di FRANCO CIMINO
"Gianmichele Bosco è il nuovo presidente del Consiglio Comunale. E, finalmente, la massima assise cittadina può prendere a funzionare a pieno regime. La votazione è stata preceduta, è seguita, da alcuni brutti momenti che rimandano a tempi in cui, lunghi fino a oggi, l’aula è stata trasformata in una sorta di ring all’interno di una vecchia osteria in cui il vino insincero, come la brutta politica, animava le discussioni “ tra amici”. Sono certo che il nuovo Presidente, che vuole “ onorare il suo impegno con la massima severità e rigore”, eviterà con fermezza anche caratteriale, che questa istituzione si ripeta nelle sue precedenti peggiori manifestazioni. Gianmichele Bosco, per il percorso politico che l’ha portato dalle lotte nelle piazze e dalla sinistra non parlamentare al vertice di una delle più importanti assemblee democratiche, e per l’importante intervento svolto ad inizio di mandato, dirò in altra occasione per come egli e le sue parole meritano.
Oggi mi preme sottolineare il fatto più importante per i notevoli altri fatti che esso ha generato. Il principale è che sia nata una nuova maggioranza intorno a quel sindaco che dalle urne non l’aveva ricevuta. Lo si chiami come si vuole il voto “ aggiunto” su Bosco, responsabilità verso la Città, disponibile attesa verso il nuovo sindaco o negli altri modi che le parole inventeranno. Ma la sostanza dice che vi sono diciotto consiglieri che hanno cambiato la geografia dell’aula, e anche il significato della volontà popolare, ponendo le basi per una maggioranza polita e amministrativa.
Chi mi conosce sa, per la mia lunga coerente storia personale e, taluni, per averlo appreso di recente dalle mie stesse argomentate parole, che mi sarebbe risultato più facilmente comprensibile e più eticamente accettabile che la forza straordinaria del sindaco eletto al ballottaggio in ragione proprio di una mancanza organica di maggioranza politica consiliare, sarebbe stata più libera e più credibile, di operare per il bene esclusivo della Città, avendo essa stessa la capacità di stimolare, nei modi e nelle forme più democratiche, la responsabilità dell’aula e dell’intero corpo consiliare. Il tutto in quella casa di vetro che dovrebbe essere l’aula e sotto gli occhi, riaperti, dei cittadini. Ma in politica mi dicono che conti il realismo e la “ prassi”, il decidere più che il governare, il restare seduti più che in piedi pronti a camminare, anche per andare, e allora, dico anch’io come mio padre, che “cosa fatta capo ha” e che chi vince sulle battaglie ingaggiate, volute o subite, ha “sempre ragione”.
La situazione post elettorale da rovine di guerra, avrebbe razionalmente richiesto una pausa delle ostilità, una sospensione dei propositi di rivincita, un tentativo di conciliazione tra le parti, un volenteroso sforzo di ricerca dell’unità. Invece, si è preferito il mantenimento degli assetti di guerra trasferendo tutte le più preziose risorse nella ricerca di nuovi apporti e alleati o in quella, più faticosa, di mantenere le proprie truppe. Si è cercato lo scontro e scontro é stato fino all’ultimo. E in ogni scontro, si sa, c’è chi vince e c’è chi perde. E questo al di là di ciò che si vede apertamente. Chi ha vinto questo scontro durissimo? Ha vinto certamente il Sindaco. Ha scelto da subito Gianmichele Bosco e su questa scelta, i cui motivi sono di certo molteplici, ha impiegato tutta la sua forza e la sua autorevolezza. Ma hanno vinto anche le suggestioni che provoca in tutti, specialmente i meno avvertiti politicamente, il potere che si concentra nella carica di sindaco. Carica che, in questa città, per via delle sue debolezze culturali, viene concepita da sempre in maniera alterata. Ha vinto, ancora una volta, in qualche modo, il potere.
