di FRANCO CIMINO
Anch’io saluto con rispetto l’architetto Pino Casale, il nobile alfiere della destra catanzarese, missino da sempre e, io credo, per sempre. Per quel suo carattere, a me apparso schivo e quasi burbero, e per la differenza generazionale, non ho potuto avere con lui rapporti amicali, di quelli che agevolano la confidenza. Tra noi si è messo di mezzo anche il reciproco pregiudizio verso le nostre antitetiche, allora, posizioni politiche, io, irriducibili democristiano, che in quegli anni giovanili incendiavo la mia militanza politica. E, tuttavia, la sua figura rigorosa, attenta, appassionata e calda, coerente e testardamente sempre dalla stessa parte, mi affascinava. La sua oratoria essenziale e senza ridondanze retoriche mi colpiva allo stesso modo in cui lui la spingeva sulle sue idee, non poche volte davvero condivisibili da quel ragazzo che ero nel tempo in cui sognavo, senza mai smettere, una Città bella e liberata dai pesi del cemento invasivo e dalle violenza sul territorio.
L’architetto Casale, il consigliere comunale per circa vent’anni, era un combattente, “paradossalmente” insieme a tanti consiglieri comunisti, per la difesa dell’ambiente e la conservazione del territorio, oltre che per la protezione dalla sua strutturale fragilità. Accompagnava queste battaglie con la forza di un uomo onesto, lontano dagli interessi personali e anche professionali( sarebbe stato molto più ricco se avesse avuto un’altra concezione della sua professione).
E con quel suo amore per Catanzaro, che raggiungeva anche quello per i giallorossi, la sua squadra del cuore. Ricordando molti suoi accesi interventi in aula, tanti suoi scritti, e quel suo dibattere anche per il Corso e per piazza Prefettura, con i suoi amici del passeggio o con chiunque, mi viene da riassumere il suo pensiero urbanistico nella frase seguente: non è vietato costruire per estendere la Città, rispondendo ai nuovi bisogni, anche demografici e commerciali, di una realtà in crescita, ma è il come, il dove, il quando edificare. E, soprattutto, il quanto. Casale aveva un ottimo rapporto con la Bellezza, che esponeva in quella sua idea che la crescita non deve contrastare l’esistente, e l’utile economico non deve contrapporsi alla bellezza storica e naturale. Potrei dire di più, ma lo riservo per una prossima occasione in cui la Città lo vorrà ricordare. Anche come uomo di parte, che seppe elevarsi sempre dal fanatismo ideologico che la propria parte contrapponeva ferocemente alle altre diverse.
Mi è piaciuto pensarlo come politico onesto e appassionato, di cui ho ammirato la coerenza nel sacrificio anche di appartenere sempre alla stessa idea e alla formazione politica che più coerentemente la rappresentasse. Mi piace pensarlo come un uomo profondamente innamorato di Catanzaro. E come rappresentante istituzionale che ha saputo vivere l’aula consiliare con dignità e onore. Mi piace ricordarlo come un avversario leale e corretto nelle dinamiche politiche. Mi piace apprezzare quella sua richiesta che nella base gli fosse messa la bandiera del MSI, il suo partito per sempre. Un modo per dire a tutti che la fede politica non si rinnega, non si vende. Non si nasconde.
Specialmente, se la si è servita con dignità e onore. Personalmente, ogniqualvolta vedrò il drammatico naufragare della vita politica calabrese e cittadina, penserò a Pino Casale, l’architetto, come una persona perbene. Un gentiluomo non d’altri tempi, come fossero perduti, ma di quelli che dovremo far rivivere nei valori sociali più belli.
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