di GIANPIERO TAVERNITI
In continuo aumento in Italia, nel 2021 sono arrivati a 109, il 40% di tutti gli omicidi, di cui 57 sono stati quelli tra moglie e marito, fra ex fidanzati, fra ex coniugi e fra coppie di fatto che hanno voluto finire il rapporto in maniera tragicamente incivile. Alla base la violenza, frutto velenoso della becera inciviltà, che regna sovente in alcuni contesti sociali, disagiati o degradati, ma bisogna anche aggiungere che questi gesti da bestie, vengono anche “consumati” in crescendo, in contesti agiati, dove non esistono criticità socio, economiche e culturali.
Giusto ricordare il 25 NOVEMBRE, come giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ricordando tutte quelle donne che l’hanno subita, altresì sarà doveroso e civile respingere questo sentimento di odio violento diffondendo sempre più la produttiva cultura, di schierarsi contro apertamente sempre, ogni giorno e non solo quando succedono questi tragici atti. Sarà importante diffondere la bassezza umana di chi pratica questa bestialità umana, per poter uscire dal freddo inverno, verso una tiepida primavera affinchè possano sbocciare tanti boccioli di rose rosse, profumati d’amore da donare a tutte le donne.
Oltre a combattere questa piega sociale e culturale dolorosa, a livello istituzionale e didattico nelle scuole, occorre partire dal basso, dagli adolescenti, “potenzialmente” futuri esecutori di femminicidi/uxoricidi, annaffiando le piante sane, fin da subito, evitando di ritrovarci in futuro rami secchi o deviati dall’ignorante violenza, bocciando le patriarcali mentalità della sub cultura del padre e marito padrone o della sottomissione all’uomo.
L’ingrediente civile della ricetta dell’emancipazione, sarà il senso della famiglia, l’unione fra le componenti, dove una decisa educazione al dialogo dovrà imperare, per rompere quel silenzio ambiguo e nocivo al saper viver civile, nel pieno rispetto della vita e della dignità di tutti. Una data che ricorda il primo incontro internazionale delle femministe sud americane il 25 novembre del 1981 e che l’Onu istituzionalizzò nel ricordo del sacrificio delle sorelle Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal che furono barbaramente uccide dagli agenti del dittatore Rafael Leonidas Truiillo, nella repubblica dominicana, ricordo che dovrà esser sempre più rafforzato dalla civiltà di ognuno di noi nel quotidiano, con il bene primario della vita, portando quell’acqua per innaffiare quel fiore di civiltà con tanti petali di rispetto che dovrà essere donato alla propria donna e che non dovrà mai essere reciso o lasciato arido, in quel contenitore ambiguo, chiamato inciviltà violenta.
In conclusione, per ricollegarci al titolo, diciamo perché? Non esiste un perché, ne una motivazione o giustificazione che possa spiegare l’azione nel compiere atti violenti contro le donne, ma NELL’EMANCIPAZIONE e nella nuova primavera, dovrà esistere l’importante obbligo civile e naturale, di rispettare il prossimo e le donne principalmente, visto che loro sono le principali “operaie” produttrici di bene, donandoci per nove mesi il “fiore” più bello, chiamato VITA.
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