Franco Cimino: "Il giallo che sa di cultura e mi fa correre a Vibo Valentia"

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Franco Cimino
  08 maggio 2021 18:24

di FRANCO CIMINO


Che bello, è appena arrivata la notizia che tutti da tempo aspettavamo! Si trova in quel benedetto colore che ancora separa la piena libertà dalle tante chiusure, la gioia dalla tristezza, la speranza dalla paura. È il giallo che colora la nostra zona. Da lunedì si respirerà un po’ di più. L’economia potrà riprendere fiato e allungare lo sguardo sull’ormai prossima stagione estiva, che si spera dia tutti i frutti più buoni, sicurezza e serenità ancor prima dello svago e del ballo acceso. Ce lo meritiamo, diciamolo almeno una volta dopo i tanti rimproveri che abbiamo visto agitarsi a destra e a manca. Abbiamo fatto i bravi e nessuno se ne prenda il merito esclusivo. E per la prima volta non buttiamola in politica. Lo dico chiaramente: al primo dei tanti aspiranti a un seggio alla regione o a quello di sindaco che vien fuori d qualche teleschermo o dalla rete a prendersi i meriti del giallo, giuro che ... gli dirò di assumersi, prima di parlare, la responsabilità delle chiusure lunghe precedenti. Ma adesso lasciamo perdere queste “ quisquilie” e manifestiamo la nostra gioia, esternandola però verso i buoni propositi. Uno dei primissimi dovrà essere quello di offrire il nostro personale “ ristoro e sostegno” a quanti hanno sofferto maggiormente le conseguenze materiali delle obbligate chiusure. Sono i ristoratori delle nostre città. Ne abbiamo tanti che ci sono diventati nel tempo anche amici. E, come abbiamo fatto, io spero, ieri, con i negozianti, da domani compiamo anche con i ristoratori gesti di buona clientela. Anche per ringraziarli della tanta luce che, nonostante le chiusure, hanno offerto alle vie e alle strade interne, rendendole meno tristi e più sicure. E non dimentichiamoci di restare buoni, educati e disciplinati, come ci raccomandano da sempre la nostra mamma e il nostro papà. Manteniamo le distanze, teniamo sempre le mascherine, parliamo senza urlare, laviamoci le mani e tutto il resto del lungo elenco sulla igiene personale e “ sociale”.

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Il pericolo non è scomparso e il virus, ricordiamocelo bene, è molto più “intelligente” di quanto non si pensi. Su ciascuno di noi insiste una responsabilità sociale altissima, cui si accompagna un alto senso morale: salvare l’estate, per noi e per tutti, proteggere la vita e la salute, nostra e degli altri. Come si vede, compiere il proprio dovere è una cosa semplice sempre. Non richiede alcun eroismo. Neppure il benché minimo sacrificio. Per i semplici calabresi il giallo è anche il colore della partenza. Non quella che ancora aspettiamo, la partenza per l’oltre più lontano dai confini regionali, quella delle visite alle città d’arte e per le vacanze più distanti. Arriverà anche questa, ne sono certo, incrociamo le dita. Ma la partenza che ci farà uscire senza moduli da compilare, giustificazioni e stati di necessità, dalle mura cittadine elevate a mo’ di fortezza, questa la si potrà fare da lunedì. Sono certo che anche per tale uscita, pur piccola e modesta, tanti di noi hanno espresso un desiderio, fattosi una promessa. Che ne so, raggiungere tranquillamente l’amore altrove residente, andare dai genitori e dai nonni anziani, pranzare al ristorante con l’amico più caro, farsi quattro chiacchiere con quattro amici al bar del solito posto di un tempo quasi dimenticato, fare piccoli e rapidi incontri elettorali (perché no?),far qualche compera in quel negozio che ha quell’articolo che qui non c’è. Piccoli spostamenti, insomma, che pur daranno un senso a quella partenza che ci manca sempre quando non c’è. Esattamente come l’acqua e la libertà vera. Pure io di progetti in questa direzione ne avevo collezionati parecchi: andrò a Soveria Mannelli oppure a Cirò del mio carissimo amico Michele, che non vedo da mesi. Andrò a Lamezia, non necessariamente per la stazione e l’aeroporto degli arrivi desiderati, ma per prendere il caffè con Mario amatissimo o far visita alla famiglia di Teresa e Pino, generosi ed ospitali sempre, e ai loro magnifici figli. Tanti, davvero tanti altri ne ho pensato in queste lunghe settimane. Ma non farò subito nessuna di queste cose.

