"C'è una situazione eccezionale, per il coronavirus e si pensa di risolverla con le solite logiche: provo a scaricare sull'altro il problema, se possibile anche a fregarlo. È questo che mi preoccupa, e direi non solo nel calcio". Così Damiano Tommasi, presidente dell'Associazione calciatori, spiega il no netto del sindacato alle nuove delibere per l'iscrizione ai campionati che in vista della ripresa dopo lo stop per coronavirus consentirebbero di fatto ai club di pagare un solo stipendio su 5 mesi.
"L'opinione comune è che il calciatore in fondo non si può lamentare, ma nelle serie minori - continua - ci sono giocatori convocati fuori sede, si devono pagare l'affitto ma hanno certezza di un solo stipendio, magari al minimo: non mi stupirei se non andassero. Il calciatore è colui che rischia in prima persona, andando in campo, e si scarica su di lui tutto il peso di questa crisi. Se vogliono questo, non dicano poi che salvano il calcio".
Intanto il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina, motiva in una lettera ai club della Lega Pro la scelta del consiglio federale di portare a termine la stagione dei campionati professionistici, compresa la Serie C. "La delibera adottata ieri è un inno al gioco. Al desiderio di confrontarsi sul campo, di giocare e competere regolarmente va unita la tutela della salute di tutti i protagonisti. Per questo - prosegue Gravina - il percorso che abbiamo tracciato prevede la ripresa regolare del campionato solo se nelle prossime settimane i protocolli sanitari divenissero pienamente applicabili anche in Lega Pro".
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