Franco Cimino: "Il ministro della cultura, la cultura del ministro e la politica senza cultura"

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images Franco Cimino: "Il ministro della cultura, la cultura del ministro e la politica senza cultura"
Franco Cimino
  05 settembre 2024 11:28

di FRANCO CIMINO

Beh, basta vedere le foto che circolano di un uomo anziano e non bello ma di forte potere, circondato da attenzioni troppo ossequiose e affettuose per capire quel tanto che ancora non si dice benché si possa intuire. Sono immagini classiche che si appartengono da sempre alle dinamiche di potere in uso in tutte le società. Antiche e moderne. Piccole e grandi. Evolute e arretrate. In particolare, quelle “ più povere”, non solo in senso materiale.

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Ma lasciamo perdere questo tasto. E non per togliere l’occhio dal buco della serratura, ché non ce n’è bisogno visto che i protagonisti non si nascondono affatto a quello indiscreto di telefonini e macchine fotografiche. /Anche se ci sarebbe di che preoccuparsi per l’atteggiamento assunto dalla signora consulente mancata. e non l’esposizione mediatica che la signora non disdegna ed anzi/. Dinanzi ai problemi del Paese (reddito che si assottiglia progressivamente, denaro, il nostro, che perde peso sotto l’inflazione che cresce come i prezzi anche dei beni più necessari, la povertà estrema che aggredisce cinque milioni di famiglie, la questione ambientale, la sicurezza nelle città e altro ancora) e a quelli del mondo( le guerre, la fame, la povertà, il danno ambientale, il terrorismo, l’impazzimento del clima) verso i quali l’Italia é chiamata a contributi straordinari, una disavventura come quella accorsa al ministro della Cultura, appare davvero uno cosetta di paese.

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Quelle solite sospese tra il tragico e il comico. E però, non va sottovalutata o derubricata secondo le teorie davvero “ strambe” di ogni maggioranza(oggi questa di destra con centro piccolino e riconvertito, per volontà della famiglia Berlusconi) che copre, non so se sempre per ignoranza, insensibilità, o per strumentalità, fatti gravi dei propri esponenti con la solita filastrocca, che fa più i meno così:” il nostro bambino, siccome é nostro é innocentino. Se ha fatto quella cosa é soltanto monellino. E siccome è ingiusto fargli la festa, aspettiamo una lunga inchiesta.” Naturalmente della Magistratura, la quale potrebbe procedere solo in presenza pur ipotetica di un reato. Detta così, tutto d’un fiato, come gli scolari con il grembiule nuovo davanti alla maestra. Poi, arrivano i filosofi. Ogni maggioranza ne ha almeno dieci. Quest’ultima solo tre-quattro. Uno per ogni partito.

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Crede che le bastino. Cosa dicono? Esattamente quel che è stato detto, in analoghe occasioni dagli altri, i filosofi predecessori. E cioè, “ non è stato speso un solo euro dei soldi pubblici, neppure per un caffè( che maleducati!)la signora in questione non era consulente, non ha ricevuto alcun compenso e neppure un rimborso spese( che profittatori!)”. Infatti, la signora, sicuramente persona perbene e in possesso di competenze accertate, attraverso i suoi social pubblica una miriade di video e foto, conversazioni telefoniche, carte e documenti, che affermerebbero il contrario. Una figuraccia aggiunta alla figuraccia iniziale. Un danno d’immagine che precede una certa preoccupazione su cos’altro l’ormai popolare signora possa pubblicare di più imbarazzante, per non dire altro. Perché lo fa? Per orgoglio di donna ferita? Per rabbia e vendetta? O per qualche velata minaccia, che attende dagli interessati risposte particolari? E su quale terreno del gioco giochino che si sta facendo alle spalle del Paese? Questa cosetta apparentemente ridicola, in altri Paesi avrebbe fatto tremare il Palazzo. Non quello del ministero o della casa privata delle personalità coinvolte, ma quello del Governo. Per molto meno in molti paesi dell’Europa, per non dire degli Stati Uniti, si sono dimessi ministri pesanti. Cito solo tre casi, per farmi capire meglio. Uno riguarda la ministra francese, che non aveva pagato alcune rate dei contributi alla domestica. Due, il ministro delle Finanze del Regno Unito, che nel Covid della chiusura totale, si era recato in piena notte dalla sua amante. Tre, quel ministro, di cui non ricordo bene se fosse in Belgio, che aveva copiato alcuni capitoli della tesi di laurea di vent’anni prima. In Italia neppure se vieni preso in flagranza di reato o condannato in primo grado si prova a rassegnare le dimissioni. O almeno a pensarci su. Morale a “Yo Yo”,del genere ciascuno si fa la sua. Berlusconi, che ha davvero cambiato, anzi stravolto, la politica italiana, tutti a seguirlo scimmiottandolo invece che contrastarlo, almeno su questo terreno, ha introdotto un principio, quasi traducibile in legge, ma che, visto il largo seguito, è diventato più che un elemento teorico.

