Sabato 21 novembre si svolge l’annuale edizione della Giornata Nazionale degli Alberi e come ogni anno in tutto il Paese si celebra la ricorrenza con la messa a dimora di nuovi alberi.
Cambiamenti climatici e pandemia condizionano la nostra vita, ci ricordano la crisi che accompagna il nostro tempo e la necessità d’intervenire subito per frenare i fenomeni in atto ed invertire rotta dando più spazio alla Natura, alla cura che merita.
Da decenni il Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria offre qualificati percorsi di formazione in “Scienze forestali e ambientali”, con corsi di laurea di primo livello, triennale, e corsi biennali di livello magistrale. Viene assicurata una didattica di comprovata qualità, apprezzata dagli studenti, anche con il coinvolgimento di esperti nazionali e internazionali. Si può scegliere tra due diversi curriculum: uno sugli ecosistemi forestali e l’altro sulla progettazione e la gestione delle aree verdi. La formazione privilegia approcci interdisciplinari, a contatto con la natura, le imprese e le risorse oggetto di studio. Ogni anno si svolgono esercitazioni pratiche residenziali in bosco, in collabo-razione con i tre parchi nazionali della Calabria, sede di risorse forestali estremamente pregiate. Davvero da lì si può ripartire con nuovi percorsi di sviluppo.
Il verde e i boschi ci salveranno
La pandemia del COVID-19 ci ha mostrato città deserte, mute, cortine di cemento prive di vita. Ci ha costretto a comprendere l’urgenza di un rapporto responsabile con la natura e di un cambiamento di comportamenti, sistemi di produzione e modelli di sviluppo. Usciti dalla pandemia, dovremo ricostruire dalle fondamenta le nostre società, ripensarne gli stili di vita. Sappiamo già che nei prossimi anni gli investimenti per il rilancio dell’economia dovranno indirizzarsi a scelte sostenibili, che guardino alla salute del pianeta e alla qualità degli ambienti dove vivono le comunità. Non è un caso che il virus abbia fatto meno vittime nei luoghi meno inquinati e che abbiano sofferto meno coloro che vivono in prossimità di orti, giardini, aree verdi, boschi.
Gli studiosi ci ripetono che le foreste guariranno il pianeta. Ma potremmo anche dire che il verde, gli alberi – ogni singolo albero – l’agricoltura, salveranno le città. Gli alberi sono importanti per l’ecosistema terrestre e l’arma più efficace contro il riscaldamento globale. Migliorano la qualità dell’aria, ci proteggono da frane e da inondazioni, dal freddo e dal caldo estremi. Regolano il ciclo dell’acqua, ospitano tante specie animali contribuendo alla tutela della biodiversità, ci accolgono quando cerchiamo silenzio, frescura, ricreazione, in amicizia con la natura e con gli altri. Gli alberi ci offrono risorse essenziali (legno, cellulosa, frutti, e tanti altri prodotti di matrice vegetale e animale), ma anche energia e servizi.
Le giovani generazioni reclamano parchi urbani, infrastrutture verdi a supporto del traffico non motorizzato, spazi di socializzazione all’aperto. Occorrono nuove strategie di forestazione urbana. La sfida ambientale, così come quella contro il virus, si vincerà soprattutto nelle città. Così come in passato esse hanno aggredito lo spazio della campagna e della natura generando malessere – delle comunità, dell’ambiente – oggi comprendiamo che al verde dobbiamo far spazio proprio tra i palazzi in cui ci affolliamo e nelle periferie irrisolte.
Il verde aiuta chi sta male a guarire, ma chi sta bene, lo aiuta a star meglio. Gli ospedali, le case di cura, le scuole una volta erano immersi in parchi e giardini ameni. Oggi ricoveriamo i nostri cari in luoghi tristi che generano depressione. Educhiamo i bambini in ambienti che non stimolano curiosità. Per legge dovremmo piantare un albero per ogni nuovo nato.
Ce ne dovremo ricordare spesso, degli alberi e dei bambini.
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