Giustizia. Talerico (Avvocati) ricuce con Morra: il presidente dell'Antimafia chiede la collaborazione dell'Ordine

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Antonello Talerico, presidente dell'Ordine degli avvocati Catanzaro
  04 novembre 2020 20:18

"La Calabria e le sue Istituzioni hanno bisogno, prima di tutto ed in questo particolare momento, della vicinanza e presenza dello Stato, per questo oggi l’assenza del Ministro della Giustizia (che nel corso dell’Inaugurazione dell’anno giudiziario in Cassazione parlava di “vicinanza alle Istituzioni”) è sintomatica di un grave disinteresse verso questo Territorio che combatte battaglie importanti tutti i giorni, anche senza la necessità del ricorso a strumenti di informazione di massa, perché in Calabria la maggior parte dei cittadini (e quindi anche gli Avvocati ed i Magistrati) sono persone perbene che non si rivolgono ai sistemi deviati, né ricercano promiscuità patologiche, ma che anzi sono costretti anche a subirle".

Così sottolineava il presidente dell'Ordine Distrettuale degli Avvocati di Catanzaro, Antonello Talerico, durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario. 

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E ora, quella sua relazione è stata chiesta dal presidente della Commissione antimafia, Nicola Morra all'esito delle risultanze emerse nel corso della missione a Catanzaro.  

LEGGI ANCHE QUI. Commissione antimafia a Catanzaro, ma senza l'Ordine degli avvocati. Il presidente Talerico: "Che gaffe!"

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Talerico aveva parlato di un Distretto  che "vive uno dei momenti più difficili della sua Storia:  perché per la prima volta celebriamo l’inaugurazione dell’anno giudiziario in assenza del Procuratore Generale, trasferito in forza di un provvedimento disciplinare lampo che comunque ha attestato la preesistenza di un conflitto tra apparati importanti della Procura Generale e della DDA;  perchè alcune delicate inchieste (“Rinascita-Scott”, “Genesi” e quelle che vedono coinvolti altri due Procuratori trasferiti a Potenza) hanno visto il coinvolgimento e/o l’arresto di magistrati, avvocati ed altri apparati importanti del nostro tessuto sociale;  perché a prescindere dagli esiti processuali e dalle singole responsabilità che eventualmente verranno accertate, il Distretto di Corte di Appello di Catanzaro, all’indomani degli arresti, ha dovuto prendere atto pubblicamente di condotte patologiche e deviate provenienti dal suo interno, proprio da quegli apparati che avrebbero dovuto essere dalla parte della “Giustizia”; - perché oggi il corretto e trasparente esercizio della giurisdizione che rappresenta la forma più alta di tutela e di garanzia dei diritti di tutti i cittadini ed i suoi protagonisti principali Avvocati e Magistrati sono messi gravemente in discussione dall’opinione pubblica, mostrandosi nella sua vulnerabilità e nella sua preoccupante fallibilità, il tutto esaltato dalla diffusa cultura del sospetto".

Ed è proprio per questo aveva sottolineato che bisognava " riconquistare la fiducia dei cittadini, pur essendo consapevoli che non sarà facile. Per questo la Calabria non ha bisogno di individualismi, ma di una rivoluzione di massa che non può iniziare finchè lo Stato rimarrà assente e finchè il potere politico centrale non smetterà di delegare al potere giudiziario locale la risoluzione di tutti i mali. Occorre recuperare, prima di tutto, la funzionalità quotidiana della Giustizia, integrando risorse economiche ed umane specie nei nostri territori facilmente definiti disagiati".

"Il cittadino calabrese subisce sia nel processo penale che nel processo civile i gravi ritardi e le inefficienze accumulati nel tempo dallo Stato, che senza conoscere i territori elimina i già esigui presidi di Giustizia e Legalità, priva la magistratura delle più basilari risorse e, costringe l’Avvocatura a subire riforme che aumentano formalismi e decadenze tutto a danno del cittadino, individuando soluzioni che limitano sempre più l’accesso alla Giustizia, già di per sé difficile in Calabria in ragione delle inconsistenti condizioni economiche (l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato è divenuto anch’esso complicato) e della scarsa affidabilità del processo per la sua inaccettabile durata. Avvocatura e Magistratura, snaturando il loro ruolo e funzioni, spesso sono costretti a combattere il conflitto sociale attraverso le sorti del processo. A ciò si aggiunga che l’uso strumentale del diritto (sia nel processo civile che in quello penale) rischia di sconfinare nella violazione stessa dei diritti". 

E ancora il presidente dell'Ordine Distrettuale degli Avvocati di Catanzaro  Antonello Talerico  aveva sottolineato che "i cittadini percepiscono sempre più le incertezze della Giustizia, ancorpiù se un Giudice manda in carcere 334 persone ed un altro giudice ne libera quasi la metà. I cittadini non conoscono la differenza tra fase cautelare e dibattimento, con il rischio che una comunicazione di massa ed il linciaggio consequenziale della stampa si traducono in una sentenza definitiva di condanna a prescindere dalle sorti del processo".

 Avvocatura e Magistratura locali per Talerico "non dovranno - aveva detto - aver paura di continuare ad interagire ed a confrontarsi, il dubbio di zone d’ombra e le condotte patologiche deviate si combattono solo attraverso un’Avvocatura ed una Magistratura forti del loro sapere e della loro consistenza. La debolezza dei rapporti, rischia di aprire maglie troppo larghe che potrebbero essere riempite da dubbi ed incertezze sino al punto di privare la libertà di giudizio del giudice e di rendere inutile il diritto di difesa delle parti. Proprio per questo Avvocatura e Magistratura UNITE devono salvare insieme la Giustizia, tutto ciò è nel loro DNA e nella loro Storia".

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