Franco Cimino: "La strage di Firenze nella guerra contro i povericristi"

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images Franco Cimino: "La strage di Firenze nella guerra contro i povericristi"
Franco Cimino
  17 febbraio 2024 15:50

di FRANCO CIMINO

 Una nuova strage sul posto di lavoro. Una nuova divisione tra le forze politiche, tra l’attuale maggioranza, ieri minoranza, e l’attuale minoranza, ieri maggioranza. Come per dire che in Italia si muore nei cantieri tutti i giorni per tutti gli anni. Oggi è Firenze ad essere colpita dalla morte di cinque operai, e tre feriti gravi, negli otto totali presenti sul cantiere ieri mattina. Il pensiero è che se ve ne fossero stati di più, la tragedia sarebbe stata di proporzioni indicibili. Siamo in Europa, terra della civiltà e della cristianità comunque coniugata. Ed è nuovamente successo in Italia, il Paese della Libertà e della Democrazia, che Libertà cura e organizza nelle sue molteplici istituzioni.

Banner

Il Paese della solidarietà e della Costituzione che, mettendo al suo centro la Persona, fonda la Repubblica sull’attività umana che più onora l’essere umano più lo gratifica, il lavoro. Invece, qui si muore a causa del lavoro. E del lavoro più umile e faticoso, il lavoro operaio. Il lavoro, qui, nello Stato delle garanzie e delle leggi più avanzate, precario e sfruttato. Male assicurato , e peggio ancora malpagato. Operai schiavi, come quelli delle campagne, dove la morte non manca.

Banner

Operai non specializzati, come quelli che vanno a fare le raccolte di diversi frutti nei campi. Siamo in guerra. Una guerra vera. Contro un nemico invisibile, ma che avrebbe un volto e un nome se li sapessimo associare a quelli che tra pochi giorni saranno incolpati dalla Procura, per poi essere assolti dopo anni di lunghissimi processi( alla scordata, diciamo da queste parti) di tutti i reati, gravi, che la nostra legislazione contempla in queste tragedie. Il nome, egoismo! Ma chi sono gli otto operai caduti? Tranne un italiano sono tutti stranieri. Un italiano su otto. Il motivo è noto e non saremo qui a ritrattarlo. Attiene alla crisi culturale del nostro Paese. Che viene da lontano. Gli altri sono immigrati, Quattro marocchini e tre rumeni, per essere precisi. Due di questi, se le notizie saranno confermate, sarebbero addirittura clandestini. Immigrati, cioè, senza permesso di soggiorno. Questo fatto rende la situazione, tutta italiana, ancora più drammatica, pur se ipocritamente coperta da tutti coloro i quali vogliono nascondere le proprie responsabilità. Responsabilità politiche e morali. Generalmente umane! Si legano strettamente, infatti, due delle questioni più gravi del Paese, il lavoro, tra dignità e sicurezza, e il rispetto di chi viene da noi per conquistare, attraverso il lavoro, dignità e sicurezza.

Banner

Temi vecchi quanto questa brutta politica, che voglia ammantarsi di nuovo. La preoccupazione è che ancora una volta, e più delle altre volte, non accadrà nulla. Non accadrà nulla sul piano dei provvedimenti e delle norme. Per esempio, chi pagherà per queste vite perdute? Chi pagherà non solo in soldi, non solo giudiziariamente, ma moralmente, per queste perdite immani? A Firenze e in Calabria come in Lombardia, nessuno avrà l’imbarazzo di incontrare i volti dei familiari, mogli e figli, tornati o rimasti nei propri paesi a ricevere i pochi soldi dall’Italia.

Nessuno li pagherà. Chi se li ricorderà, quei nomi. Chiamiamoli tutti “Mohamed”, il nome che nessuno ricorderà. Di loro nemmeno una targa su una via delle più lontane nostre periferie. Anche i giornali, televisioni e web, li dimenticheranno presto, per fare posto a una nuove notizie in questa società che non se ne perde una di quelle sempre più clamorose. È di ieri quella di un padre, e della di lui figlia, che stermina la propria famiglia. No, non mancheranno le notizie che occulteranno quest’ultima. Siamo nel secolo della violenza che domina i rapporti umani. Il secolo della perdita del valore del vita. E di quello della Persona, per la quale la vita propria e le altre vite intorno è stata concepita la Democrazia. Tutto passerà in un lasso di tempo. Ma il dramma più grande, insieme, alle guerre, resta. Quello della dicotomia tra il morire sul lavoro e il morire per la mancanza del lavoro. Oggi, anno ventiquattresimo del terzo millennio.   

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner