Gli articoli 1 e 2 della legge 20 luglio 2000 n° 211 definiscono così le finalità e le celebrazioni del giorno della memoria.
“ La Repubblica Italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed al rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.”
“In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’articolo 1, sono organizzate cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere”.
E’ particolarmente importante riprendere a ragionare su quanto è accaduto, oramai tanto tempo fa, non solo per un apprendimento storico (il professor Johnston diceva spesso che se non sapevi la storia, non sapevi nulla. (Eri una foglia che non sapeva di essere parte di un albero – Michael Crichton), ma per ritornare a contrastare la piaga del razzismo, che in forme nuove e diverse oggi si ripresenta: anche in Europa e in Italia.
I nazionalismi, i sovranismi sono ideologicamente e culturalmente capaci, sempre, di esprimere aspetti preoccupanti di razzismo. Non avrebbero ragione di pienamente esistere. Quando s’indica come nemico il diverso, lo straniero, il disperato in cerca di una vita dignitosa; quando si nega il diritto, in Italia, allacittadinanza a chi è nato nel nostro Paese da coniugi extra europei, si fa razzismo.
Dall’apprendimento di quanto è accaduto, dagli anni 30’sino alla fine della seconda guerra mondiale, bisogneràrecuperare la volontà, la forza degli argomenti morali, umani e culturali per ridare considerazione alle politiche d’inclusione, di solidarietà e di contrasto alle disuguaglianze: il razzismo è contro l’inclusione, la solidarietà e la lotta alle disuguaglianze.
Oggi, giorno della memoria, è giusto e corretto sapere quanto è successo in Europa, In Germania e in Italia durante le dittature naziste e fasciste. I giovani che studiano tali avvenimenti, potrebbero, se non indirizzati,limitarsi all’apprendimento storico e alla commemorazione; mentre sarebbe opportuno, partendo da quelle tragedie, aiutarli a sviluppare un ragionamento sul razzismo dei nostri tempi, per irrobustire la loro scelta di civiltà.
La mia riflessione in questo giorno di memoria è rivoltaal razzismo fascista del dittatore Mussolini: alla shoah (etimologia dall’ebraica shoah che significa “distruzione totale” “devastazione completa”) del fascismo, che pure diversa, in molti aspetti, dal nazismo, fu molto crudele verso gli ebrei. Le leggi razziali italiane del 38’, sistematicamente applicate, non prevedevano i forni crematoi, ma l’uccisione lenta dell’ebreo: morale, della dignità, dell’essere riconosciuto essere umano inferiore, non titolare di diritti, già da quelli più elementari. Le leggi razziali italiane fecero dell’ebreo una sorta di cane randagio, malmenato e anche affamato. Invito i giovani a prenderne cognizione di quanto fu sancito per legge. Il razzismo italiano, non solo verso gli ebrei, osò riteneresul piano scientifico, con studi e ricerche ridicole e vergognose, l’esistenza delle razze e di conseguenza la divisione fra esseri superiori e inferiori, e la successivaconseguenza: il diritto di quella superiore, guarda casoItaliana (ariana) di perseguitare, eliminare l’inferiore. Tanti scienziati, docenti universitari, filosofi e intellettuali si prodigarono, al servizio del Duce, per avallare la folle idea razzista. Il fascismo italiano fu spirituale (Julius Evola) e del sangue.
Il fascismo italiano, soprattutto durante la Repubblica Sociale, si pose al servizio dei nazisti organizzando e sostenendo la deportazione di migliaia d’italiani/ebrei ai campi della morte.
Il razzismo del fascismo non ha nulla da invidiare a quello nazista.
La vergognosa rivista fascista, “La difesa della razza”, fu lo strumento popolare d’indottrinamento al razzismo.
Giorgio Almirante, fascista e repubblichino, servo dei nazisti; quello che ancora oggi è rimpianto da tanti, soprattutto per le qualità oratorie, a prescindere dai contenuti che divulgava, è stato un convinto razzista appartenente al filone di pensiero del razzismo del sangue. Egli fu Segretario Redattore della squallida rivista “La difesa della razza”. Scriveva sul numero del 05 maggio 1942: “ Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti, la coscienza della razza. Il razzismo nostro deve essere quello del sangue, che scorre nelle mie vene, che io sento rifluire in me, e posso vedere, analizzare e confrontare col sangue degli altri. Il razzismo nostro deve essere quello della carne e dei muscoli; e dello spirito, sì, ma in quanto alberga in questi determinati corpi, i quali vivono in questo determinato Paese; non di uno spirito vagolante tra le ombre incerte d’una tradizione molteplice o di un universalismo fittizio e ingannatore”.
“Altrimenti finiremo per fare il gioco dei meticci e degli ebrei che, come hanno potuto in troppi casi cambiar nome e confondersi con noi, così potranno, ancor più facilmente e senza neppure il bisogno di pratiche dispendiose e laboriose, fingere un mutamento di spirito e dirsi più italiani di noi, e simulare di esserlo, e riuscire a passare per tali. Non c’è che un attestato col quale si possa imporre l’altolà al meticciato e all’ebraismo: l’attestato del sangue”.
E’ opportuno ricordare che Almirante, assieme ad altri importanti gerarchi fascisti della Repubblica Sociale Italiana, senza mai rinnegare il loro infame passato, creònegli anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale il Movimento Sociale Italiano, formazione prevalentemente composta di reduci fascisti. Oggi il simbolo di Fratelli d’Italia ha alla base la fiamma tricolore, con le lettere MSI. (Qualcosa vorrà dire)
Termino con una frase della splendida senatrice Liliana Segre, sopravvissuta alle deportazioni effettuate dai nazifascisti.
“Non mandate i figli in gita ai campi di sterminio. Li si va in pellegrinaggio. Sono posti da visitare con gli occhi bassi, meglio d’inverno con vestiti leggeri, senza mangiare il giorno prima, avendo fame per qualche ora”.
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