di GALILEO VIOLINI
Chiedete a un ragazzo di oggi che è una velina. Non dará la risposta che avrei dato io da ragazzo. Velina, parola che ha perso il significato che ebbe durante il fascismo. Influenzare così la grande stampa? Roba di un passato lontano.
La grande stampa è capace di autocensurarsi, e selezionare i suoi spazi di libertà. I NoVax, minoranza del 20-30%, hanno potuto goderne. Definire vaccinazione e GreenPass misure liberticide. Difendere queste loro posizioni. Orsini aveva scritto “Con pochissime eccezioni, nessun romanziere, giornalista o professore delle scuole superiori, potrebbe reggere il confronto con un professore universitario”. I NoVax lo hanno fatto, opinando su scienza e Costituzione. Non essere d’accordo con le loro tesi non impedisce riconoscerlo.
Altra storia la guerra in Ucraina. La grande stampa si è schierata con il Governo, in consonanza con la maggioranza che ha preso le parti dell’Ucraina. Escluso qualunque tentativo di analisi seria del problema. Complesso? Non divaghiamo. Putin è un dittatore criminale e pazzo. Va fermato o eliminato. Una tale ovvietà non richiede una velina da Washington, Bruxelles o Palazzo Chigi.
Maggioranza per altro contraddittoria, se per due terzi è contraria a inviare armi agli ucraini. Contraddizione che solo anime candide si possono stupire si sia riflessa nella maggioranza di governo e nel Parlamento. E non fu contraddittorio il Governo quando, a Bruxelles, si oppose all’embargo sul gas russo?
Rari episodi potrebbero suggerire che mi inganno. In fondo, Orsini è potuto andare a CartaBianca. Nessuno ha nascosto il video in cui qualcuno spara alle gambe di qualcun altro. Video che, “mostrerebbe” “presunti” soldati ucraini. Comprensibile il dubbio che possa essere un falso. Ma raramente, per non dire mai, tali dubbi accompagnano video o foto di provenienza ucraina. E l’uso del condizionale ? Più pudico che un banale “mostra”, o semplice ignoranza della nostra lingua?
E l’esegesi sul bombardamento di Belgorod? Il no comment ucraino e la successiva smentita ucraina rendono indecidibile di dove fossero i due elicotteri. Forse russi, ma se fossero stati ucraini, non riconoscerlo è sottile propaganda.
Esempi astratti, non sufficienti a confermare un parti pris. Normale che possa essere raccontato in modo diverso un fatto, per di più lontano da noi.
Esempi concreti? Rovelli, mito della divulgazione scientifica, azzittito. Uno scienziato che cosa può capire di política? Idem per gli umanisti, Canfora? La guerra del Peloponneso è di più di duemila anni fa. E poi, non sono professionisti dell’informazione.
D’accordo. Limitiamoci a questi.
Da fantascienza la narrativa sul battaglione Azov. Un suo ufficiale, probabilmente laico, non indottrina i soldati con “Gott mit uns”. Legge loro Kant. Un generale ad esso vicino, Vyaceslav Abroskin, è paragonato a Schindler.
Perché poi proprio a Schindler? Più simile parrebbe Salvo D’Acquisto, ma oso sperare che, se immaginato, fu compreso quanto un tale paragone sarebbe stato improponibile.
Daniela Ranieri, su Il fatto quotidiano, ha qualificato blasfemo quell’ossimoro.
Si ricerchi su Google “Famiglia uccisa da una bomba”. Nelle prime sei pagine, abbondano i rinvii a due casi accaduti in questa guerra. In uÈ no particolare rilievo ad una nota di colore. È stato ucciso anche il cane. Ironicamente, in quelle sei pagine si è intrufolata una notizia del 2015, del Corriere del Ticino, Famiglia afghana di sette persone uccisa da un’altra bomba. Link, per altro, non accessibile.
Per confronto, si ricerchi “Daniela Ranieri Schindler”. Nelle prime cinque pagine, ovviamente si trova Il fatto quotidiano, e poi tre citazioni, infosannio.com, headtopics.com, e citybologna.com.
È un peccato, l’articolo è bello. Strano che così pochi organi di stampa lo abbiano notato.
Paranoia pensare che esiste un cordone sanitario intorno ai filoputiniani, nonostante poi filoputiniani non siano e non siamo?
