di FRANCO CIMINO
Onorevole Presidente Santelli, dopo le suppliche dei ragazzi, studenti e lavoratori fuori sede, fortemente sostenuti dai loro genitori, che Le chiedono di favorire il loro ritorno in Calabria, il presidente Conte ha deciso. Con una formula debole, imprecisa e forse ambigua, ha deciso che chiunque voglia rientrare nella propria residenza, dal quattro maggio potrà farlo. Io sono un padre di due figlie che studiano a Milano e come tutti gli altri genitori con figli lontani ho gioito per questa decisione.
Tre volte ho gioito. La prima, perché avendo condiviso con le mie figlie il dovere civile di rispettare le disposizione delle autorità sanitarie e politiche in ordine al divieto di spostamento e, in particolare, quello di scendere nella propria regione per non arrecare danno ai residenti, sento con soddisfazione che stare nella regola, sacrificare se stessi per il bene di tutti, sia utile e addirittura conveniente. Alla propria coscienza e alla dignità di cittadino, conveniente. La seconda, è per il ritorno in quanto tale, che vedo profilarsi su un orizzonte non troppo lontano. Sono, ormai, troppi i mesi in cui non le ho accanto, le mie figlie, e troppe le settimane di trepidazione per la loro esposizione ai pericoli del virus, che in Lombardia sembra essere in agguato ovunque. La terza volta, ho gioito per il fatto che, finalmente, questo tema sia rientrato nella competenza del governo nazionale, che ha tenuto in mano, pur se non sempre con puntualità e successo, tutta la strategia sulla gestione dell’emergenza sanitaria, che pure grave pesantemente sulle regioni.
Per noi meridionali, che abbiamo assistito in più occasioni a una sorta di finto scontro tra regioni del Sud e quelle del Nord e tra esse e il governo, ricevere una risposta su questo piccolo dramma interno al grande dramma nazionale, è motivo di sollievo. È a tutti nota, Presidente, la sua posizione di prudenza. Provenendo dal primo responsabile della sicurezza di tutta la Calabria, che evidentemente dispone di una visuale che va ben oltre il soggettivo sentire del nostro cuore genitoriale, io questa prudenza ho rispettato e rispetto a costo dell’ulteriore grande sacrificio della prolungata lontananza. Personalmente, mi fido delle istituzioni e delle autorità chiamate a rappresentarle. Ancora penso, dico e insegno, che esse vanno rispettate da tutti. Ovvero, umilmente servite per il loro porgersi a difesa del bene comune e degli interessi dei cittadini senza esclusione alcuna. In questo caso l’interesse è la salute e la salvaguardia di quella di tutti. Tuttavia, non mi è piaciuta la sua dichiarazione a caldo, in cui, piccata, sembrerebbe attribuire al governo nazionale tutta la responsabilità morale e il peso organizzativo di quella decisione, tra l’altro, ripeto così ambigua e incerta. Su una questione così delicata, che intreccia più sensibilità e interessi cogenti, aprire un’altra disputa o il vecchio gioco dello scaricabarile con il governo, mi appare cosa assai indelicata e forse anche pericolosa.
Lei, signora Santelli, è il presidente della Regione, ha il potere e il dovere di decidere o di concorrere alla decisione. Prenda questo benedetto telefono, chiami Conte e concordi con Lui le forme migliori che consentano ai nostri ragazzi di tornare nelle loro case( dico case non prigioni o spedalità d’altro tipo) in piena sicurezza per loro e per la loro terra. Comprendo pienamente la Sua preoccupazione di mantenere la “ buona sorte” e l’ottima situazione nella quale la Calabria si trova rispetto alla buona fatica compiuta di tenere questo maledetto virus il più lontano possibile dai calabresi. E se Lei ritenesse che ancora non sia pronta la Calabria ad aprire anche una sola piccola porta senza incontrare rischi di difficile gestione, credo che tutti i genitori la capirebbero e rispetterebbero il provvedimento che ne seguirebbe. Ma a una condizione che sia chiara sin da subito. E, cioè, che nell’uno e nell’altro caso, il ritorno o il rinvio, il peso risulti a carico della Regione, sia nell’allestire i mezzi più sicuri in cui far viaggiare i nostri ragazzi, sia per coprire una parte considerevole delle spese che le famiglie e i ragazzi, almeno i meno abbienti, hanno sostenuto e sosterranno, per fitto e vitto nel non breve periodo considerabile. Nel Consiglio regionale sono state presentate, sia da parte della maggioranza sia dell’opposizione, proposte in questa direzione. Sono ambedue utili e buone. Nelle non contrastanti leggere diversità, le metta insieme e ne faccia atto di governo con effetto immediato.
Due cose non sono più possibili: che i nostri ragazzi restino appesi nella incertezza più pesante dentro un campo minato, dove ogni passo e anche un affaccio da una finestra o un respiro dell’aria, risultano ancora rischiosi per ciascuno di loro; che il nostro Presidente dica no e basta e pensi solo alla salute dei calabresi in terra calabra. Anche i nostri ragazzi sono calabresi. Stanno fuori per costruirsi un futuro con gli studi e il lavoro onesto e dignitoso. A tutto vantaggio della civiltà e della dignità della nostra amara bella terra. Questa, onorevole Santelli, è una di quelle occasioni che in precedenti missive auspicavo intervenisse per misurare la sua capacità di governo, il coraggio nell’esercitarla, la sua personale autonomia nello svolgimento della sua alta funzione istituzionale. La colga. Non si faccia prendere dalla paura e della stanchezza. Non se la faccia scappare. Mi consenta di abbracciarla con viva comprensione e sincera solidarietà.
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