di MONSIGNOR GREGORIO MONTILLO*
Eccellenza carissima, nostro Padre e Pastore amato,
a nome dei Vicari foranei e di tutto il Collegio presbiterale della Chiesa di Catanzaro-Squillace, intendiamo formularLe gli auguri in occasione del decennale della sua elezione a Pastore di questa Chiesa particolare.
Ricordiamo tutti con affetto memore le sue insistenze, fin dall’ingresso tra noi, il 29 maggio del 2011, dopo quattro anni di episcopato a Cassano all’Jonio, sulla virtù teologale della fede. Come lei ci scrisse in quella occasione, la fede «riguarda tutti, perché ogni discepolo confessi che Gesù è il Signore ed è chiamato a crescere nell’adesione a lui, dando e ricevendo aiuto dalla compagnia solidale dei fratelli in quella fede che si sta spegnendo “come una candela che non trova più alimento”, per usare la frase che il Santo Padre Benedetto XVI ripete sin dall’inizio del suo pontificato».
Nella fede noi cristiani e presbiteri leggiamo tutti gli eventi, quelli lieti e quelli tristi. E lo ricordiamo anche ai dubbiosi, a coloro i quali, in nome di una laicità ridotta a laicismo, dicono di non credere, di non avere un Dio al quale guardare per orientare la propria vita terrena: si può anche non credere a Dio, ma Dio non smetterà mai di credere in noi, in ciascuno di noi.
Per questo, per la fede ci poniamo personalmente, insieme a Lei, come argini a qualsiasi forma di sopruso o di attentato alla dignità della persona e del cittadino. A motivo delle fede, annunciamo a tutti il Signore Gesù, morto e risorto per noi. «Per fede, Giacobbe, morente, benedisse ciascuno dei figli di Giuseppe e si prostrò, appoggiandosi sull'estremità del bastone. Per fede, Giuseppe, alla fine della vita, si ricordò dell'esodo dei figli d'Israele e diede disposizioni circa le proprie ossa. Per fede, Mosè, appena nato, fu tenuto nascosto per tre mesi dai suoi genitori, perché videro che il bambino era bello; e non ebbero paura dell'editto del re. Per fede, Mosè, divenuto adulto, rifiutò di essere chiamato figlio della figlia del faraone, preferendo essere maltrattato con il popolo di Dio piuttosto che godere momentaneamente del peccato…» (Eb 11,21-25).
In questo scorcio di deserto quaresimale, sentiamo vivo il monito dell’Apostolo Pietro, che ci offre il modo per superare ogni sofferenza, anche quella indotta dalla pandemia: «Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede, sapendo che le medesime sofferenze sono imposte ai vostri fratelli sparsi per il mondo» (1Pt 5, 8-9).
Nella fede, guardando a Lei, che è la nostra pietra di paragone, e con Lei, resistiamo saldi nella fede. Auguri, carissimo Padre.
Ad multos annos!
*VICARIO GENERALE
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