di FRANCO CIMINO
La gentile signora Maria Folino Murmura, artista e musicista del pianoforte, persona di cultura e di alta sensibilità, nobildonna di Catanzaro e vibonese accesa, da quasi sempre, per amore del suo uomo, il senatore Antonino Murmura, fondatrice dell’omonima Fondazione, da anni impegnata per promuovere, in onore del senatore, i principi della legalità nella cultura di quelli democratici, mi invia la lettera che il sindaco di Lonigo, una piccola e ridente cittadina del Veneto, ha inviato ai suoi concittadini tutti, con cui emana una serie di disposizioni nei confronti dei musulmani che pretenderebbero di imporre il loro stile di vita e i loro convincimenti su quello dell’intera comunità lonigonese. Il motivo scatenante la reazione del sindaco è la loro richiesta di eliminare il consumo di carne di maiale dalle mense scolastiche. Alla lettera, la gentile signora, aggiunge la cortese richiesta di un mio parere”. La lettera in sintesi: “I Musulmani DEVONO CAPIRE che devono adattarsi al Veneto e a Lonigo, ai suoi costumi, le sue tradizioni, al suo modo di vivere, perché è lì che hanno scelto di emigrare…Devono capire che devono integrarsi e imparare a vivere in Veneto.Devono capire che devono essere loro a cambiare il loro stile di vita, non i lonigonesi che così generosamente li hanno accolti…i Veneti non sono disposti a rinunciare alla loro identità , alla loro cultura…Infine, devono capire che a Lonigo con le sue radici giudaico-cristiane, alberi di Natale, chiese, crocefissi e feste religiose, la religione deve rimanere nella sfera privata. Il Comune di Lonigo ha diritto di rifiutare ogni concessione all'Islam e Sharia. Per i musulmani, che sono in disaccordo con la laicità e non si sentono a loro agio a Lonigo, ci sono 57 bellissimi paesi musulmani nel mondo, la maggior parte di loro sotto-popolati e pronti a riceverli con le braccia aperte in conformità con la Sharia…Una mensa con carne di maiale è parte della risposta." LA Mia BREVE RIFLESSIONE. “ Quel sindaco ha una sua ragione, che non è la mia, posta male. Diciamo che vi ha aggiunto una certa rozzezza culturale, tipica della Lega. Il ragionamento va posto su un altro piano, più propriamente democratico, diciamo. Questo: l’Italia è un Paese democratico, accoglie tutti e di tutti garantisce la pratica della propria cultura e religione e delle loro proprie tradizioni. Ma anche quella degli italiani, che si trovano in quella magica Carta Costituzionale ricca di valori risorgimentali, antifascisti, liberali e, quindi, anche laici e a-confessionali. A tutti coloro che, da italiani o stranieri, cattolici o di altre confessioni, vivono nella bellissima Italia, è richiesto il rispetto di questa cultura costituzionalizzata in principi inderogabili, nei quali spicca quello del pluralismo. Il pluralismo nostro, ampio, profondo, originale. Forse, ancora unico al mondo. Nel quale è chiaramente specificato che se tutte le diverse idealità hanno eguale dignità e se la forza di una maggioranza non può mai imporsi su una o più minoranze allo scopo addirittura di cancellarle, con maggiore convinzione precisa che una minoranza o più minoranza non possono imporsi sulla naggioranaza, addirittura per modificarne usi e costume, credenze religiose e tradizioni. Per tutto il resto che non può racchiudersi in questi principi valgono le leggi del nostro Paese. E suona,nella mia accezione, in modo semplice, così: “ ogni persona che, italiana o straniera o turista o per qualsiasi ragione di passaggio, si trovi sul territorio italiano, per breve o molto tempo o da sempre e per sempre, è obbligata a rispettare le leggi italiane e tutto ciò che dei suoi valori fondanti si sono fatti tradzioni e modo di pensare e di comportarsi, anche nelle ritualità laiche e religiose. In poche parole, non va imposto ad alcuno che non sia di “ cultura italiana” di diventare “ culturalmente italiano”, ma egualmente, con la stessa determinazione, non va consentito ad alcuno che non sia di “ cultura italiana” di imporre la propria a chi “ vuole restare e vivere con la cultura d’origine, quella del proprio paese. In questo caso quella italiana. Il resto lo fa, purtroppo o per fortuna, la dinamica insita nella forza propria che muove ogni società strutturata. Essa produce quel fenomeno di inculturazione o di nuova “ culturazione( mi si passi il termine), che educa progressivamente, rispetto anche alla forza famiglia ( l’altra agenzia educativa) all’acquisizione della cultura prevalente. Quella istituzionalizzata. Nelle società democratiche, le società aperte( vedi Stati Uniti, Francia, Germania, Inghilterra, Francia e la stessa Italia in modo però più leggero), il pluralismo culturale favorisce la più grande delle “rivoluzioni”. Quella espressa dalla dinamica sociale. La società come regola sua propria ha una legge che si impone su sé stessa, la stabilità. Nella società aperta quel processo rivoluzionario di cui dicevo si afferma su due momenti inscindibili e strettamente connessi: stabilità e movimento. La società resta stabile nel cambiamento. La presenza, dignitosamente garantita, di più culture fa sì che in un tempo piuttosto breve quegli americani e quei francesi e quegli inglesi e…, di oggi, pur restando tali, non sono più come i loro padri. La società aperta li ha cambiati. La Cultura plurale e dialogante tra le culture, dal suo corpo ne ha creata una nuova. Che bello! Un principio delle costituzioni democratiche si è realizzato. Tutti uguali perché tutti diversi. Paradossalmente è la diversità che, annullando l’arrogante principio di normalità( invenzione dei poteri invasivi), consente la civile coabitazione degli esseri umani nello stesso spazio fisico e nello stesso dinamico tempo. Uno spazio in cui conta l’essere. E l’essere umano con il suo sentire umano e la sua storia nella storia degli esseri umani e non l’esercito in cui ci si arruola per sentirsi forte. Rispetto all’altro. E contro l’altro, il diverso. Bello davvero! Il cammino verso la Pace inizia da qui.
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