Gioventù Nazionale Catanzaro dice no alle scarcerazioni dei boss: "Un segnale di arrendevolezza sarebbe oggi tremendo da parte dello Stato"

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  04 maggio 2020 14:17

"Negli ultimi giorni abbiamo tutti letto della scarcerazione di boss mafiosi a causa dell’emergenza Covid-19. Il dato che più tra tutti ci allarma in tale circostanza, è il numero contenuto in una lista di nomi che è arrivato sul tavolo del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. In particolare, il totale dei boss, narcotrafficanti, gregari delle cosche ed esattori ammonta a 376. Nomi che nell’ultimo periodo, da quando è iniziato il lockdown del Paese, sono stati scarcerati dai magistrati e messi agli arresti domiciliari. Numero che non ha alcun precedente nella storia della giustizia italiana. L’interdizione dinanzi una siffatta fattispecie è resa ancor più rilevante dall’apprendimento della notizia della scarcerazione di boss soggetti alla disciplina del 41-bis dell’ordinamento penitenziario: il camorrista Pasquale Zagaria, i siciliani Francesco Bonura e Vincenzo Di Piazza, lo 'ndranghetista Vincenzo Iannazzo".

Lo afferma in una nota Gioventù Nazionale Catanzaro che si dice contrario alla scarcerazione dei boss mafiosi a causa del Covid. Gioventù Nazionale continua:

"La soggezione ai domiciliari, che naturalmente comporta il ritorno dei suddetti nei loro rispettivi territori, preoccupa non poco le procure antimafia. I pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, difatti, affermano che "gli arresti domiciliari sono assolutamente inidonei per soggetti ad alta pericolosità" considerato che, come il più delle volte è stato dimostrato, quest’ultimi sono in grado di comunicare con l’esterno anche dal carcere. Figuriamoci, quindi, da casa. Senza mettere in secondo piano che per le forze dell'ordine scatta un lavoro per controllare tutti i mafiosi ai domiciliari, per accertarsi che rispettino l'obbligo di non incontrare o telefonare a nessuno.

 Di grande impatto le dichiarazioni del pm Nino Di Matteo fatte nel programma di Massimo Giletti, nel quale ha affermato che “fui chiamato a dirigere il Dap, poi il ministro cambiò idea. I boss non mi volevano. Avevo deciso di accettare la nomina, ma poi venne fermato tutto". Parole pesantissime che inevitabilmente compromettono la posizione del Ministro della Giustizia il quale sarà chiamato a fare luce. Ma una volta compromessa la posizione del Guardasigilli, risulta altrettanto compromessa l’immagine dello Stato di diritto.

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 Per questo motivo non possiamo che associarci al Segretario della Commissione Parlamentare Antimafia, On. Wanda Ferro, in merito alla richiesta di dimissioni di Alfonso Bonafede da Ministro della Giustizia. 

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 Risulta, inoltre, non di secondaria importanza la modifica del nuovo decreto varato dal Governo, che non esclude del tutto la possibilità di una conversione della pena in arresti domiciliari per i detenuti in regime di 41bis, col pretesto del Covid19.

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Infatti, riprendendo le parole dell’On. Ferro,- conclude Gioventù Nazionale Catanzaro- “questo decreto lascia aperta ai magistrati di sorveglianza la possibilità di applicare la detenzione domiciliare ai boss mafiosi sottoposti al regime del carcere duro, dopo aver chiesto i pareri dei procuratori distrettuali e del procuratore nazionale antimafia in ordine all’attualità dei collegamenti con la criminalità organizzata ed alla pericolosità del soggetto, come se fosse ipotizzabile che un boss detenuto al 41bis possa non avere collegamenti con la criminalità organizzata o possa non essere più considerato pericoloso. 

Un segnale di arrendevolezza sarebbe oggi tremendo da parte dello Stato, che non deve prestare il fianco alla cultura del sospetto e a limiti al suo operato nella lotta contro le associazioni di stampo mafioso"

 

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