Giornata del Malato, il vescovo Maniago ringrazia l'Unitalsi per la vicinanza a chi soffre

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  11 febbraio 2024 19:34

Il pellegrinaggio dell’immagine della Madonna di Lourdes in alcune parrocchie della diocesi, programmato in occasione della Giornata Mondiale del Malato, ha raggiunto nella giornata odierna la Basilica Concattedrale “Santa Maria Assunta” di Squillace. Qui l’Arcivescovo Claudio Maniago ha presieduto la solenne concelebrazione eucaristica, alla presenza di numerosi fedeli e della sezione calabrese dell’Unitalsi, in particolare delle sottosezioni di Catanzaro e Soverato promotrice dell’evento, assieme a don Enzo Iezzi, direttore dell’Ufficio della Pastorale della Salute.

Un intenso momento di fede sottolineato dalle parole e dall’esortazione di monsignor Claudio Maniago che, nel corso dell’omelia, ha sottolineato la particolare coincidenza domenicale con la giornata dedicata ai malati: “Abbiamo sentito nella Scrittura – ha detto Maniago - che la malattia è davvero una un'esperienza di sempre. Anche Gesù, che pure ha fatto miracoli sanando tante persone, non ha però tolto la malattia, non l'ha abolita, ma gli ha dato un senso nuovo. Oggi, nel giorno di domenica, ci giunge quindi il grande messaggio che mai, in nessun momento, una persona, un figlio di Dio segnato da quell'impronta indelebile che è il battesimo che tutti abbiamo ricevuto, può essere considerato di troppo, uno scarto. Piuttosto siamo qui per ribadire che le persone che vivono nella loro vita una particolare sofferenza, dovuta a una malattia talvolta non temporanea, ma che affligge e continua ad affliggere la loro esistenza, diventano preziose all'interno della nostra comunità, perché con il loro vivere con fede la loro sofferenza, ci sono testimoni, testimoni di qualcosa d'altro che va oltre l'efficienza del nostro corpo”.

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“Gli ammalati – ha detto Maniago - ci ricordano che, nonostante la fragilità della nostra condizione umana, c'è però una dignità importante che ci proietta davvero nel progetto di Dio, dove nessuno è escluso. Tutti siamo chiamati ad essere il popolo santo di Dio, perché Gesù si è fatto carico anche della nostra fragilità. E Gesù stesso ha voluto viverla questa fragilità, fino a sentirne tutta la sofferenza e a patirne anche l'esperienza più tragica che è quella della morte. Perché? Per dirci che con lui tutto ha un volto nuovo e un senso diverso”.

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“Una società civile che si dica civile – ha sottolineato ancora monsignor Maniago - presta una grande attenzione verso le persone malate, non soltanto nel momento in cui, avendo bisogno, hanno bisogno di essere curate e guarite, ma anche perché la nostra deve essere una società che sa farsi carico e sa accompagnare, non lasciando magari da sole le persone combattono con difficoltà e fatiche. Troppo spesso anche la nostra società, infatti, appare un po ipocrita perché tanto si difende la dignità delle persone e poi magari appena queste sono agli occhi degli uomini un po meno valide. Esse vengono emarginate, vengono ghettizzate, vengono messe in una condizione in cui magari può non mancargli la sussistenza, ma manca loro quella vicinanza che rende viva una persona. Sì, perché alla fine non è tanto la gravità di una malattia, che sia interiore o che sia fisica, a diventare motivo di disperazione per una persona, ma il fatto che questa condizione lo renda particolarmente solo”. Monsignor Maniago ha quindi rivolto parole di affetto e di gratitudine verso l’Unitalsi che “è una delle realtà che mette in pratica questa vicinanza che esprime il valore della persona sempre e comunque, una dignità che è imprescindibile, un carisma, un segno, un'impronta di Dio che c'è in tutto e in tutti, nessuno escluso”.

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“Il senso più bello della giornata di oggi – ha concluso Maniago - è che deve essere una giornata di festa, in cui ricordiamo a tutti noi che il popolo di Dio cammina insieme senza lasciare in disparte, o peggio ancora, senza abbandonare nessuno. Maria Santissima in questa nostra festa ha un ruolo importante perché è una Madre che educa i propri figli a riconoscere sempre quella dignità che nella diversità di condizioni, carattere, situazioni tutti quanti dobbiamo imparare ad accettare, una diversità che è ricchezza, anzi una diversità che diventa addirittura un arricchimento. Maria oggi ci invita a prenderci cura gli uni degli altri, sapendo che in fondo tutti, ma proprio tutti, siamo un pò malati. Da questa celebrazione tutti ne usciamo più rallegrati nel cuore, perché anche la nostra fragilità, se vissuta con umiltà davanti al Signore, può diventare l'occasione per maturare e per rispondere con maggior completezza all'invito del Signore e ad essere davvero figli di Dio che testimoniano al mondo una vita davvero nuova”.

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