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La prima uscita, il mio primo viaggio liberato fuori da Catanzaro lo farò in direzione Vibo Valentia. Il mio primo desiderio è recarmi in questa splendida piccola Città per portarle personalmente la mia gioia e i miei complimenti per il prestigioso premio ottenuto quale capitale italiana, per l’anno in corso, del libro. Un premio, nutrito anche di cinquecentomila euro, conseguito sulla base di un progetto che è stato ritenuto da una giuria altamente qualifica presso il Ministero della Cultura, il migliore tra i cinque delle città finaliste. Per tutto il duemilaventuno la Città che domina uno dei paesaggi più belli d’Italia, ricco di un mare, di un cielo, di un clima, di odori e profumi e colori, tra i più esaltanti in assoluto, vedrà piacevolmente scorrere iniziative importanti che renderanno più vivace la rinomata sua tradizione di centro della cultura nella promozione del libro e della lettura. Una Città e un territorio ricco anche di storia, di cultura e di beni culturali, tutti assai preziosi, riceveranno indirettamente anche la responsabilità di dare plasticamente attuazione allo scopo principale del premio indetto così solennemente dal governo. È quello di dare spazio anche fisico, valore anche morale, capacità anche estetica, al libro e al suo posto all’interno della crescita civile e culturale delle persone e delle comunità. Il libro, il più magico degli “ oggetti”, il più vivente delle cose “ fabbricate”, il più umano tra le materie assemblate, il più parlante delle forme taciturne, il più creativo tra i fatti inventati, avrebbe per me già un valore straordinario, un suo carico prezioso di bellezza, anche se fosse fermo nella libreria o immobile su un qualsiasi tavolo. Immaginarsi quanto bene rechi ogni qualvolta venga aperto, sfogliato e letto, pagina dietro pagina, è di per sé un dono divino. La sua forza è dirompente. La sua magia è sconfinante. Il suo nutrimento è riempiente. Il suo valore inestimabile, la sua ricchezza anche. Il libro, come il pensiero che libera, è l’energia vera che trasforma le persone e le cose, e fa camminare verso la civiltà i popoli e verso la Democrazia le società.

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Il libro compie un altro miracolo, tra i tanti che qui non enumero. Lo farò quando avrò spazio per raccontare in sintesi una delle mie costanti lezioni che da sempre faccio ad inizio d’anno scolastico ai miei ragazzi. Tutti loro, specialmente i “ più vecchi” d’età, oggi padri e madri dei loro figli, se la ricorderanno, anche per i veloci tratti ironici che l’hanno accompagnata. Ma andiamo al miracolo: il libro, se lo prendi in mano o lo guardi pure da lontano, ti spinge a leggerlo. Diviene, quindi, uno strumento educativo per l’istruzione e la formazione. Di più, man mano che ti appassioni alla lettura, quasi che non potrai farne a meno( per molti è così tanto che la notte non ti addormenti senza averlo divorato almeno un po’), ti viene la voglia di scrivere. Che poi lo faccia o non, che voglia trasmettere quel che scrivi o non, che la tua forma sia bella o non, e il tuo stile sua di impronta letteraria o d’altro genere, poco importa. Conta solo che leggere ti fa venire voglia di scrivere. Scrivere di te, del tuo magnifico mondo inesplorato. Un mondo che ti apparirà in tutto ciò che scriverai o avrai pensato di scrivere. C’è sempre il libro di noi stessi che aspetta di essere scritto. L’altra magia del libro è il pensiero che si libera. Non è soltanto vero che leggere aiuti a pensare. No, non è solo questo. Leggere aiuta il pensare, processo ineludibile della mente, a liberarsi dalla prigionia dell’ignoranza. Aiuta il pensare a formare il pensiero e sempre più un pensiero autonomo e critico. E Dio sa quanto ci sia bisogno di leggere e scrivere in Calabria, terra dimentica della sua antica ricchezza culturale. Per questo, senza nulla togliete alla Città anche del monte Poro, considero il premio un gesto a favore dell’intera regione, affinché colga in esso la necessità di crescere sul piano della formazione culturale e degli strumenti ed istituti ad essa dedicati. Legga di più, la Calabria, affinché cresca nei calabresi una maggiore capacità di “leggere” la realtà in cui vivono ed il proprio senso critico attraverso il quale cambiarla, questa terra. Farla diversa. Migliore, con lo spirito del rinascente popolo che le batta dentro come un cuore acceso di passione e d’amore. E scriva, la Calabria, il libro che essa da tempo attende. Ci metta dentro tutti i racconti e le poesie e le storie più belle. E la filosofia affratellata alla teologia, che qui hanno aperto domande sempre nuove. Il tutto corredato dalle immagini più suggestive della sua bellezza. In particolare, quella che dai suoi monti scende, attraverso le brevi verdeggianti valli, fino ai suoi mari color cobalto. Tutti coperti dal soffitto più bello dell’universo, il nostro cielo sempre pieno di luce, anche quando ci sono le nuvole nere su di sé e il buio pesto in terra. Sì, grato di questo, il primo viaggio in giallo sarà per Vibo Valentia. Porterò con me la gioia sincera e l’animo solidale di Catanzaro, la sua speranza di fatti buoni per tutti i nostri territori e la sua rinnovata vocazione ad essere guida generosa e sintesi altruista di tutta intera la Calabria che risorge e a nuova vita si dona. Chiederò ai miei antichi amici Menella, intellettuale finissima con la mai sopita passione politica, Lorenzo, cuore e testa nella politica da cento e mille anni, e a Gianpiero, il catanzarese naturalizzato vibonese, studioso e critico d’arte tra i migliori in assoluto, di accompagnarmi dalla signora Sindaco per renderle, unitamente a tutti gli artefici di tale successo, i complimenti e la mia ammirazione. Se non avrà tempo di incontrarmi, sarò contento egualmente. Vedere Vibo, inoltrarsi nella sua storia, affacciarsi dai suoi balconi, è già un omaggio molto grande.

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