Quello piccolo di una piccola Città, assai lontana dai poteri che contano davvero. Tutti gli altri hanno perso. In particolare chi, perdendo due volte consecutivamente nello stesso spazio e nello stesso tempo, qualche problema dovrebbe porselo e le dovute conseguenze dovrebbe trarle. Perché così detta la Politica. Quella vera di tante stagioni fa che oggi non ci sono più.
Se il Sindaco ha fatto cappotto, qualcuno il proprio l’ha perso per strada e l’inverno si avvicina. Perde il centrodestra che nella città capoluogo ha perso, per dirla come il mio papà, “ l’occhi e i pinnulari”. Dappertutto, anche in Calabria, dove opera un suo potentissimo presidente di Regione, il cui consenso cresce anche in simpatia personale, questo centrodestra, dato stravincente anche per il prossimo venticinque settembre, perde. E alla grande, per quantità. Di chi è la colpa? Certamente di quei pochi che lo “ guidano”, nelle tre formazioni che prevalentemente lo costituiscono. Dopo la pesante sconfitta sull’elezione del primo cittadino, al primo e al secondo turno, non cercare nell’elezione del presidente del Consiglio una via diversa da quella su cui essi hanno insistito caparbiamente, è stato un errore. Per se stessi, per il Centrodesta e per la Città. Un errore da incapacità politica, contro la Politica e la sua possibilità di rinnovarsi e di ricostruirsi. Un errore, che, a mio avviso, graverà pesantemente sulle prossime elezioni politiche, mettendo in serio pericolo le previsioni della vigilia. Specialmente, nei due collegi uninominali, nonostante le scelte( pure discutibili, ma che io qui non discuto), effettuate dalle forze loro avverse.
Sono passati due mesi dal dodici giugno e da quel venticinque che potrebbe sancire la grande svolta di Catanzaro, che i vincitori dichiarano di voler fare grande. Sono state settimane di insistita campagna elettorale, in cui vuote argomentazioni polemiche e propagandismo artificioso, hanno ulteriormente riscaldato l’aria rovente di questa estate abbandonata tra alibi del “ non possiamo adesso” e ritardi gravi nel pensare e iniziare a fare ciò di cui la Città ha bisogno. Adesso, come molti hanno promesso. E non dopo, come alcuni lasciano che si dica. Questa giornata odierna sia, pertanto, quella della sincerità. Ogni cosa, istituzionalmente e politicamente, disordinata è stata messa a posto. L’ordine è in qualche modo ricomposto. Le cose e le forze, quale che sia stato il modo utilizzato(la democrazia lo rende legittimo), sono visibili. Adesso, fuori dalle furbizie, dai tecnicismi, dalle resistenze e dagli alibi, si inizi a governare sul serio. E pienamente, avendo tutti rispetto dei due elementi fondamentali della vita democratica, la maggioranza, questa o altre che si formeranno, e dell’opposizione, questa e quella che sarà determinata dagli ulteriori sviluppi delle dinamiche politiche. Ché in democrazia non solo ci vuole un governo e una maggioranza che lo sostenga. Ma anche, e di più, una minoranza che sia opposizione a quel governo e a quella maggioranza.
La differenza sulle qualità, la potrà fare solo l’onestà personale e politica con cui si opera all’interno dei due campi. All’onorevole Gianmichele Bosco , che sono certo sarà un buon presidente, e all’onorevole sindaco, che sono certo sarà un buon sindaco, rivolgo gli auguri più fervidi e sinceri di buon lavoro e di buona feconda reciproca collaborazione. All’onorevole Sindaco, in particolare, consiglio, e chiedo, di non restare seduto, come il suo predecessore, nello scranno accanto al Presidente, ma di scendere di un livello, per occupare il centro dei banchi del governo, come previsto anche dalla ingegneria istituzionale e da quella fisica dell’aula, affinché sia visibile, anche plasticamente, la distinzione dei due ruoli e la rimarcata autonomia, dell’uno rispetto all’altro nelle rispettive funzioni".
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