di FRANCO CIMINO
Un ente pubblico, specialmente se di derivazione democratica, quale è la Regione, quando si fa portare al TAR, che è uno strumento prezioso della Giurisdizione, dove quasi sempre soccombe alla parte avversa, pone due problemi in uno. Il primo, che potrebbe aver deliberato con scarsa attenzione e competenza. Il secondo, che potrebbe aver deciso sulla base di interessi partitici, di corrente, clientelari, o d’altro genere che mischierebbero ignoranza ad affare. Al buon fine, questo problema unitario diventa questione morale e quindi democratica. Non bisogna andare molto lontano per cercare le cause della crisi profonda in cui si trova la Calabria da molti anni, continuando a passare i quali la condizione di debolezza diventerà sempre più strutturale. Forse, insuperabile. Le decine di nomine che a Consiglio regionale scaduto sono state fatte, e non solo dalla maggioranza, in ultimo quelle dell’altro ieri, (sembra soltanto ad utile della solo area di governo regionale), dimostrano quanto sia radicato il male peggiore.
È, questo, l’uso strumentale delle istituzioni, l’atto più grave della corruzione politica, fonte di tutti gli altri mali, di fronte al quale sosta immobile e forse interessato, tutto quel variegato mondo della formazione morale e della cultura che ancora non batte un colpo di indignazione e di impegno costante a favore di un vero cambiamento della politica, delle classi dirigenti, dei meccanismi che drogano la selezione dei meriti, la distribuzione delle responsabilità e quella delle risorse umane ed economiche. Potrebbe ascriversi alla sommatoria di questi elementi, la decisione assunta dalla Giunta regionale che, secondo procedure ad occhio più distratto molto opinabili nella forma e nella sostanza, ha deliberato l’esclusione dai finanziamenti per il bando “ Grandi Eventi” di quattro Festival considerati tra i più importanti dell’intero Mezzogiorno.
Bastano i loro nomi, anche soltanto quelli degli storici inventori e promotori degli stessi, AMA Calabria di Francesco Pollice “da”Lamezia, Peperoncino Jazz Festival, di Sergio Gimigliano da Diamante, TRAME , persone e libri contro le mafie, di Gaetano Savattieri, da Lamezia Terme, Il Festival d’Autunno, di Antonietta Santacroce, da Catanzaro, per capire quanto essi, insieme a Ruggero Pegna e a pochi altri, hanno concretamente operato per abbinare cultura e svago dello spirito nella, probabilmente meglio “corredabile”, promozione della nostra terra. Non ripeterò i numerosi argomenti che plasticamente evidenziano davanti al Tribunale Amministrativo gli e(o)rrori commessi dall’Esecutivo e le argomentate ragioni, presentate dai ricorrenti danneggiati e che bene ha saputo sintetizzare il consigliere Pitaro nella sua articolata interrogazione al presidente facente funzioni. Anche questa è una battaglia vinta. Ovvero, un’altra sconfitta della istituzione. Ciò che, però, mi preme sottolineare è che tutto questo si è potuto verificare perché manca,e non da oggi e non solo con questa ultima amministrazione regionale, una chiara visione della Calabria. Una visione bella e alta, che nutra qualsiasi piano di sviluppo, anche questo mancante, di una serie di strumenti culturali che valorizzino le nostre ricchezze, a partire da quelle storiche e identitarie per non finire a quelle proprie della terra, intesa come risorsa per l’agricoltura e il turismo e come luogo di conservazione dei beni culturali più preziosi, di cui siamo inconsapevolmente ricchissimi.
Tuttavia, anche intorno agli interventi finanziari sugli eventi culturali e dello spettacolo, occorre che in una nuova Politica si impieghi il meglio di competenza nella selezione e il massimo rigore nel controllo della gestione dei fondi pubblici assegnati a privati ed associazioni per quanto volenterosi e illuminati. Deve essere finalmente dismessa quella brutta logica dell’assegnazione a pioggia, a favore di clientes ed amici, dei fondi per la cultura e lo spettacolo. In tutti questi anni sono stati tantissimi quelli elargiti a piene mani a chiunque, più spesso a quanti con la cultura vera non hanno avuto nulla a che vedere. Se la Calabria, nonostante questa pioggia di finanziamenti, resta ancora una delle regioni più arretrate su tutti i piani, un motivo è certamente la scarsa attenzione verso il denaro “ prestato” e la insufficiente produttività di gran parte delle manifestazioni promosse, con talune di queste che altro non hanno mai fatto che aggiungere denaro pubblico a quello che lo spettatore di suo già impiega per acquistare il biglietto, ben caro, per assistere agli spettacoli. La Regione ed i comuni devono sostenere, all’interno di un progetto complessivo ed unitario, solo quelle idee e quelle progettualità che rispondano effettivamente alla strategia di un’autentica promozione della cultura, e della cultura locale, e di valorizzazione delle qualità artistiche presenti nel territorio oltre che l’immagine della nostra terra, anche attraverso le diverse creatività interne e la più “ colta” e popolare contaminazione con le arti espresse dalle molteplici altre culture nazionali ed internazionali. Perché la cultura nutre e con essa si mangia, altroché!
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