di FRANCO CIMINO
Oggi è una bella giornata e, nel contempo, una brutta giornata. Sull’Italia intera splende un bel sole, chiaro nonostante quel velo che lo copre e che tanto preoccupa i climatologi. Un sole caldo di suo e non infuocato e “asfissiato” dai venti che muovono dall’Africa. Un sole chiaro che porta luce viva, non abbagliante l’occhio nudo. Un sole che, finalmente, non brucerà le colture e i campi, non sfinirà la terra che farà in tempo ad aspettare quell’acqua buona che ancora non viene. Un sole che colora d’oro e d’argento il mare calmo. E riposante, anche le bracciate di chi lo nuota e le braccia di chi vi lavora.
È, questo sole, di buon auspicio per Catanzaro, che oggi vede l’inizio del nuovo Consiglio Comunale. Responsabilità, tanta, e un pizzico d’amore, si chiede ai nuovi consiglieri. Il sole chiede che non si faccia di quell’Aula il luogo delle risse, delle ambizioni personali sfrenate, della bugia e dell’inganno. Degli interessi particolari senza la visione di quelli collettivi. Chiede che ci si ricordi sempre che ogni interesse distaccato dai fini, diventa affare, propensione alla caduta della tensione morale. E che si faccia dell’Aula alta il luogo della sana discussione, del confronto e dell’incontro. Si compia, oggi, questa giornata lo chiede, un primo atto in questa direzione, eleggendo, con voto quasi unanime, un presidente del Consiglio Comunale equilibrato, gentile, dotato di uno spiccato senso delle istituzioni e della volontà di unire le forze in campo per il bene della Città. Un presidente che aiuti a costruire in tutti una robusta coscienza politica e quel sentimento-ragione che porti ciascuno a considerare le istituzioni il luogo di tutti e non lo strumento di potere ad uso esclusivo di quanti impiegano la forza muscolare per far prevalere piccoli, meschini, brutti, interessi. Ché Catanzaro non è in vendita al mercato della miseria della politica. E della stupidità. La giornata è bella davvero. E c’è davvero da ben sperare. Anche sull’attività della nuova Amministrazione attiva. E del nuovo Sindaco.
Oggi è, però, anche una brutta giornata. L’Italia intera si è svegliata con la più incomprensibile notizia maturata sulle cronache parlamentari di ieri. Il Governo ha perso la fiducia di gran parte delle forze che lo sostengono ed è andato in crisi. In mattinata il presidente del Consiglio rassegnerà nelle mani del Capo dello Stato le sue dimissioni. Di che forza sarà questa crisi e di che natura quelle dimissioni, lo sapremo nelle prossime ore, ché mica si è capito granché da questo Parlamento balbuziente, anche se ieri, sul tema, apparentemente si è impegnato solo il Senato. C’è chi parla di una crisi di governo irreversibile, che, essendo di natura profondamente politica, segnerà la fine di questa legislatura e l’immediato ritorno alle urne. C’è chi lo dice e chi fortemente lo auspica. C’è chi, specialmente fuori dal nostro Paese, in “oltreatlantico” in particolare, si augura ripensamenti e accomodamenti negli equilibri di governo e che un Draghi più forte ne resti al comando. Da quelle parti, come nei salotti finanziari europei, la preoccupazione è più per i mercati che per la sofferenza della povera gente, sempre più numerosa. C’è chi, invece, prevede e chiede (e sono tanti) le elezioni anticipate. Dopo il governo “ del migliore”, non dei migliori, a cui era stato unanimemente affidato il duplice compito, (per un “dio qualsiasi” impossibile), di risanare l’economia e mettere insieme i molteplici opposti per mantenere in piedi una legislatura finita con il suo nascere e sopravvissuta, per ben tre volte, sulle più vergognose logiche di potere (anche quella più miserevole di mantenere lo stipendio per i parlamentari dando loro il tempo anche di maturare il vitalizio) adesso si pretendono quelle elezioni necessarie anni fa. E, cioè, quando il Covid non era ancora arrivato e quando la devastante crisi economica non c’era. Ora che il virus sta completando la sua rovinosa guerra mondiale, nella quale una Russia, già dominatrice in Italia attraverso tutte quelle infiltrazioni, pure nostrane, ormai scoperte, lancia militarmente la sua brama di dominio incontrollato nel nostro continente, e, con la lunga guerra all’Ucraina, di fatto muove guerra anche ai paesi europei( l’aggravarsi della crisi economica con il difficile approvvigionamento delle materie prime fondamentali e i beni della terra di maggiore necessità, ne è una espressione) si vorrebbe portare un Paese, già stanco anche elettoralmente, alle urne alla fine di un’estate che sarà ancora più rovente. La data del due ottobre che sarebbe stata (pre) scelta (da chi?)contiene due eventi gravidi di immoralità delle due p( partiti e parlamentari)e di auto corruzione di quel potere da venticinque anni ormai nudo di abiti ideali e di quelli della Politica. Il primo, superare il trenta settembre data limite per maturare il vitalizio. Il secondo, andare al voto con la vecchia, da loro stessi considerata, schifosa legge elettorale, allo scopo di consentire a quei sei sette capi partito di nominarsi i propri serventi in Parlamento, e a quei soliti tre di dominare lo stesso, appropriandosi personalmente delle istituzioni e di grandi fette della democrazia. La vergogna è stata superata. Con essa ogni soglia di sopportabilità umana, visto che quella sociale è scomparsa da tempo insieme alla coscienza collettiva e alla sensibilità politica degli italiani. Sensibilità e coscienza, che davvero salvarono l’Italia nei momenti più drammatici della sua storia, impedendo alle forze del male di abbattere con il sangue la nostra democrazia, gettando al primo rogo il libro della Costituzione. A me e a tanti come me che in quelle lotte formarono la propria cultura della Democrazia e rafforzarono la propria fede nella Libertà, fa paura avvertire che quelle forze del male, allora nascoste nei sottoscala e nelle fogne, oggi vincerebbero nella forma più silenziosa presentandosi con gli abiti eleganti e le facce sorridenti dei poteri invisibili. Quelli di sempre, che hanno sostituito la politica con il denaro e i partiti politici con le lobby, che nascostamente muovono i fili di quei burattini che si sentono Napoleone, tanto per dire un nome che non ne offenda altri incolpevoli.
La piccola speranza che questo possa essere almeno in parte evitato, producendo l’ancora più piccola speranza che possa un domani ravvicinato iniziare un tempo nuovo, anche se non più quello sognato e desiderato, sta nelle mani di Sergio Mattarella. Nella sua saggezza, nella sua onestà, nella sua cultura democratica ispirata dal senso cristiano della storia, sta la possibilità che l’Italia difenda le sue istituzioni e la sua dignità. Nelle sue decisioni odierne ritorna nuovamente la possibilità di far parlare la ragione e di fare agire quel che resta della politica. Perché Ragione e Politica, sono le strade che ci possono condurre in tempi e luoghi più sicuri. Io aspetto fiducioso, ché la speranza oggi non è uno stato motivo, ma un dovere. L’ultimo atto della Politica. L’ultimo respiro degli ideali e dell’etica che la illumina.
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