Franco Cimino: "Rosa e la bellezza, l'amore, il dolore e l'incanto"

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Franco Cimino

Franco Cimino ricorda Rosa Mirante

  15 luglio 2023 15:51

di FRANCO CIMINO

È morta Rosa Mirante. Uso raramente questo sostantivo per le persone che ci lasciano. Mi sembra troppo duro, per quanto la morte necessita di essere rispettata e chiamata con il proprio nome. Ma la notizia appena ricevuta, mi fa rabbia. Per quella bellezza sciupata, in lunghi anni di una sofferenza lenta e inesorabilmente crescente se la gioia non interviene a contrastarla. È quella sofferenza che consuma, e non si consuma, sempre sospesa com’è sulla intelligenza e la sensibilità, quando sono grandi nelle persone belle e buone, che la sentono.

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Rosa era bella davvero. Lo era nel fisico statuario e nei colori scuri sulla pelle, nei capelli. Negli occhi. Era bella, nel sorriso sempre luminoso e aperto, con quei denti bianchissimi a far contrasto ai colori scuri. Scuri, talvolta, anche nell’animo della tristezza. Rosa era bella. Lo era per la spiccata intelligenza e per quella fortissima sensibilità che possedeva. Con la prima capiva la realtà e la sostanza delle cose, come pochi altri. Con la seconda percepiva la sofferenza altrui, la cattiveria altrui, la bontà altrui, la fragilità delle persone, il dolore del mondo. E la tenerezza nella Bellezza. Degli esseri umani e della Natura. Dei fiori, in particolare, che più somigliano a quella Bellezza. Rosa era bella, per la sua enorme generosità. Si donava alle persone, come alle cause per cui combatteva senza mai chiedere nulla. Senza mai dolersi di non ricevere nulla. Neppure quando al posto del nulla riceveva, specialmente da persone amate, ingratitudine e il contrario del bene. Rosa era bella, per il suo cuore oceanico, nel quale ci potevi navigare certo che lei ti avrebbe condotto in un porto sicuro. Sempre forte il suo cuore le batteva.

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Per gli ideali in cui credeva. Per l’amicizia, che lei sentiva, per la bellezza che incontrava, per la sofferenza che carezzava negli altri. E per lo stupore, sempre fanciullo, dinnanzi alle meraviglie delle cose semplici, genuine, vere. Le batteva fortissimo quel cuore. Le batteva per amore. Rosa era bella, perché amava come solo chi ama sa farlo. Amava la gente e ogni singola persona in essa. Amava la vita e tutto ciò che la “ correda”. Ma i suoi amori più grandi erano noti a chi ha avuto la fortuna di conoscerla. Gigi, il suo bellissimo sposo, che la ricambiava di un sentimento addirittura più grande. La figlia, Bianca Rosa, che ha seguito sempre. E con passione aggiuntiva per il piacere che le procurava quella ragazza così intelligente e vivace, sensibile e premurosa.

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E, Ciccio, Ciccio Mirante, il fratello amato di una venerazione in cui la stima per la persona sconfinava nell’ammirazione quasi celestiale. È per lui, che seguì sempre(soffrendone molto prima il distacco e poi la prematura morte), che coltivò altri due amori, per nulla secondari, da cui derivò anche una forma similare per altro. L’Amore per Taverna, la loro città di nascita e della prima giovinezza. La città dei genitori e di quel padre, in particolare, che in quel luogo fu persona importante e rispettata. Questo fu un amore aggiuntivo a quello che già sentiva di suo.

L’amore per la Democrazia Cristiana, di cui quel fratello è stato acceso militante e lungamente leader nella vecchia provincia di Catanzaro. Infine, Soverato, il luogo delle lunghe estati trascorse con Gigi e Ciccio, ad arrostirsi sotto il sole che amavano tanto. Il sole che prima li cuoceva e poi gli (ab)bronzava la pelle già bronzea. Ma la Democrazia Cristiana rimase fino all’ultimo il suo amore.

Sempre a sostenerla, da militante attiva fu straordinario il suo impegno all’interno del Movimento Femminile, nel quale davvero profuse energie e fatiche, ma soprattuto quella sua sana intelligenza e quella generosa passione che le valsero la stima unanime degli uomini e delle donne di tutto il partito. Ma solo, purtroppo, quelle simpatie e quelle estimazioni. Null’altro. Il fatto di essere la sorella di Ciccio la penalizzò molto, portandola, anche per la sua umiltà e dedizione gratuita, a restare sempre non uno ma dieci passi indietro quando arrivava il tempo delle cariche e delle candidature.

Era bella Rosa, anche per questa passione per la Politica, per la quale, forse per eredità genetica, era portata. Si fosse chiamata diversamente o fosse vissuta altrove, avrebbe raggiunto sicuramente alte postazioni. Era bella Rosa, perché è sempre rimasta bella. Di quella bellezza fatta di tensione morale e purezza di fanciulla. Di quella bellezza fatta di fedeltà e coerenza.

Rosa rimase sempre democristiana e se ne vantava con orgoglio. Era bella Rosa, perché quando la incontravi ti faceva sentire un gigante, riempiendoti di rispetto, attenzioni, gratitudine per il solo fatto di essere stato un buon democristiano, un politico bello, come piaceva a lei. Era bella Rosa, perché a ogni nostro parlare, ti faceva vivere la gioia di tutti quei sentimenti. Di tutti quei profumi. Di verità antiche, di ideali intramontabili. Lei ti faceva indossare nuovamente tutta quella Bellezza. E io mi sentivo bello davvero. Grazie Rosa, per tutto questo. A nome dei democristiani e mio personale ti dico un GRAZIE sconfinato. Come il tuo amore.  

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