Franco Cimino: "L'idea dell'estate di Catanzaro, la festa e i festeggiamenti. Il patrono e le persone"

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Franco Cimino
  18 luglio 2022 20:54

di FRANCO CIMINO


Un mio giovane amico, la cui intelligenza e sensibilità amo più della sua stessa giovinezza, dentro di me, per amara fortuna, ancora resistente, la mia, pur condividendo la mia riflessione su come utilizzare il Santo Patrono per creare nuova sensibilità civica e nuova ricchezza materiale, (per quella spirituale ognuno penserà per sé), ha ritenuto, con sottile ironia, esagerata la mia proposta di un mese di Festa su tutta la Città dal sedici luglio in avanti. La mia proposta, per nulla nuova, anzi molto datata nel mio lungo impegno, parte dal Santo, “ utilizza” quella data del calendario, per muoversi agevolmente lungo quasi tutta l’estate e lungo tutto il territorio comunale che ha il diritto di vivere pienamente l’estate del cittadino. Quella stagione particolare, che io amo definire “

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L’Estate di Catanzaro, da quartiere a quartiere, dai diversi centri al Centro del Centro storico.” È una iniziativa, questa, dal profondo carattere culturale, nella quale la Cultura agirebbe come motore della unitaria e unificante attività amministrativa-politica. Servirà a superare le tre più gravi separatezze, che hanno prodotto ogni genere di divisione, anche territoriale, all’interno della Città. La prima riguarda i diritti, e la morale in essi contenuta. Catanzaro, Città della solidarietà, dell’accoglienza, della giustizia e della ricerca del senso della vita e delle cose, ne creerà uno nuovo. Lo creerà quasi di sana pianta. Questo: l’estate, non è una stagione generica. Lo è anche della vita delle persone. Ha quasi gli stessi significati che il “ ritrovato” Giorgio La Pira assegna alla Città, come spazio vitale della persona. L’estate, infatti, è Tempo. Dell’uomo. Del riposo dal lavoro. Della serenità dalle angustie e dai tormenti. Dello svago dai ritmi stressanti di questo incerto vivere. È certezza dello spazio dal pendolarismo del non luogo, della non città. È cura di sé dalla trascuratezza personale. È cura del sé dal pericolo dell’alienazione dell’Io. È libertà da quella quotidianamente frustrata, reietta, ingannata. È verità di noi dalla perdita del noi e del senso di comunità. È cibo buono, frutta fresca, vino buono e birra ghiacciata, dal fast food giornalieri o dalla precarietà della tavola degli inverni lunghissimi. È leggere dall’essenza di libri. È voglia di scrivere per la mano che ne ha perso l’abitudine. Infine, l’Estate è occhi puntati sui cieli stellati delle notti all’aperto che non finiscono mai. Se l’Estate è tutto questo, come di certo lo è, allora essa è un diritto per tutti. Quella catanzarese dovrà essere un momento della cultura delle parità e della politica delle eguaglianze. Il Comune, promuovendola, dovrà garantire che tutti i catanzaresi, e per essi intendo tutti coloro che vivono nel nostro territorio, nessuno escluso, ne possano godere. In particolare gli anziani e i bambini, ché anche loro è la Città. Come lo è dei forestieri che hanno perduto la terra e la patria, come alberi sradicati dalla terra o bruciati dal fuoco dell’ingordigia e dell’inganno. Per realizzarla, questa Estate, dovranno essere impegnati tutti il livelli e tutti gli strumenti della macchina comunale, dai Servizi Sociali all’Urbanistica, dall’Ambiente ai Lavori pubblici e ai Trasporti, dallo Sport alle attività del Mare, dalla Scuola all’Università. Vedete che la Cultura è il motore di tutto?

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Anche dell’Economia. Altro che con la Cultura non si mangia! Si mangia eccome! Si mangia non a sbafo, ma ciò che materialmente essa produce. E secondo la più giusta distribuzione. Del pane che offre alla mente e dell’acqua che disseta lo spirito, non occorre neppure palarne. Dovremmo sforzarci a cercare la prima cellula dell’ovvio, se lo facessimo. La seconda separatezza, da cui deriva sottilmente la terza, è data dalla cattiva concezione della nostra realtà urbana. Una concezione che danneggia Catanzaro e la svuota di una sua fondamentale Bellezza, quella in particolare di essere Città del mare e dei monti( quelli della nostra Sila). Qui da noi, essi si trovano talmente ravvicinati che, come più volte ho detto, non ci accorgiamo che di giorno si guardano intensamente e la notte, con la complicità della luna, fanno all’amore. È dalla Natura, dono di Dio o di se stessa( lo dico per i non credenti), che Catanzaro è il luogo dell’Amore, che ogni altro amore genera. Pensare alla nostra estate soltanto come l’estate del mare e, quindi, al mare, genera quelle contraddizioni socio-culturali e quel disordine che tutta Catanzaro, e in special modo modo la sua Marina, stanno pagando a duro prezzo. Il quartiere a Sud, in quei sessanta giorni, in particolare nei trenta che stanno in mezzo, è diventato lo spazio libero e senza regole del divertimento sfrenato, del chiasso infernale, del sovraffollamento soffocante, del traffico paralizzante. E dell’economia alterata, dove il denaro fa un circuito sbagliato e un cerchio imperfetto, in mezzo ai quali prosperano forze del male che sono diventate padrone assolute e incontrastate di metà territorio comunale. La ‘ngragheta ne ordina la regia e le regole senza neppure impegnarsi molto. Le viene tutto di filato. Anche di condizionare, con la sola sua ombra malefica, quelle ristrette fette sociali che stanno a contatto con certi ambienti vicini a certa politica nascosta. La nuova Estate catanzarese dovrà essere pienamente vissuta da Marina a Sant’Elia, con un momento di centralità geo-logistica che ne esalti e valorizzi la filosofia che la ispira. Perché ciò avvenga si dovrà operare in maniera che buona parte dei catanzaresi vengano trattenuti e tanti turisti attratti, da Santa Maria a salire, secondo quella buona qualità dell’Estate che Catanzaro, tra le poche Città in Italia, può garantire nella sua doppia azione: al mattino distesi al sole cocente della marina, dal tardo pomeriggio a riposare al fresco del vento buono che si muove nella sua parte alta. Riempire di vita e di persone queste parti, finalmente collegate tra loro, significa costruire buona economia e nuova ricchezza, tutte buone e sane. Significa tanta salute e ricchezza, anche ambientale. E riposo e tranquillità, pur nelle molteplicità attività ricreative che riempiranno serate, notti e spazi. Ma di questo parleremo, più specificamente e organicamente domani. Il mio giovane amico, che è pure colto e da tanta curiosità intellettiva stimolato, capirà che un mese di festa è pure poco. Insieme scopriremo che festeggiamenti per San Vitaliano e Festa di Catanzaro, per quanto si integrino, sono due cose differenti.
Franco Cimino

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