di FRANCO CIMINO
Il nuovo anno sta per iniziare allo stesso modo di quello che sta per finire. Guerre ancora. Sono tante in troppe regioni del mondo. Fame e miseria. Crescono a dismisura, tanto quanto la ricchezza scandalosa dei ricchi. Il novanta per cento della popolazione mondiale, i poveri. Il dieci per cento, forse meno, coloro che possiedono il novanta per cento della ricchezza del pianeta. Il trenta per cento degli esseri umani, forse più, vive la condizione disumana della povertà estrema. Dieci unità di quel dieci percentuale, detengono una ricchezza talmente incalcolabile da essere più influenti e più potenti degli stessi Stati in cui vivono. E in cui accrescono il loro patrimonio e la loro forza “ capitalistica”. Lontani dai loro“ marciapiedi”, i diseredati. Gli emarginati. Gli esseri umani abbandonati anche dal loro Dio, per il quale vanno mandati a morire nei campi di battaglia. A Gaza si muore ancora. Non solo di bombe sputate dal Cielo. Non solo di fame. E di sete. Non solo di malattia conseguente. Non solo di epidemie. Si muore di freddo. L’inverno sarà lungo e il freddo è il nuovo nemico. Ne muoiono sempre lì, nella drammatica Striscia, e nei vicini campi profughi, in Siria e nello Yemen, a centinaia al giorno. Soprattutto vecchi e bambini, le due generazioni più delicate e cariche di simbologia della Vita. Le più belle. I padroni delle guerre non sono mai stanchi. E non si ammalano mai. Continuano a fare sparare. Comandano ancora di bombardare. E cosa e dove, poi, se non c’è più nulla da abbattere? Nessuna popolazione da sterminare. I pochi rimasti non si reggono neppure in piedi. Molti non sopravviveranno alla mancanza d’acqua e di cibo, di medicine e di vestiario. Senza un tetto sotto cui proteggersi e un letto sopra cui riposare, la vita è più debole di un fiammifero al primo soffio. L’anno nuovo sta per finire con le dichiarazioni solenni dei signori delle guerre che tutte queste cesseranno. Si aspetta il venti gennaio di Washington, le feste intorno a questa data, e il nuovo festeggiato, come i cristiani aspettano il Messia della salvezza. Le guerre dovrebbero cessare, pensate un po’, per volontà di un presidente di una superpotenza fisicamente presente con la sua forza ovunque. Un presidente arrogante e concettualmente “ bellicista”, nazionalista e sovranista per stile e cultura, un uomo che sembra più la macchietta di un dittatore che non il capo di Stato moderato, aperto, democratico, “mondialista”. Quello che potrebbe, invece, affiancare Francesco, il Papa, nella sua tenace lotta contro il male che sta divorando l’Umanità, l’odio tra persone e nazioni, l’egoismo e la voglia di prendere sempre tutto ciò che si vuole in danno dei deboli, dei disarmati. Degli sfruttati e dei derubati. Dei poveri di tutto. Anche della speranza. Il venti gennaio, dopo l’insediamento del nuovo inquilino alla Casa Bianca, le guerre, purtroppo, non finiranno. La guerra in Medio Oriente, di questo passo, con questa ideologia totalizzante, finirà solo quando non ci sarà più nulla da distruggere, nessuno da uccidere, gente da massacrare. E non vogliono chiamarlo genocidio ancora. E non vogliono processare alla Corte mondiale di Giustizia chi ha ordinato quelle orribili stragi. La guerra finirà, anche in Ucraina, quando finiranno le armi, i soldi per comprarle e produrle. Quando non ci saranno più soldati in grado di fare una battaglia. Finirà quando il prepotente e il ladro avrà vinto sul debole e presogli ciò che voleva. Le terre, la libertà degli abitanti quelle terre, la coscienza e la storia di quel Paese. Il futuro di chi sarà restato. La Pace, quella piccola, con la lettera minuscola, si farà per assenza di guerre e di belligeranti. E durerà il tempo di riprendere fiato, di riposare le truppe, di allargarle con i ragazzi che verranno. Il tempo di riarmarsi ancora. E con più potenza di fuoco. Durerà il tempo delle parziali ricostruzioni materiali, per poi nuovamente le distruzioni. La Pace quella vera, con la maiuscola, arriverà solo quando i popoli saranno tutti liberi di decidere il proprio destino, di vivere nella terra dei loro padri, di professare liberamente la propria religione, di pregare il proprio Dio non mettendolo contro il Dio degli altri. Quando i popoli vivranno liberi nella propria terra e in essa costruiranno il proprio Stato. Terre e stati, regolati da confini chiari e sicuri, per un domani in cui un nuovo ordine mondiale, fondato sulla Giustizia, nell’equa distribuzione delle risorse del pianeta, sulla Libertà, nella Democrazia più semplice e “universalizzabile”, sarà finalmente edificato. E senza più confini di alcun genere. Un ordine mondiale che abbia un solo obiettivo, valorizzare la vita degli esseri umani, difendere la Natura e ogni suo bene. Che il duemilaventicinque sia l’anno dell’inizio di questo progetto umano. Di questa umana speranza. Io ancora ci credo. Sì, ancora io lo spero.
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