Il sindaco Nicola Fiorita ha voluto condividere, nel “Giorno della Memoria”, le sue riflessioni su una ricorrenza che, lungi dall’essere un semplice rituale, ci interroga oggi forse più di quanto non lo abbia fatto in passato.
“Devo confessare – dice il primo cittadino – che sono rimasto turbato, questa mattina, ascoltando in radio la testimonianza di Patrik, ebreo di nazionalità francese che vive nel nostro Mezzogiorno, nella provincia di Foggia. Un uomo di oltre sessant’anni, cresciuto tra i ricordi, tramandati in famiglia, del nonno deportato nei campi di sterminio e dell’occupazione nazista nella sua patria di origine. Un uomo che però, oggi, vive il disagio interiore di coscienza di chi conosce la sofferenza ebraica eppure deve fare i conti con quello che accade a due passi da noi. Un conflitto generato dalla violenza brutale di un atto terroristico, consumato su degli innocenti, che a ha scatenato una reazione, ahimè degenerata in altrettanta brutalità su altri innocenti, colpevoli solo di trovarsi dall’altra parte della trincea.
Un disagio di coscienza, quello di Patrik, che sentiamo appartenerci, mentre adempiamo al dovere umano, civile e politico di ricordare l’orrore delle leggi razziali volute dal Fascismo, della complicità dei nostri connazionali allo sterminio degli ebrei. Ma nel farlo non possiamo neppure chiudere gli occhi su ciò che vediamo accadere in tempo reale e che solo in futuro i libri di storia racconteranno.
Che fare, dunque, per non abbandonarci allo sconfortante presa d’atto che la storia è, sì, maestra di vita ma non ci sono orecchie disposte ad ascoltarla?
Il Presidente Mattarella ha speso, come suo solito, parole di saggezza: Coloro che hanno sofferto il turpe tentativo di cancellare il proprio popolo dalla terra sanno che non si può negare a un altro popolo il diritto a uno Stato – ha detto il Capo dello Stato. E noi sappiamo che non c’è altra via per onorare la memoria dei morti di ieri ma anche di quelli di oggi: ricordare l’orrore e senza cedere a fanatismi o interessi di parte, invocare il primato della politica e del dialogo per costruire pazientemente la pace. Per farci davvero discepoli della Storia”.
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