Frustaci (Movimento Equità Territoriale M24A di Catanzaro) al ministro Boccia: "La Calabria fu la prima a chiedere la Cig in deroga"

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images Frustaci (Movimento Equità Territoriale M24A di Catanzaro) al ministro Boccia: "La Calabria fu la prima a chiedere la Cig in deroga"
Stefania Frustaci
  17 aprile 2020 12:12

di CARMINE MUSTARI

La Referente del Movimento Equità Territoriale M24A di Catanzaro, Stefania Frustaci, si appella al ministro Francesco Boccia, in seguito ad un post pubblicato sul suo profilo Facebook la sera di sabato 11 aprile. In risposta a Salvini che gli rimproverava che il Governo non aveva ancora erogato in Lombardia la Cassa Integrazione in Deroga, il Ministro Boccia ha pubblicato un grafico con l’elenco delle regioni che ne hanno fatto richiesta. Nell’elenco delle regioni, che parrebbe non abbiano presentato domanda, tra alcune risulta mancante anche la Calabria.

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"Noi vorremmo informare il Ministro - dice la referente del Movimento - che la Calabria è stata una delle prime a farne richiesta, con riunione della Giunta svoltasi il 24 marzo. Sappiamo che il Ministro è a conoscenza della carenza di attenzione alla quale è spesso soggetto tutto il Sud. Una “svista” del genere non vorremmo sfociasse in un automatico spostamento dell’erogazione della Cassa Integrazione. Pertanto come Movimento chiediamo l’immediata correzione del documento in cui la Calabria si vede esclusa. La situazione sociale che viviamo in questo particolare momento, non può permettersi giochi di fazione e colore tra regione e governo. Mai come in questo momento si ha bisogno di coesione, precisione e puntualità". 

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Il Movimento 24 AGOSTO è un’associazione politico culturale che si ispira ai principi e valori della Costituzione Repubblicana e della Dichiarazione Universale dei diritti dell'Uomo. Il movimento intende promuovere l’idea di equità, intesa non solo come effettiva uguaglianza dei diritti per tutti i cittadini, ma quale compito prioritario dello Stato, delle istituzioni e dell'intera comunità, secondo quanto detta la Costituzione, perché si realizzino le condizioni morali e materiali per offrire a tutti, uomini e donne, ovunque vivano, le stesse opportunità di sviluppare le proprie doti. "Questo è il pilastro della democrazia, la molla che ne favorisce la diffusione e la base per una crescita morale ed economica equilibrata. Il valore dell'Equità - osserva Stefania Frustaci - è irrinunciabile, specie in questa fase del percorso umano, perché se con la globalizzazione diminuiscono le disuguaglianze fra gli Stati, quelle interne crescono sino a generare profonda ingiustizia e tensioni che portano a scontri sociali. E l'Equità è il principio ispiratore del Movimento, che si propone di raggiungere i suoi fini, organizzando attività culturali e azioni politiche nonviolente, per rendere palesi e moralmente intollerabili le disuguaglianze e effettiva e concreta l'eguaglianza. L'Equità è un valore universale e la condizione di minorità di diritti e possibilità degli abitanti del Mezzogiorno d'Italia costituisce il più ampio e duraturo divario al mondo fra aree di uno stesso Paese, frutto di una iniqua politica ultrasecolare che ha distribuito in modo squilibrato le risorse comuni. Ma questo non vuol dire che il Movimento sia territoriale: il principio vale per qualsiasi area e popolazione penalizzata rispetto ad altre. Il fine del Movimento non è privilegiare un territorio, ma eliminarne il ritardo imposto e, ove l'equità si raggiungesse, tutelarla; una politica territoriale, invece, diviene di fatto razzista, mirando a ottenere sempre più per alcuni, anche a svantaggio di altri e il limite di una tale politica è tutto ad alcuni, niente agli altri. La natura di Movimento, pertanto, non è ideologica, ma pragmatica: mira all'equità, con l’apporto di chi, di volta in volta, condivide le iniziative, per consentire a tutti l’esercizio alla pari dei diritti costituzionali, lo sviluppo delle proprie doti a vantaggio proprio e della comunità, l’espressione delle proprie idee per arricchirla con la diversità. Perché un Paese ha ragione e diritto di esistere in quanto tale, solo se garantisce tutti i suoi cittadini allo stesso modo; in caso contrario - conclude - , i discriminati vengono costretti o ad accettare la propria discriminazione quale dato costituivo del Paese, o a rifiutare l'appartenenza al Paese che li vuole discriminati".

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