Questo, chi vince le lezioni, non importa con quale percentuale, di voti e di votanti, prende tutto, il governo, il sottogoverno, le cariche istituzionali. Insomma si prende lo Stato. E siccome lo Stato é, soprattutto, istituzioni, Costituzione, storia umana, popolo, cultura, quindi etica, il governo si inventa di volta in volta una regola nuova. Una nuova morale. Essa altro non è che la Politica priva di morale poiché già deprivata degli ideali che dovrebbero informarla. Su questa scia i politici, specialmente coloro che operano direttamente nella gestione della cosa pubblica, non sono tenuti al senso delle istituzioni. E cos’è il senso delle istituzioni? Provo a spiegarlo a questa brava gente per come l’ho appreso lungo tutta la mia militanza politica, sulla quale ho formato anche la mia coscienza politica. Senso delle istituzioni, significa che nessuna di esse ci appartiene sul piano personale; non sono né della carica, né dell’incaricato; non possiamo usarle per farci o per fare favori; neppure per farci belli o più belli di quanto non siamo. Non ci vestiamo di quella in cui operiamo come primi, e non la vestiamo di noi. Senso delle istituzioni. significa che esse vengono prima di ogni cosa. Hanno lo stesso identico posto dei figli ( non i nostri, ma tutti) nella nostra vita. La quale, come daremmo ai nostri propri, dovremmo darla per lo Stato, che le istituzioni comprende tutte. Significa anche una cosa che è tanto semplice da non costare nulla, neanche una rinuncia o un sacrificio personale. E alla quale dovremmo essere tutti educati sin da bambini. Ed è che non esiste separazione tra vita privata e vita pubblica, salvo restando le tutele della propria intimità. La Politica, e tutti i suoi derivati, hanno il dovere di entrare nella casa privata della personalità. A meno che essa non sia, per il ruolo ricoperto, residenza di Stato, come, per esempio lo è qualsiasi casa in cui dovessero abitare, fuori dal palazzo istituzionale, i due presidenti, della Repubblica e del Consiglio, e non ricordo bene se anche quelli del Parlamento e dei ministri. La vicenda del ministro alla Cultura, l’ultima di quelle tante analoghe registrate nel nostro Paese, non può essere, come fanno i Soloni di turno, ignoranti quanto una cozza, fatta considerare, loro ritenendo gli italiani una “ razza” di scemi, una sorta di debolezza umana, un fatto privato, un errore di gioventù repressa. Una goliardata anni sessanta. No, proprio no. É, invece, un fatto politico, in quanto atto e comportamento personale di un uomo politico, dei cui comportamenti deve sempre rispondere al popolo italiano, oltre che ai due presidenti che l’hanno nominato. E qui sorprende l’atteggiamento di quello del Consiglio. Giorgia Meloni, capo del Governo di un paese che ha gravi e urgenti problemi, e che si reca, proficuamente pure, sugli scenari internazionali più importanti, spende, appena tornata dalle vacanze, circa due ore del tempo che non ha, per discutere di una cosaccia con un suo ministro che avrebbe dovuto presentagli le irrevocabili dimissioni. E fa, il presidente, della verità del ministro la sua verità, la verità del governo. Governo che, lo dico sempre agli stessi, é retto da una maggioranza, ma non è della maggioranza. Il governo è del Paese, Infatti, giura di servirlo con fedeltà e onore. Ancora più sorprendente è che Giorgia Meloni, nel mentre “ conferma” il ministro recita, a microfono unico, la retorica sulla moralità dei comportamenti di chi é salito sulla barca che lei ha saputo portare in mare aperto.

Questo è il mio pensiero. Ché la Politica, anche questo ho imparato da ragazzo, é anche pensiero nella sintesi degli innumerevoli pensieri diversi, di chi la fa. É, la Politica, capacità faticata di elaborarlo, forza di sostenerlo, coraggio di dirlo, intesi unitariamente, come rafforzativi elementi delle idealità e della morale. Comunque, a chi voglia giudicare dai fatti, ne valuti uno prima che la gentile signora in campo ne porti, come sembra “ comunicare “, altri ancora. Uno solo e si ponga la domanda. Una sola. Questa: che ci faceva nella stanza del ministro, nelle stanze del ministero, accanto alla persona del ministro in uscite pubbliche, una signora che non aveva alcun titolo, per starvi, più o meno tempo, come afferma, nella sua verità, lo stesso ministro? Basta una risposta. E la dia chi voglia di lor signori. Franco Cimino

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