di STEFANIA PAPALEO
È il 16 maggio del 2016. La giustizia è in fermento. La Procura di Catanzaro si prepara ad accogliere il suo nuovo capo. E lui, Nicola Gratteri, non delude le aspettative. Arriva a gamba tesa e dà il via alla nuova era della Dda di Catanzaro, quella che sarà ricordata soprattutto per Rinascita Scott, definita la più grande operazione dopo il maxi processo di Palermo con i suoi 334 arresti tra boss e picciotti della 'ndrangheta, professionisti insospettabili e massoni occulti. Ne seguiranno altre, il tintinnio delle manette continuerà a riecheggiare nelle notti calabresi, con un procuratore acclamato a furor di popolo ad ogni blitz messo a segno dai suoi migliori investigatori. Ma tutto ha un inizio e una fine. E oggi per Gratteri è arrivato il momento dei saluti. Il Csm lo ha scelto per guidare la Procura della Repubblica di Napoli. Così il magistrato tra i più esposti d'Italia lascerà appena possibile l’ufficio di procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro, dove sette anni fa è arrivato superando tutta una serie di ostacoli posti sulla sua strada da chi oggi, con tutta evidenza, brinderà alla sua partenza.
"Molti hanno tremato, molti hanno tramato e non hanno smesso", racconterà il magistrato in occasione di un incontro successivo al suo insediamento del 2016, aprendo scenari su complotti orditi ai danni suoi e della giustizia. Perché Gratteri lo sa. Sa che la Dda non è solo ‘ndrangheta e traffico di droga. E lui, a capo del distretto, non era arrivato a fare solo questo. Per chi era presente basta tornare con la memoria a quel 16 maggio di sette anni fa e allo sguardo di Gratteri che ammicca mentre ascolta in silenzio gli interventi di magistrati e avvocati, che, a turno, prendono la parola in aula dopo il suo giuramento. Gratteri annuisce. Scruta le facce dei presenti, ma sa già tutto. Del capoluogo conosce fatti e persone. E soprattutto sa che "con questo organico non si va da nessuna parte in un distretto giudiziario dove la ‘ndrangheta non è da meno di quella di Reggio Calabria", annuncerà durante il suo intervento, aggiungendo subito dopo con sicurezza: "Tra qualche mese sarà aumentato".
Sfoderando grinta e sottile ironia, guarda dritto negli occhi i presenti in platea quando dice: "Io so già da febbraio che sarei arrivato a Catanzaro. Del resto, ero diventato mediaticamente ingombrante. Quindi, il mio arrivo alla Dda era stato già deciso. Ecco perchè, ancora prima della nomina ufficiale da parte del Csm, ogni volta che sono stato a Roma ho parlato dell’organico degli uffici giudiziari di Catanzaro. E ora sono sicuro che la pianta organica sarà adeguata". E così sarà. Il Csm manderà dopo poco tempo i rinforzi tra le fila della Dda di Catanzaro, dove in tanti non volevano Gratteri, che poi lancia la sua sferzata a muso duro quando parla dell’ex ospedale militare in disuso da ben dieci anni e che, per motivi poco chiari, resta vincolato da usi civici "che evidentemente non interessano più di tanto a chi di dovere, se ancora oggi non si è provveduto a riutilizzarlo. Sarà lì che trasferiremo la Procura. Altrimenti, andremo a Germaneto, tra Cittadella e Università, così vedremo cosa diranno i catanzaresi quando la città patirà la fame", incalza Gratteri, che, poi, avverte: "Io dalla poltrona non mi alzo se non trovo la soluzione ai problemi". E anche questo problema sarà risolto in pochi mesi, con la concessione dell’ex ospedale militare alla Procura per creare l'attuale “cittadella giudiziaria”.
Restiamo al 16 maggio 2016. E' provocatorio, Gratteri. Non fa sconti a nessuno. Scruta tra i presenti e lancia “messaggi” non troppo velati, destinati a minare dalle fondamenta anche palazzi solo apparentemente inviolabili. Guarda l'allora procuratore aggiunto, Giovanni Bombardieri, e annuncia: "Sarà lui il mio unico punto di riferimento in Procura. Sarà il mio vicario". Gratteri e Bombardieri. Di nuovo insieme. Proprio come nel lontano 1986 a Locri, con Gratteri pm e Bombardieri gip. "Già allora - dice quest’ultimo rivolto al collega - eri un punto di riferimento per tutti. Hai la grande capacità di coinvolgere i colleghi e qui trovi un ufficio sottodimensionato, ma ben organizzato, in cui tutti danno tanto". E sul fronte criminalità dice: "Quella del catanzarese non è meno pericolosa di altre. La Dda si è distinta per qualità e quantità delle inchieste. Ci sono colleghi giovani che amano il loro lavoro e procedono in armonia. Saprai darci gli stimoli giusti. Ci aspettiamo molto da te. E noi, da parte nostra, garantiamo sacrificio, lavoro, impegno e lealtà", conclude Bombardieri. Che lascia poi Gratteri concedersi alle telecamere giunte da ogni parte. Sulla spinta emotiva di quella parte di Calabria che ha sete di giustizia. E che attendeva da mesi l’arrivo del neo procuratore, "uomo ruvido", come lo definirono i colleghi di Reggio Calabria durante il commiato, "ma pur sempre con un’anima", risponderà Gratteri con sarcasmo a chi gli chiede se si commuove ancora in una giornata come quella del suo insediamento a Catanzaro.
Quindi, via con la scorta che lo accompagna ormai da anni in ogni suo movimento, mentre tra la folla presente c’è un unico grido: "Ora si fa sul serio". Con buona pace di tanti, ma non di tutti, si sussurrerà a denti stretti. Oggi Bombardieri guida la Procura di Reggio Calabria. Nicola Gratteri andrà a guidare la Procura di Napoli. Catanzaro resta a guardare, in attesa di conoscere chi raccoglierà la pesante eredità lasciata da un magistrato scomodo che sa anche piangere.
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