di FRANCO CIMINO
Da molti anni, e non perché i miei siano più pesanti, a chi mi complimenta dei suoi giudizi sulla mia persona, rispondo in un certo modo. Lo riassumo nel dialogo quasi testuale:” Sei intelligente , Franco”- Io:” lo so”. Loro:” Sei proprio bravo e preparato.” Io:” lo so.” Loro:” Come scrivi e parli tu, pochissimi.” Io:”Lo so.” Loro: “ In politica ci vogliono persone, come te.” Io:” Lo so.” E continuo dicendo:” mi scuso di apparire , e forse lo sono, presuntuoso, ma tutto questo che mi dici lo so. Dimmi mo’ ca mi vo’ bena!” Dimmi che mi vuoi bene. É di questo che ho bisogno! Solo di questo. Pure solo un poco. Ché mi serve, ora.” Oggi, la società è chiamata a celebrare la giornata degli abbracci. A me non piacciono le giornate dedicate, ma alcune servono per ricordarci ciò che abbiamo dimenticato. Ovvero, per imparare un qualcosa che non conosciamo. Abbracciare è un gesto che non facciamo quasi mai. Lo consideriamo inutile, ridondante, retorico, anacronistico. Addirittura, una perdita di tempo, ché abbiamo sempre fretta di andare sui posti in cui saremmo già in ritardo. Altre e più volte, ci nascondiamo dietro il nostro carattere.
È riservato, timido, essenziale, “suggestionusu”, diceva mia madre. Del tipo:” vorrebbe, ma non ce la fa.” Per cui, oltre alla giustificazione, dovremmo pagargli il danno suo proprio, o addestrare un gruppo interforze per sostenerlo. Gli abbracci spesso non li facciamo, perché non ne conosciamo il vero significato. Essi sono, invece, fondamentali in ogni relazione affettiva. Hanno diverse motivazioni, nel significato unico e universale. Quelle di un padre verso il figlio:” Stai sicuro, ti proteggo con il mio amore, la forza più grande. “Di una madre:” resterai sempre qui, dove ti ho tenuto dal tuo primo vagito. Anche quando andrai lontano.” L’abbraccio a un amico:” ti voglio bene, ti sarò sempre accanto nelle tue fatiche e difficoltà.” Quello a un viandante, uno sconosciuto incontrato nelle vie della povertà e della disperazione e della solitudine, le sue:” Non ti conosco, fratello mio, ma ti riconosco perché sei uguale a me. Io ti rassomiglio nella umanità che ci fa umani, figli dello stesso Unico Padre o della Natura. Figli uguali della Vita, pur questa diseguale.” L’abbraccio verso il proprio Dio, a Gesù e a Maria, se Cristiani.
“ Io abbraccio te, per sentire il Tuo abbraccio che non ho compreso, voluto. “ E, infine, per tutti, l’abbraccio che non facciamo davvero mai. É quello del dopo aver fatto all’Amore, quando ci distacchiamo subito del corpo dell’altro, il corpo appena posseduto o, non poche volte, “ subito”. Se restassimo ancora e tanto tempo nell’abbraccio, questo direbbe a entrambi la cosa più bella oltre al Ti Amo. Questa:” Grazie. Solo grazie. Di avermi preso, di esserti donato/a. Di avermi aiutato a esserti. A riceverti. Grazie, di aver attaccata la tua pelle alla mia. Di avermi, tramite essa, fatto sentire la tua anima e io a te la mia.” E, poi, ancora: Ti abbraccio più forte, quasi a farti male, affinché il mio cuore raggiunga il tuo, e battano insieme.” Oggi, durante la mia lunga camminata, mi fermerò con chi potrò farlo. E dopo le parole solite, lo/a guarderò negli occhi e dirò:” Abbracciami. Forte. Anzi, aspetta, t’abbrazzu eu.”
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736