarico alla direzione dei nosocomi catanzaresi che dall’alta dirigenza sanitaria è stata dichiarata quale espressione di alta, competente capacità manageriale, svolta con dedizione, autonomia e nel principio esclusivo della tutela della salute della cittadinanza.

La Calabria sanitaria perde, quindi, l’occasione per essere ben amministrata.

Nella valutazione dell’intero contesto, tuttavia, bisogna pervenire alla constatazione che, in questo caso, è la politica che arretra dinnanzi allo strapotere dei mass media, la quale, preoccupata delle ripercussioni che si sono susseguite, ha fatto la parte di Ponzio Pilato mollando lo Zuccatelli che ha presentato le dimissioni dall’incarico commissariale ricevuto ancora prima di prenderne possesso.

A proposito di politica, poi, lo stesso Zuccatelli si sarebbe confidato affermando di non avere operato fattivamente nelle file del Partito democratico, ma di essere solo un partecipante alle idee morali che lo distinguono e che riguardano i cittadini dell’intera nazione. 

Tuttavia bisogna esplicitare che nell’intera storia che ha percorso la sanità calabrese per via di commissari dimostratisi inadatti bisogna inserire, anche e soprattutto l’apparato burocratico dell’Assessorato alla Sanità che, in diverse circostanze ha negato a questi la loro dovuta operatività collaborativa, anzi potendosi in posizione di colpevole contrasto con ciò finendo di partecipare all’avvenuto grave dissesto che si è tradotto, anche per errori commessi dalla burocrazia governativa, nella impossibilità di predisporre  per tempo piani da mettere in esecuzione specie per affrontare la pestilenza del corona virus, la cui mancanza ha fatto sprofondare la Calabria nella zona rossa del pericolo.

Non si doveva, tralasciare, in particolare, la costituzione dei posti letto necessari per le procedure intensive pur attraverso la individuazione dei locali in cui sistemarli, nel contempo attribuendo il personale necessario da assumere o trasferire da altri reparti ospedalieri come da indicazioni da trarre dal corpo gestionale delle Aziende ospedaliere e delle ASP.

Ora si stanno adottando precise misure - pur se non vanno cancellate le colpe precedenti invece da perseguire in ogni modo -  in particolare per affrontare le manifestazione del corona virus. Infatti, si istituiscono ospedali da campo sul territorio dove si intravede la necessità; il rettore dell’Università, De Sarro, ha ricavato decine di posti letto da dedicare ai pazienti affetti dal morbo comunque necessari per decongestionare gli ospedali e ha dato via libera all’utilizzo del padiglione del policlinico; si sono aumentati i posti letto per gli ammalati specifici; l’ASP di Catanzaro ricerca strutture per il collocamento dei positivi al c.v. non necessitanti di ricovero ospedaliero; si assume personale medico e infermieristico. 

Infine, per diminuire le possibilità di nuovi contagi, per breve periodo ma procrastinabile in caso di necessità, si chiudono le scuole di ogni ordine e gli asili nido.

Dopo la rinuncia di Gaudio, chi sarà il nuovo commissario per la sanità calabrese? 

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