Franco Petramala: "Il Mediterraneo e l’Africa"

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Franco Petramala
  01 aprile 2022 09:19

di FRANCO PETRAMALA

Dopo il 1989 la delocalizzazione delle ditte italiane si è rivolta verso l’est europeo; sarà inevitabile che la odierna guerra di espansione russa determini un rallentamento dello sviluppo di quei territori.

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Nel frattempo la Russia e ancora di più la Cina hanno intensificato la loro espansione commerciale e di influenza in Africa mentre in Asia rimangono gli interessi americani a far loro concorrenza.

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L’Europa ha perduto molte occasioni per ridefinire in chiave moderna la sua influenza nell’Africa colonizzata e maltrattata nei secoli con il colonialismo cieco e bieco, inglese francese, italiano belga e portoghese.

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A non crederci si dimostra ancora miopia: sarà proprio l’Africa la parte della terra che si espanderà avviandosi a forme moderne di democrazia e gestione del territorio e delle sue risorse, determinando nuove frontiere nello sviluppo di questa parte di mondo.

Una parte dell’Africa comunica ad est attraverso la rotta tradizionale dell’Oceano Indiano; per il resto l’Europa sarà il luogo di transito e quindi l’area di influenza socioeconomica del nuovo modello di sviluppo economico a cui l’Europa e l’Occidente sarà interessata sempre di più incontrando finalmente quello africano.

Se ciò è attendibile di certo il bacino del Mediterraneo tornerà ad essere il luogo delle articolazioni delle vie dello sviluppo. Sicché Sicilia e Calabria, centrali rispetto ai flussi commerciali, saranno il crocevia dell’avvio delle merci verso il Nord Europa.

La Sicilia è pressoché pronta a ricevere l’aumento caratteristico del traffico commerciale proveniente da Sud e dall’Est arabo con il Porto di Vittoria e sta insistendo perché il Ponte dello Stretto venga realizzato quale via stradale e ferroviaria per raggiungere il continente.

E la Calabria?...Ultima come spesso accade non riflette a sufficienza, non discute con autorevolezza, non assume decisioni e soprattutto non si ammoderna. Invece è di attualità assoluta sviluppare decisamente il Porto di Gioia Tauro e attorno ad essa la realizzazione di un nuovo assetto urbanistico, valorizzando contemporaneamente l’Area ZES. 

Per decenni avvolti nei problemi sempre gli stressi, vivendo di “particulari” o nella lamentatio di costume, ci si affida ad improvvisazione e a misure episodiche, sempre guardando il dito e non la luna, soddisfatti sempre della mano stesa allo Stato per interventi provvidenziali una tantum e comunque senza la percezione reale delle esigenze dei territori.

È necessaria la Ferrovia ad Alta Velocità, non solamente sul tracciato tirrenico e mediano ma anche jonico ed a carico dello Stato; ma è anche indispensabile una altra Autostrada sulla Jonica che da Reggio raggiunga Taranto e si inserisca nel corridoio Adriatico. Non è sufficiente un rappezzamento della 106 con interventi a lotti. È invece necessario cucire le connessioni fra le arterie principali e i collegamenti stradali esistenti e da realizzare.

Questa è l’idea che, fra l’altro, è riassunta ormai da anni nel Progetto di Sistema, comune a Sicilia e Calabria proposto dagli studi del Prof. Aurelio Misiti e dei suoi partner pubblici e privati.

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