di FRANCO CIMINO
Ma quant’é bella la Egonu! E Myriam Sylla, no? Hanno vinto la medaglia d’oro nella Pallavolo delle Olimpiadi di Parigi. Andy Diaz, bronzo nel salto triplo. É bello, sì. Ma li avete visti che bei colori ha? Sulla pelle. Sulle labbra. E negli occhi. Pure Mattia Furlani, bronzo nel salto in lungo. Uguale. Marcell Jacobs, é bellissimo da quattro anni prima. E che fisico “ bestiale”! E tanto elegante che se lo contendono le case di mode più importanti e le donne più belle. Ma se lo ricordate, era bello pure Tyson. E non era anche elegante e raffinato? Lo dicono pure dei neri di Parigi, che sono partiti con l’aereo di Sergio Mattarella e hanno abitato la residenza italiana nel villaggio olimpico.
Lo dicono oggi, però! Esulta anche la politica. Tutta. Lì, addirittura si fa a gara a che li elogia di più. La Meloni si dice commossa. La Russa, addirittura, avrebbe voglia di mettere insieme il nero della pelle con l’azzurro della maglietta, per dire che l’Inter vince sempre. Il povero Salvini fa tenerezza, con quel dire e non dire, in quella sua robusta dialettica da oscurare anche i più grandi filosofi. Ma a riprendere la scena é tornato dai salotti vellutati di Strasburgo, quel genio di antropologo del generale, che ha raccattato cinquecentomila preferenze alle elezioni europee farneticando sulla purezza della razza italiana. Che dice oggi il genio dalla parlata fine e dal sorriso sempre in bocca, sopra gli abiti eleganti che smentiscono quelli del rigore grigio della divisa con gli alti gradi?
Dice, bontà sua, che quegli atleti sono italiani. Ma di cittadinanza. Specialmente, coloro che sono nati sul ridente suolo patrio, il suo, del generale. E, però, non sono italiani nei tratti somatici. E, poi mostrando a pieni denti quel suo faccione bello, come a dire:” ecco, come me. Io lo sono, guardatemi!” Ma oggi è festa. Abbiamo vinto tante medaglie. Le più belle, le più importanti, sono anche degli italiani neri. E siamo, come durante i primi giorni del Covid, quelli delle sere dell’ affaccio dai balconi e dalle finestre, tutti italiani. Uguali e fratelli tutti. Ma che belli! E che bella quest’Italia così matura e unita. Civile come non mai. Ma visto che ci siamo, facciamo che non duri solo un giorno questa sensibilità multietnica.
Si resti sempre così, e su questi sentimenti si costruisca-dall’antica civiltà magnogreca-romana-cristiana- una nuova Italia. Quella della solidarietà e dell’accoglienza. Quella del salviamoli sempre e non a “ casa loro”. Quella del mare nostro aperto perché è anche il loro. Come lo è nostro, in quanto è di tutti. La nuova Italia del “ portiamoli qui e in Europa se li incrociamo in mare o dentro i cassoni degli autotreni stipati come sardine. E non quella del” teniamoci gli schiavi che ci servono e gli altri rimandiamoli nei lager da dove sono usciti per salvarsi.”
La nuova Italia che non tratti i paesi amici poveri come degli accattoni che, dietro pagamento, si tengono, chiusi in una nuova prigionia, gli schiavi che non vogliamo. Insomma una Nuova Italia, che non distingua più i neri dai bianchi e dagli altri colori. Ché la bellezza umana è speciale perché ha i colori del cielo, del mare, dei prati e dei monti. Più colori, nella stessa natura. Nello stesso universo e nello stesso pianeta. Nello stesso giorno e nella stessa sera. Più colori nella stessa singola persona. E, allora, che Paola, la nera, sia bella ( ed è bellissima veramente con quel corpo statuario e quel viso greco/calabro) diciamolo tutti i giorni .
E che il nero della sua pelle sia incantevole, di seta nera, diciamolo di tutti i neri. Che essere belli e buoni e bravi e simpatici, é facile per tutti i ‘Mbappé e le Egonu del mondo! Come tutti gli altri anonimi, neri e bianchi, lo diventano sempre. Se vincono, però. Se conquistano ricchezza. E potere.
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