di PAOLO CRISTOFARO
Esiste una "Google Generation Criminale", cioè una generazione, nata nei primi anni duemila, di nuove leve delle mafie pronte a trasportare sul web il mondo criminale e i suoi simboli? Secondo il Procuratore di Napoli Nicola Gratteri, già a capo della Procura di Catanzaro, certamente sì e il nuovo orizzonte criminale includerebbe sempre di più aspetti digitali. Proprio due giorni fa, sulle pagine de Il Fatto Quotidiano, è apparsa un'analisi a firma Gratteri-Nicaso, dedicata al tema. Emoticon, simboli, tatuaggi, Tik tok, dirette, dark web, una congiunzione online micidiale rappresenta oggi il veicolo più efficace per la propaganda mafiosa e l'ostentazione del potere criminale.
Il Procuratore, insieme al suo collega autore Antonio Nicaso - con il quale ha pubblicato decine di libri attinenti a queste tematiche - lancia l'allarme e alza l'attenzione sul ruolo del web per le nuove generazioni criminali. Nuove leve delle vecchie famiglie, ma con intraprendenza e capacità digitali. Gratteri e Nicaso hanno definito i social network "teatri di una strategia del presidio", operata dalle compagini malavitose più note. Attraverso ostentazioni del modo di fare criminale e mafioso, attraverso l'esposizione di una presunta ricchezza e di un presunto potere, che nella realtà fisica si tramuta in minacce e violenza, le mafie influiscono anche sui giovani presenti sui social, portando avanti la trasmissione di una cultura criminale mafiosa.
Ultimamente proprio su Youtube, Tik tok, Instagram, secondo Gratteri e Nicaso, i codici e simboli del panorama criminale si stanno diffondendo tra i più giovani, in maniera incontrollata. Senza contare poi il dark web e tutti quei siti dove, invece, le mafie non veicolano messaggi, ma bensì soldi, armi, traffici, gioco d'azzardo. Dai siti web che sostituiscono i casinò fisici, ai server stranieri - spesso collocati in Paesi non collaborativi con gli investigatori europei e occidentali in genere - per mezzo dei quali si compiono attività illecite e si concretizzano ingenti profetti sporchi. Sui social, invece, l'area di "propaganda" delle compagini criminali: 'ndrangheta e camorra soprattutto. Vetrine pubbliche, quelle delle reti sociali, che mostrano realtà distorte ai giovani, che ostentano poteri e ricchezze dietro i quali si celano sangue e introiti illeciti. Un mondo criminale che "usava il fax e ora vive online", con le nuove generazioni e le nuove leve pronte ad emergere e disposte a tutto, come hanno sottolineato ancora Gratteri e Nicaso nell'analisi pubblicata dal Fatto.
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