Furriolo: "Bravo Nicola, attraverso la memoria di Traversa è possibile ritrovare le sinergie per un diverso futuro per la città"

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  26 maggio 2025 11:50

di MARCELLO FURRIOLO

Bravo Nicola!  Non mi capita spesso di essere prodigo di complimenti nei confronti di Nicola Fiorita e della sua azione alla guida, difficile e complessa, dell’Amministrazione Comunale di Catanzaro.

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Però, questa volta, devo dargli atto che è stato bravo e solerte nell’organizzare la cerimonia per la esposizione del ritratto di Michele Traversa nella Galleria degli ex Sindaci nella sala della Giunta e dei Concerti di Palazzo Santa Chiara. Una cerimonia ricca di suggestione e di emozioni.

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L’altra sera il Sindaco di Catanzaro ha recuperato la voglia di ritrovare la memoria, i valori autentici di una città ricca di storia, di cultura, che ha avuto nel tempo nella sua borghesia professionale illuminata, nella sua popolazione operosa e sapiente i pilastri su cui ha saputo costruire e difendere il suo ruolo guida al servizio dell’intera Calabria. La Galleria dei Sindaci della Città, che si affacciano nelle boiserie di legno e seta verde, illustra il cammino di Catanzaro verso la costruzione della democrazia e della libertà dal 1860, con il primo Sindaco Giovanni Marincola Politi, ai nostri giorni. Il Pantheon dei catanzaresi che dovrebbe diventare la meta da far visitare alle scolaresche e alle nuove generazioni della città.

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Fiorita ci ha ricordato che, attraverso la memoria di figure di politici come Michele Traversa, pur se da posizioni differenti, è possibile ritrovare le sinergie per costruire un diverso futuro per la città. E gli ha fatto eco il Prefetto Castrese De Rosa, che ha auspicato che la politica ritrovi unità di intenti su progetti e cose concrete da realizzare per soddisfare i bisogni reali dei cittadini.

E’ proprio attraverso il recupero di valori forti e unificanti che la città può ritrovare la sua identità smarrita e, quindi, la speranza di un domani migliore. Partendo proprio da problemi concreti di un quotidiano, che però affonda le sue radici in un  tempo senza confini.

In questi ultimi giorni si è più volte levata la voce dolente di Don Andrea Perrelli, Cappellano del Cimitero Urbano, per invocare un intervento più tangibile ed efficace per dare degna sepoltura a decine di salme che attendono da più giorni nella sala tetra dell’obitorio. Un tema di dolore, ma anche di pietà cristiana e dignità civile, che richiede risposte altrettanto animate di profonda sensibilità morale, ispirata da ben saldi valori laici, che rispettano l’uomo in tutto il suo percorso terreno. Il Cimitero non è un’opera pubblica, o un servizio comunale la cui gestione risponde solo alle limitazioni burocratiche e finanziarie. Ma è sopratutto il luogo della memoria, del dolore, ma anche della storia di una comunità. Proprio quei valori, su cui è possibile ricostruire il comune sentire della città evocati l’altra sera.

Così come non ritengo estemporanea a queste considerazioni, la discussione aperta da Elena Bova, Presidente di Italia Nostra di Catanzaro e opportunamente ripresa da Maria Adele Teti, con la consueta competenza ed efficacia, a proposito dei programmati interventi da realizzare all’interno di Villa Margherita, antico cuore verde del centro storico della città.

In effetti sia Elena che Maria Adele, ci ricordano in modo molto argomentato che Villa Margherita è un bene pubblico vincolato e non può essere sottoposto a manomissioni che non rispondano rigorosamente a criteri di restauro conservativo dei valori ambientali e architettonici a cui i catanzaresi sono particolarmente legati. Da Villa Margherita è passata una parte fondamentale della nostra storia e in essa è mantenuta la memoria di figure eminenti del nostro vissuto passato e presente. Nel 1948 dimorò per alcuni giorni a Catanzaro il grande scrittore, pittore e compositore Alberto Savinio, nome d’arte di Andrea Francesco Alberto de Chirico, fratello dell’immenso Giorgio de Chirico. In quell’occasione Savinio abbe modo di frequentare assiduamente Villa Margherita e ricorda che, affacciatosi al parapetto rimase affascinato, con muto stupore, dal “grandioso panorama di valli e monti” e guardando il Ponte di Siano “un ponte, gettato sulla gola del Musofalo, a un arco solo. Magro. Scheletrico. I fianchi traforati. Grigio. Calcificato. “, apprese e racconta la strana e misteriosa storia della Ricciutella, la giovane donna che per tre giorni si trasformò nella figura di un uomo, il cui corpo era stato trovato “sfracellato e rosso di sangue” proprio sotto quel ponte.

Villa Margherita non ha bisogno di nuovo cemento o di interventi che ne trasfigurino la sua identità sotto l’imperversare della cultura food e pop, che negli ultimi tempi sembra avere il sopravvento nei corridoi di Palazzo Santa Chiara. Villa Margherita è un patrimonio culturale della città, prima che un luogo pubblico da piegare ad un malinteso programma di rilancio del centro storico.

Così come una grande riflessione l’Amministrazione la deve fare, se vuole effettivamente lavorare per ritrovare un senso profondamente unitario per costruire lo sviluppo e il cambiamento della città, su altri luoghi simbolo come l’area di risulta della Strettoia di Corso Mazzini, a Piazza Grimaldi, sul recupero del Cinema Masciari, la Scuola Media Mazzini e la Scuola Elementare della Maddalena. Non dimenticando i lavori di recupero del Duomo, su cui incombe lo spettro di un progetto rimasto per troppi anni chiuso nei cassetti della burocrazia e della Sovrintendenza nelle sue varie articolazioni e che la fascinazione estetizzante della restituzione dell’immagine originaria dello storico edificio, rischia di sottoporlo a violente manomissioni che potrebbero alterare, senza convincenti motivazioni, lo sky line a cui i catanzaresi sono abituati da oltre 70 anni.

L’altra sera Nicola Fiorita ci ha ricordato che figure come Michele Traversa rappresentano il simbolo di un amore incommensurato verso questa comunità. Michele ha donato un’opera come il Parco della Biodiversità, che è diventato ormai patrimonio culturale della città e della sua nuova storia. Il Cimitero Urbano, Villa Margherita, l’area di Piazza Grimaldi, il Masciari, la Scuola Media Mazzini, la Scuola Elementare della Maddalena, Il Duomo, assieme al San Giovanni e al Politeama, costituiscono i simboli più identitari di una comunità, che ne reclama il rispetto del valore storico e unificante, monito per una classe politica e dirigente che deve ritrovare un nuovo  percorso di lucida operosità e di concordia. 

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