Franco Cimino: “Il concerto al buio nella sera in cui abbiamo visto la luce”

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Franco Cimino
  27 febbraio 2025 20:18

di FRANCO CIMINO

C’è una donna, una bella donna, che cammina danzando per le vie della Città. Porta su di sé colori chiari. E negli occhi il celeste del mare e del cielo. Con i suoi occhi che non vedono, dicono, ci fa vedere la bellezza Che stentiamo a cercare. Un po’ perché non la sappiamo riconoscere. Un po’ perché la bellezza, quella bellezza, la più vera, un po’ ci spaventa.

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Temiamo ci impegni molto nel contemplarla. Ci affatichi il mostrarla agli altri. Ci responsabilizzi molto il dovere di difenderla. Le prima di mostrarcela, ce la racconta. Ne parla. Con parole sue. Parole del cuore. Rubate alla mente. Quella sua e quella del cielo. Parole di poesia. In pensieri profondi, ce ne dice. Di filosofia. In mezzo, senza farne il nome, il pensiero di Dio. In quel che basta per farci comprendere che dove la mente non arriva, dove lo sguardo si perde, dove la domanda trema, c’è Dio. Questa donna molto bella non ha dato la vista ai ciechi, che i ciechi ci vedono di loro.

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Ci vedono col cuore. Vi vedono con le mani che hanno imparato a leggere e a scrivere. Delle cose. Della della Vita. Della Natura. Dell’anima della Vita. Delle cose. Della Natura. La propria, e quella degli altri. Lei ci fa vedere, ridono g,i occhi noi, quelli che diciamo di avere la vista. Negli occhi belli. Del colore di chi li guarda. Non è la prima volta, non è stata una sola volta, che a me, come a centinaia di persone, ha offerto la facoltà di vedere. Vedere il buio, per coglierne la profondità. E il significato di bellezza e bontà. Due volte in passato mi ha portato a godere della cena al buio. Molti che mi leggeranno sanno di cosa si tratta. Ne ho parlato già altre volte e qui non mi ripeto. Ma l’altra sera, sì proprio tre sere fa, un’altra meraviglia. Un’altra occasione di straordinaria magnificenza. Mi ha invitato con la sua solita gentilezza. E ci sono andato. Il ventuno febbraio.

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Era la giornata nazionale del braille, la scrittura e la lettura dei ciechi. Quella attraverso la quale è stata data loro la facoltà di studiare e di apprendere e di fare. Di scrivere e leggere. E di creare più velocemente. E più efficacemente diffondere il proprio costruire le cose. Per questa occasione, felicemente riproposta ogni anno, lei, con i suoi collaboratori dell’Unione Italiana Ciechi, ha organizzato, in collaborazione con il Conservatorio di studi musicali Tchaikosky, “ Il Concerto al buio” di musica classica. Dal titolo “ Note di Luce nell’oscurità.” Al pianoforte, una maestra e un suo allievo divenuto anche egli maestro, Concetta Lo Prete e Caino Fidanza. Tecnica e virtuosismo si sono liberati con forza e delicatezza dalle mani di due autentici artisti della bella musica. Lo Prete e Fidanza si sono alternati al pianoforte nella sala oscurata. La sala delle audizioni del piccolo nostro prezioso conservatorio allo storico Palazzo Stella, nel cuore del centro storico.

Nella parte più antica e più interna. Abbassate le voci, spente le luci. E il silenzio aleggia in quello spazio magico ormai, nel quale la musica diventa poesia. E i maestri, suggeritori di respiri nuovi al nostro cuore. Che sente la magia che si muove, come un petalo di rosa, tra i nostri visi, vento leggero tra i capelli, chef sfiora le nostre mani, carezza le pareti, ridipingendole del colore del buio. Bellissimo! La musica nel silenzio, il silenzio nel buio. Un buio cui tutti dobbiamo porgerci, con intensità d’animo. Un buio della riflessione, della preghiera, del pensamento intorno alla vita, al mondo.

Un buio delle domande, che, inquiete, non facciamo e quiete lì dentro arrivano. Per domandare a noi chi siamo, dove andiamo. Domandare che cosa vogliamo fare dei nostri occhi sul mondo. Quale mondo vorremmo che gli occhi del futuro, che muove dall’oggi triste e dolente, vedano. Il buio della pace interiore per la concordia con noi stessi e con gli altri. Il buio per la pace nell’anima. Nel cuore dell’Umanità. Il buio per la luce nuova sulla nostra Città. Il buio che ci fa sentire non solo il bisogno di essere amati, ma la strettissima necessità di amare. Ché amare è assai più bello. Ché l’amore che doni resta. Come il buio della notte della sera del Concerto al Buio. Grazie, grazie mille Luciana Lo Prete. Grazie dal più profondo del cuore a nome mio e di tutta questa Catanzaro a volte distratta. A volte cieca della cecità dannosa. Quella che non vede la sofferenza. E la luce per uscirne.

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