di FRANCO CIMINO
C’è guerra! Non la vedi la guerra? Pensavi non esistesse, così t’hanno fatto credere, invece è sempre esistita. Credevi fosse lontana, che il suo rumore non si udisse? Invece, è qui vicina a te. Ci è arrivata piano piano, una guerra piccola alla volta, una regione più piccola dietro l’altra. Ora che è davanti alla tua porta, ti fa paura. Adesso le urla disperate delle madri e il silenzio assordante dei loro figli, li senti? I bambini non piangono più. Lo senti questo assordante silenzio? E senti le grida dei soldati feriti e il respiro interrotto di quelli che muoiono? Sì, li senti. E provi fastidio, lo so. Adesso lo provi, come quando la pioggia si fa temporale e i tuoni fanno rumore e i fulmini spaventano pure le nuvole nere. C’è la guerra, non la vedi? È entrata nelle nostre case.
La televisione, che una volta “diceva”, adesso ci mostra le immagini più drammatiche. La rete fa il resto, ché il suo mestiere è quello di prendere tutto, anche la spazzatura, per farlo girare, caricandolo di ulteriore cattiveria e aggressività. C’è la guerra nelle nostre strade. La fanno i nemici inaspettati contro nemici imprevisti. Il “mordi e fuggi” della guerra mondiale. Gruppi organizzati, cellule impazzite, lupi solitari, contro il primo che capita, la prima stazione, il più vicino aeroporto, la scuola dei bambini, i parchi dello jogging, le discoteche del ballo, le piazzette davanti ai pub e alle osterie o dentro gli alberghi di lusso. Ogni spazio è scenario di guerra. Il nostro camminare si fa pericoloso.
La libertà che abbiamo sognato e auspicato sempre più libera, è diventata la nostra prigionia. C’è guerra, la fanno pure i nostri ragazzi, nelle scuole. La chiamiamo bullismo, e la chiudiamo lì. La fanno i nostri adolescenti, nelle vie aperte e di giorno, ché la notte serve ad altro. I nostri ragazzi ancora bambini, che si organizzano in bande per somigliare ai camorristici mafiosi di ogni genere. Alle statistiche affidiamo i numeri ancora piccoli in percentuale, e la chiudiamo qui. Intanto, le città sono sempre più deboli e insicure, e gli spazi della vecchia comunanza sono diventati i non luoghi delle metropolitane. C’è la guerra e l’odio che la genera. Contro il nemico. Chi è, ti domandi, il nemico? È quello dopo il confine. Quello della porta accanto. Il nemico sempre uguale. È quello della nazione altra. Quello che possiede la terra che vorremmo nostra. Quello a cui neghiamo la terra che è sua.
Quello che non può stare nella propria terra, che da questa fugge per cercarne un’altra che lo ripari dai motivi per cui si fa straniero respinto. C’è la guerra dei popoli al loro interno. E quella di una normalità contro le diversità, categorie ambedue concettualmente inesistenti, antropologicamente sbagliate. È guerra contro i bambini. E contro la Vita. Contro il futuro. E l’Umanità che lo rappresenta. Lo promette. C’è la guerra e chi cerca di dividerla in ragioni e torti, mentre l’orrore sembra non raggiungere mai l’apice della inaccettabilità. È cambiato il parametro della sua misurazione.
Non ci siamo assuefatti ad esso. Non ci siamo abituati al male profondo, ricevuto storicamente dal nazi-fascismo e dal totalitarismo comunista. Finora, è stato così. Oggi è diverso. È cambiato il nostro senso della storia, la nostra concezione dell’essere umano, la sua presenza e il suo compito nel mondo.
Non più quello di costruttore di cose nuove, di ideatore del buon avvenire. Non più l’architetto della felicità. Non più l’edificatore della Pace, senza la quale non esiste la felicità. Ché la Pace passa solo per le pur strette vie della giustizia e dell’eguaglianza nella decisa affermazione della Libertà. Di tutti. Di popoli. Di terre e confini. Di mari. Delle persone. Tutte, nessuna esclusa.
Ci siamo assuefatti al disvalore più pericoloso dal quale è difficile tornare indietro. Il disvalore che respinge la vita, degli altri, e mette la morte, degli altri, come fattore ineliminabile della dinamica sociale e della dialettica della storia. Oltrepassato interamente questo confine c’è la fine dell’Umanità. L’oblio dell’uomo. C’è la guerra, non la vedi anche tu?
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