di FRANCO CIMINO
Io che le prendo tutte di punta e che per carattere non mi tiro mai indietro nel dovere di esprimere le mie opinioni e, se necessario, battermi strenuamente per esse, io che parlo sempre, non mi risparmio le parole e che quando non le posso dire, per mancanza di “ tribuna”, le scrivo a fiumi, non ho detto nulla sua questione “ Capodanno Rai in Calabria.
Non l’ho fatto per difesa della mia intelligenza sempre adagiata su quella pelle sensibile che copre il cuore. Non l’ho fatto per rispetto di quella dei calabresi, troppo bombardata da ingannevoli promesse e da falsi problemi, tutti orientati dalla vecchia logica di obnubilamento in cui agisce puntualmente la tecnica della distrazione di massa. Non l’ho fatto per non oleare le corde del campanilismo, che oggi si mostra come stupida contrapposizione tra povericristi che non si accorgono che gli è stato sottratto anche il minimo per vivere dignitosamente. E con esso la forza di credere ancora in sé stessi, come persone e come gente, che guarda nella stessa direzione.
Ché l’alba sorge sempre dallo stesso punto. Mi sono detto:” ma come, con tutti i problemi che si aggravano, dobbiamo litigare per un evento televisivo che non porta nulla se non la vanità di qualche politico di mostrarsi in diretta televisiva, ignaro, tra l’altro, del fatto che a capodanno chi va in piazza e chi lo vede in televisione, già con un bei bicchieri di spumante e vino a innaffiare il classico cenone, della propria regione e della propria Città interessa poco? Ma che vada la Rai dove voglia andare. Che mica fa un grande favore a quelle regioni chiamate sempre a “ pagare” con i soldi dei cittadini per un’ospitata di una notte. Si vabbè, il turismo e la sua promozione. Ma non è una rapida carrellata di immagini, nella notte più bianca o rossa che la si voglia considerare, che si promuovono ! Si vabbè, ma vuoi mettere gli alberghi e i ristoranti che saranno riempiti di cantanti e attori, di presentatori e di lavoranti. Ma non è con le tasche pieni di una settimana, che diventeremo ricchi, se poi per undici mesi (tolgo i trenta giorni tra metà luglio e metà agosto), le lasceremo vuote, che si risolleveranno le sorti della nostra terra con il lavoro che arriva e buono.” Mi sono detto questo. E ancora:” pensa e scrivi d’altro, anche perché, l’esperto politico, intelligente governante, di Roberto Occhiuto, che se li mette tutti nella manica della giacca, ha saputo risolvere bene la lite appena sul nascere, evitando che si traducesse nelle solite risse.
Tanto, stanno arrivando i derby del pallone, diretti e indiretti, che le riproporranno.” Infatti, il presidente della Regione, ha deciso in modo incontestabile e devo dire, considerato l’opinabile contesto di cui sopra, intelligente, che il Capodanno Rai si svolga a Crotone, Città importante quanto trascurata (sono d’accordo con questo giudizio), luogo storico, con il suo vasto territorio tutt’intorno, ricco di storia e di bellezza. Città, pertanto, più portata, nell’immediatezza, se aiutata adeguatamente, a tornare a essere ciò che la storia antica le ha chiesto.
E tutto a beneficio dell’intera Calabria, che, va ridetto, o crescerà unitariamente, puntando anche su motori più trainanti ciclicamente, o resterà ferma dove drammaticamente si trova.
E, allora, fatta lunga anche qui, e me ne scuso, mi costringo a dire la mia oggi sul tema. Lo faccio a decisione assunta e, pertanto, accettata. Mi porta a dire, la presa di posizione della famiglia Ferrario che da due anni circa soffre del dolore più indicibile, la lotta inutile che i medici stanno facendo in quel di Bologna per mantenere in vita il figlio bellissimo, ferito mortalmente in una stupida assurda aggressione in una via centrale di Crotone.
Con una lettera pubblica chiede che la Città di Pitagora, culla dell’antica civiltà, non ospiti quel “ Capodanno” nella piazza della televisione. Quella manifestazione contrasterebbe violentemente con il dramma vissuto da quella famiglia e con la dignità di una Città che, anche con questo gesto, sarebbe chiamata a respingere la violenza e la violazione delle regole principali per la tutela della Legalità. Ha ragione, ha torto? La risposta di Occhiuto è stata rispettosamente adeguata a quella protesta. La Rai e il suo capodanno, con la festa popolare, che interesserà soprattuto i ragazzi, si farà a Crotone proprio per le ragioni intrinsecamente presenti nella posizione della famiglia Ferrario.
Alla violenza e all’ignoranza si risponde con il ripristino di una normalità obbligata. Alla morte, inflitta con la violenza cieca e assassina, si risponde con fatti che rilancino la vita e la sua cultura. Una festa in piazza, pur piena di “casino” e di rumori insopportabili per i più, che sono i cittadini lontani da quella piazza, potrebbe, per il Presidente, rappresentare un’occasione utile se non propizia. Ha ragione, ha torto? È il Presidente che ha deciso e ha risposto da presidente che, io credo, si sforzi anche di restare dentro l’abito che precede la divisa, quello di uomo. E, allora, di che parli? Mi direbbe chi mi legge qui. Parlo di ciò che sta in mezzo alle due missive, quella dei Ferrario e quella di Occhiuto. In mezzo ci stanno i numerosi commenti che ho letto in rete, la maggior parte così brutti da farmi venire voglia, se potessi, di annullare e quel Capodanno in piazza e altre manifestazioni cosiddette di effimera spettacolarità.
A Crotone e nel resto della regione. Rispondere a una madre che annega nel dolore più grande e che vi sopravvive solo per quella speranza, che solo una madre può avere, di poter vedere guarire quel figlio bello e forte, giovane e felice, considerato clinicamente morto, nel modo cinico e sprezzante in cui molti hanno risposto, è davvero tanto triste. Al solo pensare a quello che lei sta vivendo, viene da piangere. Occorrerebbe per un solo istante mettersi nei suoi panni, o in quelli del padre o del fratello, per rendersi conto che quella richiesta si tradurrebbe facilmente nel diritto. Un diritto vecchio e nuovo, mai praticato, però, in alcuna parte del mondo, per quell’istinto, diciamo umano, di respingere la morte con il nostro bisogno di vita. “ Ma come possiamo noi cantare con quella…” Lo dice il poeta, per il dolore della guerra. Lo dice la mamma per il suo.
Ma noi, nessuno di noi, sarebbe capace di indossare, perché impazzirebbe, un solo istante quegli abiti. Non lo facciamo per il dolore delle guerre odierne con i loro massacri e mattanze. Non lo faremo, di certo, per quello considerato privato, anche se questo, del ragazzo colpito selvaggiamente, qui da noi, è un dolore tanto pubblico quanto coinvolgente la responsabilità di tutti. Quel ragazzo, è figlio nostro. Quella madre, è la nostra. Non ne pronuncio i nomi, non solo per discrezione, ma perché sono i nomi che chiamiamo in casa. E, allora, si rispetti quel dolore e quella famiglia. E magari si dedichi il concertone del trentuno dicembre a lui, il nostro ragazzo, che amava Crotone e a cui una stupida violenza per uno ancor più stupido senso dell’onore assurdamente condiviso, la vita e quella piazza della festa gli sono state negate. Dimostriamo, anche con questo piccolo gesto, di essere calabresi, cittadini del mondo, uomini e donne per la Pace, che la Pace, nella libertà e nella giustizia, costruiscono. A partire da loro e dalla loro terra.
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