di FRANCO CIMINO
Il presidente del Consiglio Regionale, on Tallini, ha difeso con fermezza la ormai ben nota ordinanza della presidente della Giunta, on Santelli, la quale ha risposto con durezza “ aggraziata” alla richiesta del Governo di ritirarla in quanto contrasterebbe con i decreti del Presidente del Consiglio. Dalle opposizioni,Tallini è stato accusato, in verità neppure con analoga fermezza, di lesione del suo ruolo di terzietà( meglio suonerebbe neutralità). Il presidente, consultati probabilmente i suoi consulenti giuridici, risponde, in particolare al commissario regionale del PD, Graziano, smentendo con ironica determinazione questa accusa. Lo fa, però, con un ragionamento francamente troppo sintetico per definirsi tale e poter sostenere l’accusa sottintesa verso il suo “oppositore”. Tra l’ordinanza del Presidente della Regione e il sostegno offertole dal presidente che in aula siede sullo scranno più alto, si inseriscono due questioni che, a mio avviso, trascendono e la sostanza della decisione amministrativa e la polemica politica innescata sul rapporto tra le due presidenze calabresi e quella di Roma. Mi permetto di esporle nel modo più semplice e più affine alla mia ancora più modesta preparazione giuridica. Lo faccio per un dovere civico, rivestendo la questione un profilo squisitamente politico. Sulla prima questione, la terzietà.
L’intervento dell’onorevole Tallini è stato sollecitatore intervenire dall’onorevole Santelli o è stata una sua decisione autonoma? La domanda è retorica, lo ammetto. Nell’uno e nell’altro caso, il Presidente del Consiglio Regionale è diventato parte in un conflitto che nessuna assemblea ha autorizzato e che, tra l’altro, non trova alcuna aderenza nell’autorità del capo dell’Esecutivo calabrese, neppure nell’interpretazione più elastica del ruolo. Un conflitto tra livelli istituzionali diversi, proprio per le considerazioni sull’autonomia delle regioni, addotte da Tallini, si giustifica solo dinanzi a violazioni di una parte, specialmente se pensata maggiore, delle competenze e dei poteri dell’altra. Ovvero, quando, in una contesa come quella attivata, il Governo agisse, e ripetutamente e oltre le sollecitazioni e le diffide, contro gli interessi di un territorio e la libera capacità decisionale dell’Ente di riferimento. In particolare, nelle materie delegate e assegnate. Si trova qui la seconda questione prettamente politica. In mancanza di alcuna di queste lesioni e in presenza di un atto del Governo riguardante l’interesse generale del Paese , appena annunciato, anche come provvisorio e limitato a un tempo brevissimo, era proprio necessario, utile, urgente e giusto, contrapporsi al Decreto presidenziale sapendo di attivare un conflitto tra istituzioni di cui non si avvertiva davvero alcun bisogno? A quale più utile risultato, per la nostra popolazione, quel gesto voleva puntare? E a quale pratica convenienza economica, se quell’ordinanza incauta, varata a tarda sera e quasi di nascosto, sarebbe certamente caduta su una realtà impreparata ad accoglierla, sugli operatori incapaci al momento a gestirla e sui comuni addirittura spaventati di doverne prendere atto senza essere stati neppure consultati?
La nostra Presidente ha voluta aprire una sfida del tutto inutile nei confronti del suo omologo nazionale. Lei è un avvocato di professione come Giuseppe Conte. Pensa quindi di poterlo sfidare su questo terreno? Ritiene, con la sua preparazione e quella dei suoi consulenti, di poter prevalere sull’inventato “ nemico” e, sborsando soldi nostri per avvocati, di poter vincere in sede legale? E se anche vincesse, potrebbe ritenersi soddisfatta di aver battuto il presidente del Consiglio in uno stupido scontro istituzionale, a memoria, senza precedenti? Ed è utile, in questa fase drammatica, caricare di tensione nei confronti del Governo nazionale la gente calabrese, già in crisi di fiducia verso le istituzioni e piena di rabbia e di spirito represso di ribellione antica? È utile insegnare ai giovani, calabresi e non solo, che un’autorità su cui ricade costituzionalmente il dovere della responsabilità e dell’equilibrio, possa, istintivamente e con scarse ragioni, ribellarsi nei confronti di altre autorità, nonché rompere immotivatamente lo spirito di unità che dovrebbe animare una stessa comunità? E sollecitare, quindi, anche i comuni a fare la stessa cosa nei confronti degli atti e delle ordinanze della Regione? Insomma, è davvero “ rivoluzionario “ lanciare dalla Calabria una sorta di pedagogia del rancore insistito e dello scontro esteso, ovvero del tutti contro tutti e della ribellione purchessia? É facile, pertanto, nutrire il sospetto che l’onorevole Santelli abbia voluto rispondere ad una sollecitazione della sua parte politica nazionale per rafforzare la già dura opposizione nei confronti del Governo e del suo Presidente. E, cioè, che abbia inopportunamente impegnato l’istituzione, con ciò violando proprio quel richiamato principio di autonomia, in una lotta di parte e in una battaglia politica di schieramento. Che su questa incauta posizione abbia successivamente sostato a lungo quando si è accorta di aver conquistato una facile estesa ribalta nazionale, è un fatto che riguarda più, forse, la vanità del politico che non la tecnica più moderna per catturare visibilità e consenso.
Su questo proscenio, ciò che disturba la pubblica opinione è l’aver messo in risalto solo la sua figura di Presidente ribelle e non quella di una Calabria che si ribella. C’è chi dice pure che tutta questa confusionaria guerra al vento serva all’onorevole Santelli per coprire l’inefficienza del proprio governo, le divisione nella maggioranza, l’immobilismo sulla grave emergenza sanitaria, il ritardo nel presentare al Consiglio la sua piattaforma programmatica insieme a un piano di rilancio effettivo della nostra economia post coronavirus oltre che per il bisogno di coprire i gravi errori fin qui commessi. Errori che vanno dalla nomina degli assessori alla gestione della fase di emergenza con particolare riferimento all’organizzazione delle strutture sanitarie e della drammatica condizione in cui versano le strutture per l’assistenza degli anziani. Dicono e sospettano tutto questo. Probabilmente, in modo assai fondato e, forse, addirittura incompleto se si aggiungesse il triste spettacolo delle nomine nelle strutture del Presidente e dei singoli assessori, pedissequamente ripetitive delle più vecchie e deleterie logiche elettoralistiche e partitocratiche in cui l’affidamento fiduciario o la competenza c’entrano sempre assai poco.
Personalmente aggiungo il mio imbarazzo nel vedere e sentire il mio presidente nella radiotrasmissione “Un giorno da pecora” scommettere una cena che fra dieci giorni Conte prenderà le stesse sue decisioni. Quel Conte, ricordo, che aveva da giorni e più volte detto quel che la Santelli avrà pure ascoltato. E, cioè, che se andasse bene anche l’inizio della fase due, a partire dalle regioni meno colpite dal virus, si allargherà la maglia del rigore per consentire a molte attività della ristorazione, e ad altre commerciali, di riaprire gradualmente al pubblico. Insomma, una guerra per nulla, con inutile grave dispendio di energie. Anche nostre, dei calabresi, se per energie consideriamo purel’immagine della Calabria. Peccato!
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