Gianpiero Taverniti: “Roccaforte del Greco, la mia roccaforte dell’anima”

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images Gianpiero Taverniti: “Roccaforte del Greco, la mia roccaforte dell’anima”

  22 giugno 2025 11:57

di GIANPIERO TAVERNITI

All’interno dell’ area della Bovesia, nella zona aspromontana meridionale , troviamo un grazioso borgo popolato da circa 300 anime che vivono beatamente del loro presepe naturale, in un contesto naturalistico incredibile.

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E’ collocato sui 1000 metri di altitudine, Roccaforte del Greco, è uno dei quei luoghi che ti rapiscono l’anima , il suo silenzio surreale che sembra essere violentato da qualche campanellino di capra che qua e la, brulica qualche ciuffo di erba fresca, arrampicata su qualche costone roccioso. Borgo che ci regala non solo il passaggio del tempo ma anche i segnali dell' evoluzione tecnologica che ha fatto dei passi incredibili, l'esempio e' dato da una gabina telefonica ormai abbandonata che non funziona e da una vetrata dell'ex ufficio postale, dove troviamo indicazione dove acquistare le schede telefoniche della ormai scomparsa società telefonica SIP.

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Abbiamo cercato di trovare qualche anziano che potesse parlare in greco antico, ma a detto di diversi abitanti incontrati, abbiamo notato una certa malinconia e infelicità , nelle risposte che "non vi sono più cittadini che la parlano e la tramandano", qualche anziano fino a qualche decennio fa lo parlava , ma purtoppo l'emigrazione di tanti giovani che hanno lasciato Roccaforte non hanno alimentato il fuocherello del tramandare.

Arrivati sulla via principale, dialogando con diversi signori, ci siamo gustati un buon caffe che il gentilissimo gestore del bar, un roccafortisciano doc Mimmo, ci ha voluto offrire in segno di riconoscenza e ospitalità nel suo paese e per l'interesse dimostrato nel conoscere Roccaforte del Greco. Qualche gatto che girovaga tra strette viuzze , trova qualche padroncino occasionale che doviziosamente lo sfama con croccantini o carne di pollo in dei piattini posizionati negli angoli delle vie.

Già dettagli che nei viaggi arricchiscono la curiosità e ci donano informazioni delle piccole cose che in questi luoghi si amplificano e portano anche della serenità a quei grandi anziani che li popolano e che anche un semplice gesto di sfamare qualche gatto, le fornisce una motivazione in più per vivere questi luoghi incredibili, oppure la donna che sistema la legnaia o la presenza fissa dell'ambulante che con il suo furgoncino allestisce una sorta di negozio ambulante di abbigliamento, considerato che non essitono tante attività commerciali sopra questo avamposto grecofono aspromontano.

Ci addentriamo nel borgo ed ammiriamo la chiesa dello Spirito Santo che e' in via di restauro esterno, stessa è di recente costruzione (1930/34), progettatta dall'ingegnere Francesco Giardina. Lo stile è neoclassico, e' a unica navata, pregevoli sono le colonne in marmiglia rossa con capitello in marmo bianco, di rilievo artistico è anche il crocifisso ligneo e le statue dei santi presenti, ci colpiscono le vetrate colorate e ravvivate dai raggi solari diretti che li rendono dei dipinti vitrei.

Sulle origini di Roccaforte del Greco, ci sono diversi studi e continue ricerche, tra un mix greco bizantino, da iniziali notizie attestanti, ci danno come intorno al IX sec. il paese fosse sotto il dominio di Bova, successivamente fu casale sotto la famiglia Amendolea fino ai primi del 1400, dopo diverse famiglie la rettero, gli ultimi a controllare il centro furono i Ruffo di Bagnara che esercitarono le loro attività dal 1624 al 1806. Il santo Patrono è San Rocco che si festeggia il 16 agosto, festa molto sentita dai roccafortisciani che portono il Santo dalla medesima chiesa alla chiesa dello Spirito Santo.