La polemica dell’onorevole Letta con Santoro ci rassicura. Impossibile, o, più precisamente, “falso e inaccettabile” che “ci sia un tentativo di oscurantismo (sic!, nuova accezione del termine, proposta invero da due senatrici laureate)”. “le voci libere sono squillantissime su tutti i nostri media”. Comprensibile che un segretario di partito ne tuteli l’immagine, ma non fu un deputato del suo partito chi, per primo, chiese la testa di Orsini? È davvero squillante (i superlativi lasciamoli ad altro periodo della nostra storia) la voce di Daniela Ranieri, o, poverina, è affetta da afasia?
Ignorare e sfumare. Tecniche complementari. Un esempio?
C’è un programma il cui obiettivo è (meglio sarebbe) “raccontare la guerra in Ucraina senza dare nulla per scontato. Un racconto per i Ragazzi, le scuole e le famiglie”. Eccellente obiettivo.
Nel suo ambito, Antonio Polito ci ha regalato un Bignami di storia ucraina. I Bignami sono sintetici, si sa. Quindi? Ucraina finalmente indipendente dopo Brest Litovsk, annessa dall’URSS nel 1922, (altri direbbero ne divenne parte), dopo una guerra civile. Come non si sa come fa il coccodrillo, così non si sa che fu combattuta tra la Repubblica Popolare Ucraina e un’altra Ucraina, Repubblica Socialista Sovietica. Nonché, che essendo della prima capitale Lviv, città con percentuali di popolazione polacca simili a quelle russe nel Donbass, Donetzk, Lugansk, anche allora ci fu qualche problema di nazionalismo ucraino.
Altra semplificazione. Si lasci intendere kulak sinonimo di contadino, delegando al notoriamente filoputiniano Dizionario di storia dell’Enciclopedia Treccani l’onere di essere più preciso. O anche. Che sia unanime il giudizio degli storici che lo Holomodor fu un crimine di Stalin contro l’Ucraina (strano, per la sua formazione, ci si sarebbe potuto attendere una conoscenza più profonda della NEP e dell’industrializzazione sovietica). E a un lettore poco attento forse sfuggirebbe che la parola kolkhoz, demonizzata in Unione Sovietica, sia la stessa osannata quando riferita a Israele.
Polito non è restio a stravolgere i sensi delle frasi. Coup de théatre chiudere un articolo citando “Da quando gli uomini hanno iniziato ad associarsi e cooperare, sono nati il superiore e l’inferiore, dove il primo esercita il dominio sul secondo”. Senza commenti. Basta leggere e pensare “E questo sarebbe un intellettuale” Che rozzo, signora mia….
È da un articolo di Orsini su Internet. Lo stesso della citazione iniziale che precede di poche righe quella di Polito. Entrambe, decontestualizzate, si prestano a interpretazioni mistificanti. Polito è persona colta e intelligente. Difficile immaginare che sia un pigro lettore e che, quandoque bonus dormitat Homerus, letta la prima frase, non abbia letto l’intero articolo e compreso che parlava della corruzione nell’università, condannandola come responsabile della bassa valutazione sociale dell’istituzione.
Se cosciente, come tecnica, non è mica male. Strano che nel 1948 a nessuno sia venuto in mente utilizzarla. Provo a immaginare: “Un fantasma si aggira per l’Europa”. Che si sia liberato il Fantasma dell’Opera dalla costrizione di vivere nella provinciale Parigi? O forse davvero Marx credeva ai fantasmi? Più elegante che i cosacchi a San Pietro per restare in Ucraina. O no?
Alcuni giorni fa, sul New York Times, David Leonhardt si è permesso di notare “la scomoda verità che Ucraina e Occidente non hanno identici interessi, checché ne dica Biden. L’Ucraina lotta per la sua sopravvivenza e gli ucrainiani stanno morendo. I suoi leader perseguono qualunque strategia li possa aiutare. Quelli USA, europei e i loro alleati vogliono davvero intervenire in difesa dell’Ucraina, ma sono anche preoccupati per le loro economie, per il sostegno interno alle loro politiche, e per il rischio di un conflitto nucleare.”
Ma, lamenta Ranieri, la stampa italiana preferisce le vette liriche. Ignora le contraddizioni. Le dichiarazioni di Biden hanno registrato qualche più o meno timida presa di distanza. Lette in chiave interna quelle di Calenda e Renzi. Non notata quella di Letta. LA Notizia era la replica a Santoro.
Caput mundi, si preferisce guardare il nostro ombelico senza guardare fuori delle nostre frontiere. E se qualcuno si azzarda a farlo: azzittirlo, eventualmente mettendogli in bocca qualcosa mai detto, o ignorarlo, allineandosi al pensiero dominante.
Ma per questo non c’è bisogno di veline.
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