di FRANCO CIMINO
C’è silenzio nell’aria fresca del primo giorno dell’anno nuovo. Nessuna voce, né calpestio. Per le vie non passano auto, non passano persone. I negozi sono chiusi. I bar pure. La Città, muta, riposa. Riposa Catanzaro dalle dure fatiche di questa settimana. Io l’ho camminata tutta. Anche oggi. Anzi di più. L’ho voluta carezzare fin dove le mie gambe, come da album fotografico accluso, mi hanno portato. Mi fa tenerezza la Città quando è vuota. Una sensazione strana mi prende. Non la so mai decifrare. È stata abbandonata la mia Città? Utilizzata, sfruttata, ancora una volta, come nelle rare occasioni di festa, e poi di nuovo isolata? Oppure, si è liberata lei stessa dal chiasso e dal gran peso che le sono caduti addosso? Non lo so. Non mi mi riesce mai di saperlo. Non mi importa più di saperlo. Mi interessa, invece, sempre più sentire il suo cuore. Interrogare la sua anima. Domandarle come stia oggi.
Come sente il nuovo tempo. L’anno nuovo. Come giudica noi, suoi cittadini. Se ha fiducia, lei, di noi. Se spera che le consentiremo, finalmente, di essere in grado di far valere tutta la sua Bellezza. Di mettere a profitto tutte le sue risorse. Per farle donare la ricchezza che può produrre. A tutti. Senza che nessuno che vi partecipi potendo e nessuno di chi non può fare, ne resti privato. Le cammino dentro. Con questo mio passo ancora resistente alla stanchezza. E la guardo. Con questi miei occhi per nulla velati, se non dal pianto, quando i miei occhi sono costretti alle lacrime. Di dolore. Di nostalgia. Di commozione. Di gioia. Le cammino e canto. Di gioia. La guardo e piango. Di commozione. Sì, la sua bellezza emozione. Specialmente quando a ogni passaggio, salendo o scendendo, il mare ti si para davanti e ti ci vorresti tuffare. O varare una barchetta per navigarlo un po’. Ecco, la immagino mentre anche lei, guardando il suo mare e voltandosi per ammirare i suoi monti, si domanda se i catanzaresi hanno finalmente capito che Catanzaro è Città del mare e dei monti contemporaneamente.
E che la sua rara peculiarità consiste nell’essere, nello stesso momento e nello stesso territorio, sia l’una che l’altra Città. E che il mare e i monti si trovano a distanza solo di un abbraccio, se li guardi da qualsiasi punto. E di soli venti minuti, se vi costruisci, lungo il percorso, le strade che alle strade vere somiglino e a un sistema moderno di viabilità concorrano. Mi piacerebbe domandarle se non si sia irritata di vederci sempre divisi, con una politica trasformata in un ring e una cittadinanza priva della piena consapevolezza di esserlo e della capacità di impiegare bene tanto i diritti quanto i doveri. Ma non le dico nulla. La lascio riposare. Mentre io continuo a camminare. E rido e piango. Per lei. Buon Anno Catanzaro
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