Ci soffermiamo in piazza Marco Perpiglia, piazza intitolata a un roccafortisciano partigiano che ha lottato per la libertà, dalla guerra di Spagna, alla resistenza e alla costituzione della repubblica e dalla stessa possiamo ammirare paesaggi sottostanti incredibilmente affascinanti. Un escursione che merita menzione e visita, è quella al monte Scavì, con le cascate dell'Amendolea o ( Maisano), con un 'area pic- nic, attrezzata in località Zambello, stessa area che ben si presta, per quelle visite "fai da te", in quel turismo lento e capillare che in tanti pratichiamo, arricchendoci di serenità, pace, cultura e tante conoscenze e dialoghi con la gente che in quel periodo che si visita , ravvivano e donano alle risicate comunità una scossa di novità e alimentano tra loro, una corsa e "un 'invidia positiva" a donare a noi visitatori sempre più informazioni di vita vissuta.

Qualche indomito gladiatore del suo paese che essendoci nato e cresciuto, non avendolo mai abbandonato, orgogliosamente ci rimane vivendolo in massima tranquillità con tanta fierezza, ma al contempo affrontando tante difficoltà , ad esempio l'assistenza sanitaria che vista la lontananza dall'ospedale più vicino ( Melito Porto Salvo), anche se nel piccolo borgo esiste la guardia medica che funziona , ma logicamente ha i suoi limiti strumentali e operativi, rispetto a un nosocomio. Già, le ricchezze di questi centri nelle aree interne, gli anziani delle vere e proprie "macchine del tempo viventi", un anziano per strada ci saluta con molta educazione, quasi sorpreso di vedere visitatori nel suo paese, una carissima anziana sistema minuziosamente la sua legnaia e riempie il piattino con carne di pollo a qualche gattino randagio che tra le viuzze strette vicino casa sua , sovente passa.

Al nostro passaggio , la stessa ci saluta e ci chiede se fossimo di Condofuri o Melito Porto Salvo, avendoci scambiato per qualche altra persona e ci invita a salire sulla parte alta del paese e ammirare tutto quello che ci circonda. Aneddoti che riempiono il "bicchiere" della nostra visita che ci disseta di sapere, sentendo dall'anziana che, un tempo la legna che vedevamo nell'attuale legnaia di sicuro nel passato non sarebbe bastata visto che ogni settimana si faceva il pane al forno e doveva bastare tutta la settimana per sfamare la famiglia numerosa. Già, simboli che sono garanzia delle identità e dei racconti degli anziani, appena dopo il dialogo con la signora, scorgiamo una casa abbandonata , aperta con tetto pericolante e tegole in bilico che ci ha regalato della "cera lacca identitaria" che fissava quanto sentito, abbiamo visto che vi era un forno a legna (cociapana) e un braciere abbandonato che ci hanno fatto fare un tuffo nel tempo alla casa della nonna che aveva entrambi e li curava come oggetti sacri. Il cammino, avvisa un dislivello , stiamo risalendo verso la parte più alta del paese, avendo ascoltato l'indicazione della signora anziana, giunti sopra dall'alto scorgiamo un paesaggio incredibile sul letto della fiumara Amendolea e quasi a toccare, in lontananza ammiriamo il borgo fantasma di Roghudi, il tutto sembra surreale ma al contempo sembra un dipinto di olio su tela che ci affascina al punto di sognare di poterlo vedere un giorno esposto nella "pinacoteca della dignità" e della fruibilità di questo luogo rapitore d'anima che solo visitandolo, si possono carpire e "assorbire" le ricchezze naturalistiche e paesaggistiche che lo stesso conserva. Roccaforte del Greco, per noi che l'abbiamo vissuta a 360°, è stata la migliore roccaforte in difesa del nostro relax, quel doveroso relax che ci ha regalato da turisti o meglio da viaggiatori lenti in questa Calabria greca che sempre più sorprende e entusiasma chi la vive davvero e che in ogni angolo ci stupisce, portandoci sempre più assieme ai residenti, nobili cittadini che rimangono legati ai loro luoghi e alle loro tradizioni, in maniera davvero forte. Grazie ROCCAFORTE DEL GRECO, di sicuro hai aggiunto nella mia cassaforte di calabrese, un altro luogo dell'anima di questa Calabria autentica e vera.



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