di ALFREDO SERRAO
“L’università ingoia il Pugliese-Ciaccio” è questa la sintesi dell’intervento dell’ex presidente del Consiglio Regionale, Mimmo Tallini a margine della nascita del comitato di difesa del nosocomio cittadino guidato dai dottori Rodinò, Levato e Pezzi, rimettendo al centro del dibattito, a margine della competizione elettorale comunale, la legge di integrazione del Pugliese-Ciaccio con l’AOU Mater Domini.
“Finalmente qualcuno apre gli occhi e svela il grande inganno della legge regionale con cui l’azienda Pugliese-Ciaccio viene letteralmente ingoiata dall’Università. Ed è un bene che tutto ciò venga denunciato dagli operatori della sanità e non dalla politica”, aggiunge nel suo ragionamento Mimmo Tallini, quasi a celebrare oggi nonostante il suo rinnovato impegno diretto, la fine della funzione della politica nella mediazione dei bisogni e della programmazione dei territori, quella che passa anche dalla sanità. Premesso che la nostra modesta posizione è sempre quella che vede la politica fuori dalla gestione della sanità, scoprire che per Tallini, dopo decenni di gestione, alcune denunce debbano venire dalla società civile e non dalla politica, apre un nuovo orizzonte che porta una serie di contraddizioni. La prima è quella che l’attuale politica non abbia gli strumenti e forse il materiale umano per governare un processo fondamentale per la sanità regionale e cittadina, ma ancora di più che questa mancanza, ieri non era un fatto riscontrabile.
Le rivelazioni che Tallini, tatticamente lascia in sospeso sulle responsabilità dei singoli nella redazione della legge regionale per l’integrazione ospedaliera, se per un verso non sgombrano il campo, dall’altro addirittura aggiungono confusione che da sempre è la costante della gestione della sanità fatta dalla politica, quella di ieri e di oggi.
Non sfugge a nessuno che l’iter per l’integrazione ospedaliera fra il Pugliese-Ciaccio e l’AOU Mater Domini, parte da un atto fondamentale stabilito dalla struttura commissariale, quello che ha determinato la bocciatura della proposta regionale cui si riferisce proprio Tallini, bocciata dalla Consulta sia perché in prima battuta era stato prevista la costituzione ex novo di una nuova azienda ospedaliera, superando il vincolo della fusione per incorporazione; sia perché c’era nel ragionamento iniziale anche la previsione di integrazione dell’ospedale Giovanni Paolo II di Lamezia Terme. Di certo tutto si richiama a quella confusione di cui abbiamo già detto e che, al netto di riscoprirsi oggi paladini della protesta civica, resta un dato ascrivibile alla politica, ieri come oggi, che ha determinato per responsabilità diffusa il baratro della sanità regionale.
Affrontare con senso di responsabilità il ragionamento dell’integrazione ospedaliera nella città di Catanzaro, non è argomento di speculazione elettorale, ma impone invece il coraggio di farsi altre domande, le cui risposte potrebbero mettere in risalto la responsabilità della politica. Una su tutte capire da quale elemento di dati contabili, parliamo di debiti, parte l’integrazione, se il Pugliese-Ciaccio deve fornire tutti i dati di bilancio, attivi e passivi, come parte incorporata all’AOU Mater Domini il cui equilibrio finanziario è sempre sotto la valutazione del Tavolo Adduce, per l’eredità che si richiama alla Fondazione Campanella, quella che a tutti gli effetti è stata un operazione politica e giammai sanitaria.
Altra cosa è invece discutere ed immaginare la prospettiva di una nuova sanità a Catanzaro, quella che passa non da proposte utopistiche perché si scontrano con tanti investimenti strutturali fatti e pagati con i soldi dei contribuenti, ma anche con una visione urbanistica che non consente di celebrare altri buchi neri o nuove cattedrali nel deserto nel patrimonio cittadino. Difendere le professionalità presenti nel Pugliese-Ciaccio è un imperativo di sempre e non solo come tema di campagna elettorale, così come bisogna difendere le strutture di eccellenza esistenti, a titolo di esempio il Dipartimento di Oncoematologia del presidio De Lellis. Ecco perché immaginare sull’onda della spesa utilizzabile un accorpamento territoriale univoco, creerebbe danni inimmaginabili per la città e per la qualità della risposta sanitaria, quando in effetti il dato da analizzare e riadattare alla richiesta ed all’integrazione passa soprattutto da una nuova perimetrazione e visione della DEA, il Dipartimento di Emergenza Urgenza o più semplicemente il Pronto Soccorso.
Parlare di sanità è sempre un percorso accidentato e poco agevole quando manca il coraggio fino in fondo, che serve per scoprire i possibili cadaveri, le complicità diffuse e molte volte emerse dall’attività della magistratura e, non ultimo la codardia acclarata dalla stessa politica, anche quella cittadina, che in altre vicende non sembra si sia stracciata le vesti a difesa di altre situazioni di carattere sanitario.
Siamo certi che Mimmo Tallini vorrà convenire con noi, mettendo da parte l’ardore politico dell’ultima ora, dove lo scontro non serve per il futuro della città, dove il passato protagonismo dello stesso Tallini non può essere dimenticato, su un tema che è veramente importante e richiede lucidità e moderazione diffusa.
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